Bologna, 28 febbraio 2020 – Tempo fa avevo chiesto ad una amica che fa la steward ai concorsi di salto ostacoli, para-dressage e completo di segnalarmi, a scopo pubblicazione di una news in stile “buone notizie”, qualche episodio di fair-play in campo sportivo.
Sul momento, a memoria, lei non aveva trovato ricordi di gesti particolarmente notevoli: poi è passato un po’ di tempo e non pensavamo più a questa cosa.
Questa mattina però Agata mi manda un messaggio, insolitamente lungo: leggo incuriosita ed ecco, è proprio quello che avevo voglia di leggere adesso, in questi giorni di timori e divieti dovuti al Coronavirus, quando la nostra buona educazione è – ancora più del solito – la vera espressione del rispetto che abbiamo verso gli altri.
“Il prossimo fine settimana è in programma un evento di Pony Games e Mounted Games” mi racconta l’amica, “La tappa è confermata con la dicitura a porte chiuse, il che non comprende genitori, addetti ai lavori eccetera. Ieri sera nella chat in comune degli istruttori sono nate le prime perplessità, con conseguente necessità di organizzarsi”.
“Con coraggio esprime il suo pensiero un’istruttrice”, spiega Agata, “che scrive: “Nella mia città ad oggi non ci sono casi, ma fuori dal nostro ospedale è allestito il pronto soccorso esterno per eventuali contagiati. Ognuno di noi avrà un nonno, un babbo anziano, una zia debilitata, un vicino con problemi di cuore… queste persone non contano? Io potrei essere contagiato e non avere grosse conseguenze, ma se dovessi a mia volta portarla a loro? Ecco perché ho deciso di non andare”. Segue l’intervento di un altro istruttore: “Vista la situazione di incertezza e ansia di tutti, comunico ai colleghi che ritiriamo ufficialmente le squadre. Le gare sono belle se fatte tutti insieme e tutti sereni per crescere e migliorare. Non mi sembrano le condizioni ideali” e continuando “Mettiamoci la testa noi, ragazzi. Per l’amore dello sport e la salute dei ragazzi e di chi ci circonda. Per noi è lavoro, ma non poter prendere un caffè perché non sai chi hai di fianco… e che (xxx)!”
“Gli istruttori si sono sentiti tra di loro (anche perché molti avevano squadre miste, cioè con ragazzi di diversi circoli che potevano appartenere anche a regioni diverse, e quindi ognuno si creava il problema di rinunciare o meno perché questo avrebbe impedito anche la partecipazione degli altri ragazzi della squadra), tenendo conto che alcune regioni avrebbero subito la quarantena al ritorno e uno dopo l’altro, hanno annunciato il ritiro dei loro circoli. Alcuni avrebbero potuto approfittare: una tappa con pochi partenti sarebbe stato un bel vantaggio, e invece, uniti dal concetto “Anche noi ci ritireremo per Fair Play verso gli altri” alla fine si sono ritirati in molti, perdendo anche i biglietti di aereo o traghetto dalle isole”.
Ecco, cose che succedono in un mondo unito, nel bene come nel male: grazie ad Agata Cardillo, che ce lo ha fatto conoscere.
In quanto alla gara in questione, non sappiamo ancora se si farà o non si farà; ma lo spirito che c’è dietro il pensiero comune di queste persone troviamo che sia estremamente civile.