Martina Franca, 17 dicembre 2018 – “Anche stanotte i lupi hanno sbranato un puledro, sembra un bollettino di guerra ormai: che dobbiamo fare?”: la telefonata ci arriva questa mattina presto dal presidente dell’Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Murgese e dell’Asino di Martina Franca, Leonardo Fusillo.
“Li vediamo in continuazione, anche di giorno” continua Fusillo: “questa volta è toccato ad un altro puledro dell’allevamento di Simeone Giuseppe. Siamo disperati, in certe zone le pecore non possono più andare al pascolo perché i lupi le predano anche di giorno, anche se ci sono i cani: i pastori tornarno a casa e la sera mancano sempre un paio di capi. E per i cavalli uguale, non c’è notte ormai che non si registri un attacco e non si trovi una carcassa sbranata la mattina”.
Presidente, si tratta di cani rinselvatichiti o di lupi?
“Son proprio lupi, hanno fatto i tamponi per controllare il DNA e si tratta di lupi. Ma lo sapevamo già perché li vediamo regolarmente: anche di giorno, nelle zone più vicine alle boscaglie non temono nemmeno più di farsi vedere anche alla luce del sole, abbiamo le foto di branchi interi che girano tra un’azienda e l’altra”.
Cosa avete fatto sino ad ora per risolvere la situazione?
“Abbiamo sollevato il problema con le associazioni sindacali, c’è il rimborso dei danni ma purtroppo questo non risolve il problema principale: che è la perdita di capi di bestiame sui quali si è investito in termini non solo economici ma anche di strategia allevatoriale. Per noi allevatori gli animali non sono solo una determinata cifra di denaro, ma fanno parte di un sistema complesso che pianifichiamo nel tempo e ha bisogno di determinate condizioni anche ambientali per funzionare: l’allevamento brado è non solo quello tradizionale nella nostra regione, ma è anche quello che più ci permette di mantenere gli animali nelle migliori condizioni di benessere possibile e anche di contenere i costi, in modo da riuscire ad avere un minimo di reddito dall’attività. Se li teniamo in stalla i costi lievitano, non è un sistema compatibile per i nostri animali e per le nostre produzioni: se non possiamo mandare gli animali al pascolo le nostre aziende agricole moriranno. E che ne sarà allora del nostro territorio, della nostra gente? per i cavalli Murgesi poi, che sono una attività complementare di tante aziende o addirittura piccole realtà amatoriali, e che hanno alla base della selezione proprio le doti di rusticità e resistenza che solo l’allevamento brado può selezionare e mantenere è un disastro. Un allevamento importante come quello di Angelo D’Onghia con oltre 70 fattrici quest’anno è riuscito a salvare solo 4 puledri: così è la fine, non si può andare avanti”.
Che rimborsi sono previsti per i cavalli?
“Questo lo sapremo quando arriveranno, questi rimborsi: per il momento l’unica sicurezza è che ogni capo sbranato ci costa 300 Euro di smaltimento della carcassa. Per il rimborso dei capi uccisi dai lupi ci si rifà ai dati Ismea, che però non sono aggiornati e non comprendono i valori per i cavalli Murgesi. Che sono registrati solo per la provincia di Foggia – dove in pratica ci sono pochissimi cavalli delle Murge – e non compaiono in quella di Taranto, dove è concentrato l’80% dei soggetti iscritti. Noi abbiamo mandato un elenco dei prezzi medi dei nostri cavalli per permettere ad Esmea di aggiornare i dati, ma il problema non è questo: perché i rimborsi non risolvono il problema degli attacchi dei lupi che di fatto stanno rendendo impossibile allevare in certe zone. E se non riusciamo ad allevare i nostri animali arriveremo a chiudere le nostre aziende, che non sono compatibili con un allevamento a stabulazione permamente. Ogni volta che pubblichiamo foto e denunciamo casi c’è chi dice “metteteli nelle stalle e fate i recinti”, ma chiaramente si tratta di pesone che non conoscono la nostra realtà: come fai a recintare 300 ettari di pascolo? che costi hai per tenere 40,50 cavalli in stalla? al di là del fatto che per il loro benessere è meglio vivere al pascolo, ma sarebbe del tutto insostenibile per noi. Per tenere 40 animali in stalla nelle condizioni di benessere necessario servono persone, foraggio, mezzi: in nessun modo potremmo riuscire a ricaricare questi costi aggiunti sul prezzo finale dei cavalli, e quindi non sarebbe possibile allevarli. In più c’è anche il problema dell’investimento genetico, del lavoro di selezione: studiamo incroci, selezioniamo fattri e stalloni sempre migliori cercando di indirizzare l’allevamento verso una direzione precisa e niente, ti svegli una mattina e tutto il tuo impegno, tutto il tuo lavoro è morto, lo trovi lì mangiato a metà dai lupi nella notte”.
Come facevano una volta i vecchi a difendersi dai lupi? in passato c’erano anche da queste parti.
“Chi ammazzava un lupo faceva il giro delle masserie e gli veniva fatta un’offerta, perché uccidendo quel lupo aveva difeso anche i vicini. Ma adesso non si può, il lupo è un animale protetto e non gli si può sparare: ma i nostri animali, loro, chi li protegge adesso?”
Avete provato con le reti elettrificate?
“Certo, ma funzionano solo per uno spazio limitato: puoi mettere la rete vicino a casa, puoi recintare due, tre ettari: ma per il nostro bestiame servono decine, centinaia di ettari, non è possibile recintarli tutti. A un certo punto devi farli uscire dalla zona protetta per trovare l’erba, e lì arrivano i predatori”.
E i cani?
“Lavorano molto bene gli incroci tra cane Corso e mastino Abruzzese: hanno più coraggio ancora che i Maremmani Abruzzesi, e rimangono anche molto bravi con le persone. Ma anche loro lavorano vicino a casa: seguono il bestiame di giorno, ma la sera rientrano in masseria e siamo daccapo – di notte, al pascolo, i lupi trovano quello che cercano. Adesso i loro attacchi si sono ulteriormente intensificati, non sappiamo più cosa fare: nel 2018 sono stati uccisi almeno 30 asini di Martina Franca e 70/80 puledri delle Murge, è una strage, sono numeri che incidono profondamente sul patrimonio genetico delle due razze. Abbiamo bisogno di una soluzione, di qualcosa che ci permetta di continuare a fare il nostro lavoro”.
In materia di cani anti-lupo, sembra che ci sia stata una esperienza positiva in provincia di Viterbo nata da una precedente di allevatori della zona della Val Cenischia, in Piemonte; in Veneto oltre a questo si è lavorato per una più veloce e congrua consegna delle indennità previste e anche per un sistema di sorveglianza notturna che impiega diversi disoccupati per ricoprire i posti necessari.