Bologna, 3 febbraio 2017 – In questi ultimi mesi, il tema politico federale ha assorbito tante delle nostre energie. Forse troppe se si conta che la Fise, con i suoi dichiarati 107mila tesserati è rappresentativa solo di una parte del popolo dei cavalli. C’è anche l’altra che, secondo chi scrive, deve godere di pari dignità e dovrebbe (in questo caso il condizionale ha il suo bel perché) avere uguale visibilità. Soprattutto quando ne ha più bisogno.
In una area del nostro paese di straordinaria bellezza, con scenari inimmaginabili se frequentati da turisti, ma estremamente duri per chi ci vive, oggi c’è tanta gente di cavalli che avrebbe bisogno di una mano.
Gente che non si lamenta, non chiede… E che anche nel momento della prova più difficile, brucia della passione per i propri animali, per i propri cavalli, per la dura scelta di vita di allevatori che non
cambierebbe per tutto l’oro del mondo.
Ecco, la riflessione deriva proprio da questo. Quanto ancora siamo innamorati dei nostri cavalli quando perdiamo tutto ‘sto tempo per disseminare sul web querelle inutili o per giocare alla fantapolitica in un settore così lontano dalla scuderia?
Quanto bruciamo ancora dal desiderio di dedicarci, in primis, al loro benessere e a una vita in cui siamo davvero più presenti?
Nel lanciare questo interrogativo, che mi auguro vogliate raccogliere, desidero regalarvi una ‘cartolina’ dall’altro mondo.
Io ne ho fatto tesoro…
Liana Ayres
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