Bologna, 10 maggio 2021 – È recente la notizia di quanto il Veneto ‘in green’ stia puntando sui cavalli per rivitalizzare il comparto turistico che faccia sistema con il territorio. Cosa che sta avvenendo anche in altre regioni che hanno scelto di aderire al progetto di un turismo eco-compatibile, allo slow-turism, in cui il cavallo e gli equidi in generale, possono essere la carta vincente. La vera scelta green.
Ma come sempre, nel flusso del ragionamento collettivo, ecco insorgere un’anomalia.
Come quella che ha portato in cronaca due cavalli e due muli, accusati e sanzionati con il loro proprietario per avere inquinato i terreni dei loro pascoli.
Secondo quanto sostenuto, le loro deiezioni avrebbero aumentato la nitrificazione di un terreno che si trova nell’area protetta del Parco Naturale delle Alpi Apuane. I cavalli, lasciati liberi di pascolare dove volevano, avrebbero violato zone protette interdette, dall’ecosistema particolarmente delicato.
E siccome la violazione si è ‘perpetrata’ per 20 anni, sempre secondo il Parco, i danni sarebbero ingentissimi.
Da qui multe e sanzioni che si sono accumulate, fino a esitare nell’impugnazione da parte del proprietario degli animali, davanti al Tar della Toscana.
Che ha sentenziato che i cavalli e i muli sono innocenti. Ovvero, i danni lamentati dal Parco potrebbero essere stati fatti da qualsiasi animale. Non esiste prova oggettiva che siano stati loro. E anche le alterazioni del terreno, non è detto siano collegabili alla loro presenza.
Revocate quindi tutte le sanzioni, a patto che da ora in avanti, il pascolo dell’allegra brigata avvenga in maniera più controllata e rispettosa.
La vicenda è emblematica perché, pur essendo tanto il parco quanto i cavalli massima espressione di concetti ‘green’, serve sempre il buon senso perché si possa concorrere a una gestione ottimale del territorio e degli animali stessi. Auspicabilmente senza affollare i tribunali…