Rho, 31 marzo 2018 – La storia di Trilly, la mini-horse che in Italia per prima con i suoi zoccoli ha varcato la soglia di una struttura ospedaliera nelle vesti ufficiali di terapeuta qualificata per gli Interventi Assistiti con Animali ha interessato moltissimi lettori, quindi abbiamo approfondito la sua storia con la dottoressa Silvia Carlini, responsabile dei progetti Maith Onlus.
Dottoressa Carlini, come è stata scelta Trilly per questo compito?
“Devo precisare prima di tutto che ognuno di noi lavora con il proprio animale, con il quale ha ovviamente un rapporto molto stretto. Trilly è stata presa da Daniela quando aveva 3 anni, proveniva da un sequestro: era uno dei pony che venivano usati al parco Sempione per far fare ai bambini dei giri, in modo del tutto illegale. Erano trasportati sul posto di lavoro stipati dentro un furgone Doblò, si figuri. Ma lei ha superato senza traumi l’esperienza, e come tutti gli animali che riescono a recuperare la serenità dopo esperienze difficili ha una sensibilità ed una capacità empatica molto sviluppate. E sono queste doti, insieme alla sua spiccata voglia di relazionarsi con le persone, che ce l’hanno fatta scegliere”.
Come funzionano gli interventi assistiti con gli animali, in questo caso con un pony?
“Sono una macchina complessa da far funzionare: per preparare Trilly al suo compito abbiamo impiegato un anno e mezzo. Doveva abituarsi a camminare su superfici lucide e scivolose, a non reagire in modo scomposto ai rumori improvvisi. Inoltre lei deve essere sempre felice di lavorare, altrimenti invece di raggiungere il nostro scopo, che è quello di portare serenità e benessere a persone che stanno soffrendo, creeremmo loro un danno o uno stress aggiuntivo. Per questo limitiamo ad una volta al mese i suoi interventi, e non le imponiamo mai viaggi lunghi: per lei deve essere sempre piacevole entrare in una struttura, deve sempre essere così serena da aver voglia di relazionarsi con le persone. C’è una squadra di almeno tre, quattro persone con lei: il coadiutore del cavallo, Daniela in questo caso, che si occupa solo di lei e dei suoi bisogni, del suo stato emotivo. Poi ci sono dei pedagogisti che si relazionano invece con le persone: uno segue il paziente che in quel momento entra in contatto con Trilly, gli altri giocano ed intrattengono il resto delle persone spesso parlando loro di Trilly e rispondendo alle tante domande che sempre fanno su di lei”.
Quale è l’effetto-Trilly?
“I pazienti, anche gravi come nel caso dei malati terminali, si rilassano, riescono ad uscire dal loro problema e pensare, anche solo per qualche minuto, ad altro. Trilly è meravigliosa, perché riesce ad aggregare le persone: i parenti del malato e gli stessi operatori sanitari, che per un po’ sentono allentarsi la tensione. Spesso grazie a lei la gente parla dei propri ricordi, di belle giornate del passato e li fa rivivere; e grazie a lei anche gli utlimi giorni di vita di un malato possono essere ricordati con un sorriso, con qualcosa di paicevole dentro. In più Trilly tocca, accarezza, annusa: e questo è molto importante per pazienti, come gli anziani, che soffrono di una vera e propria privazione del contatto. In tanti di loro ci salutano dicendo che abbiamo fatto loro un bel regalo: è questo il nostro scopo, e Trilly è capace di raggiungerlo”.
Quindi, se avete il desiderio di capire come preparare un pony a entrare in struttura, partecipate al workshop organizzato da Maith Onlus e la Scuola di Equitazione Circolo Ippico Villa Scheibler: si parlerà della legislazione italiane, delle Linee Guida Nazionali che regolamentano gli Interventi Assistiti con gli Animali, ci sarà un veterinario super esperto (che peraltro lavora anche con i cavalli delle Paralimpiadi) e poi i coadiutori cavallo e naturalmente Trilly, che sarà anche in questo caso la protagonista.
Il corso si terrà a Rho presso la Scuola di Equitazione Circolo Ippico in Villa Scheibler
Per avere informazioni sul corso si può chiamare il 3479243886 – 3474622818 o mandare una mail a [email protected]