Roma, 9 ottobre – La creazione di un Comitato Tecnico-Scientifico, uno Sportello d’ascolto e la certificazione dell’istruttore D.O.C sono gli ultimi provvedimenti presi dalla Fise e condivisi dai Presidenti dei comitati regionali che in seguito saranno deliberati dal Consiglio federale. I tre “strumenti” hanno lo scopo di prevenire, controllare e garantire “Sport senza pericoli“. I temi sono stati ribaditi dal Presidente della Federazione Italiana Sport Equestri Marco Di Paola al TG1 del 9 ottobre nello spazio UnoMattina curato da Patrizia Angelini.
“I minori e le donne – dice Marco Di Paola – sono, a volte, gli sportivi più fragili nelle discipline sportive. Non mi riferisco alla forza e alla tenacia ma alla capacità di farsi rispettare. Bisogna vigilare e garantire che questo non succeda nello sport. Per questo la FISE, e per essa le sue rappresentanze territoriali, ha avviato nuovi protocolli che già hanno dato i primi riscontri con modelli di istruttori di onorata certificabilità. Così come alle famiglie e ai giovani cavalieri, uomini e donne, un nuovo decalogo improntato a buone maniere e regole da rispettare“. Dunque un istruttore D.O.C che insegni anche il rispetto per sé stessi oltre che per il cavallo e che sia coadiuvato da uno sportello d’ascolto composto da un’equipe multidisciplinare. Il coordinamento sarà gestito da un Comitato tecnico – scientifico che garantisca il rispetto di tali regole.
Regole che rappresentano come lo sport ricopra un ruolo fondamentale nel sociale e culturale. Sarà proprio grazie al Comitato Scientifico della Fise, che sarà presentato il “Festival del Docufilm” dedicato alle scuole “Italia in the World” dove i “giovani registi” si cimenteranno, durante Piazza di Siena, nel raccontare talenti e progetti italiani nel mondo alla conquista del VI Trofeo Globo Tricolore.
L’obiettivo del Consiglio federale e di tutti i Presidenti regionali della Fise è, infatti, quello di agire in via preventiva, poiché la fase repressiva risulta tardiva rispetto alla gravità delle azioni commesse.
La Federazione intende avviare un’intensa opera di moral suasion e una serie di iniziative volte, soprattutto, a valorizzare il ruolo “etico” dell’istruttore, attraverso gli strumenti di formazione ed informazione che gli consentano di riconoscere situazioni di disagio dei ragazzi nonché sensibilizzare la coscienza sociale dei tesserati perché possano individuare, segnalare e soprattutto non tollerare persone che abbiano comportamenti ritenuti inappropriati.
Un percorso a tutela delle vittime e di coloro che, pur non essendo direttamente coinvolti ma solo testimoni, abbiano la forza di denunciare fidandosi e affidandosi della Federazione per poter ricevere risposte rapide e concrete. “L’adozione delle buone pratiche” è stata condivisa anche da Ugo Taucer, Procuratore Generale dello Sport CONI, che ha sottolineato come: “Non devono trovare più cittadinanza comportamenti passibili di provvedimenti disciplinari gravi e questo sarà possibile solo attraverso un’opera di sensibilizzazione nel sociale“.
La Fise intende anche dare risposte concrete come costituirsi parte civile in procedimenti penali attivati per perseguire questi reati e valutare la possibilità costituire un fondo per contribuire alle spese legali delle vittime. Sostenere il cavallo come partner per la crescita dei giovani in un ambiente a contatto con la natura, sano e sicuro. Un ambiente sportivo, competitivo in cui il fair play e l’etica guidano l’allenamento e la performance. In questo contesto l’istruttore rappresenta il cardine insostituibile nel percorso di crescita sportiva dell’atleta, sociale del tesserato, umano della persona. Questo ruolo chiave della figura dell’istruttore è ancor più vera quando i protagonisti sono minori, poiché si aggiunge l’impegno a supporto delle famiglie in un delicato ruolo di co-educatore. L’istruttore necessita, infatti, di essere informato e formato su come riconoscere ed intervenire nell’ambito di sua competenza, grazie anche al supporto della relazione con il cavallo.
La Carta olimpica annovera il diritto allo sport fra i diritti umani; la Carta internazionale dello sport adottata dall’UNESCO sancisce, all’art. 1, il diritto di ogni essere umano allo sport, in quanto indispensabile per lo sviluppo della sua personalità; la Convenzione dei diritti del fanciullo ratificata dall’Italia con la legge 176 del 1971, all’art. 7 riconosce il diritto del minore di dedicarsi al gioco e alle attività ricreative consone all’età. In Italia, la l. 23 marzo 1981, n. 91 ha confermato la libertà dell’attività sportiva, considerata come una “esplicazione della personalità dell’individuo” meritevole di promozione e di tutela. Con questa consapevolezza cresce l’impegno federale a fare sviluppare una maggiore coscienza sociale di tutti, rispetto alle numerose criticità legate ai temi di tutela dei minori, delle donne, dei tesserati e del cavallo.
Fonti Ansa, Askanews