Savona, 11 giugno 2019 – E’ morto nel 2012 a 84 anni Gilbert Adolphe Gazavé, o Ramon dei Pony per i cittadini savonesi: gitano di Andorra, metà spagnolo e metà francese, si era fermato qui nel 1962 con il circo per il quale lavorava e non se ne era più andato.
La notizia è vecchia, ma per qualche strano gioco degli algoritmi di Google stamane l’abbiamo trovata in evidenza tra le altre e ci ha colpito, pensiamo valga la pena ridarle luce.
Gilbert Gazavé viveva di quello che gli dava la sua attività itinerante: affittava pony ai giardini del Prolungamento, un piccolo giro in sella ad animali docilissimi e ben tenuti di quelli che fanno toccare il cielo con un dito ad ogni bambino del mondo.
Oltre al fatto che Ramon dei pony – ci permettiamo con rispetto di chiamarlo così, anche se non lo conoscevamo – esercitava un mestiere che non esiste praticamente più in modo esemplare, personalmente chi scrive è sensibile al tipo di personaggio perché debitrice del primo, meraviglioso e indimenticabile vero contatto con un equino a un altro sconosciuto Ramon dei pony che nel 1973 ai giardini di Fiuggi la mise in gentilmente in sella ad un piccolo, fantastico pony Shetland pezzato di cui ancora ricorda il profumo, la criniera lanosa e l’occhietto birbo. E non dimentica ancora la sensazione di improvvisa maturità che a 6 anni le era stata regalata da quel signore che riusciva a darti aiuto facendo sembrare la cosa una collaborazione tra pari: poche parole, ma come da adulto ad adulto.
Per questo abbiamo approfondito la notizia, trovando le tracce di una vita speciale nella sua semplicità; riportiamo il testo integrale del necrologio di Gilbert Adolphe Gazavé, che spiega tanto: “E’ mancato all’affetto di chi lo ha conosciuto e dei tanti bambini che ha reso felici Gilbert Gazavé detto Ramon, di anni 84, circense e conduttore di pony. Uomo dignitoso e sereno, vero signore, modello di stile di vita libero e spartano, capace di cogliere il gusto del poco ed esserne contento. Soffrono la sua mancanza i cavallini Fulmine, Pippo e Topolino. Lo ricorda con stima ed affetto la famiglia Cerisola, lo ringrazia per l’esempio e l’affetto ricevuto con la speranza che abbia trovato quello che cercava ed ottenuto quanto desiderava, se desiderava”.
Riportiamo anche parte di un vecchio articolo del 2012, a firma di Alberto Parodi da Il Secolo XIX: buona lettura, con l’augurio a tutti di non trascurare mai nessuna persona di qualità, qualsiasi sia il suo stile di vita.
Era il 1962 quando Gilbert “Ramon” Gazave arrivò a Savona. Viaggiava con il circo, aveva il dono di saper parlare agli animali, nella valigia i costumi di scena e tante foto d’effetto con elefanti, cammelli, serpenti. Era un artista circense. Il suo italiano era ancora molto contaminato dal francese, e insieme ai modi da gentiluomo, gli occhi scuri e profondi, la giacca a quadri e gli zoccoli ai piedi contribuiva ad alimentare attorno a lui un alone di mistero, da “capitano di ventura”.
Il primo approccio con lui incuteva un po’ di timore, paura, che in realtà svaniva subito quando ti prendeva e ti metteva in sella. Burbero solo in apparenza. Savona per lui doveva essere solo una tappa del suo circo. Invece vi si fermò per più di quarant’anni. La città adottò il gitano nato a Parigi da una famiglia di Andorra. Proprio a Savona gli venne affibbiato il nome d’arte: “Ramon”. Lui nei successivi quarant’anni ricambiò l’accoglienza diventando un simbolo caratteristico della città. Con la sua carrozza – calesse trainata da pony era una cartolina vivente.
La sua licenza per l’attività itinerante era scaduta nel 2004. Poi ancora qualche anno di sacrificio, sino all’abbandono definitivo. Decise di chiudere le famose stalle tra corso Mazzini e vico dell’Ammazzatoio davanti all’asilo delle Piramidi. Da solo non riusciva più ad andare avanti. Di sera era facile, passando davanti alle stalle, sbirciare dentro e vedere i pony con Ramon che puliva e rassettava. Con la sua magia anche la sosta durante il giro al Prolungamento per raccogliere gli abbondanti escrementi dei cavallini veniva vista come un’avventura.
«Oggi un giovane non farebbe mai questo mestiere. Vogliono denaro e sicurezza, io coi pony ho sempre avuto solo zuppe, quelle che mi servivano per vivere e basta» amava ripetere alle soglie della pensione, traguardati gli 80 anni. Era il 1969 quando comprò il primo per caso.
«In casa avevamo sempre avuto cavalli, io li sapevo portare e tenere, un savonese me lo offrì e non dissi no – racconta Ramon – fu il primo di una lunga serie, da allora ne ho presi altri e non me ne sono più andato. E da allora la mia vita fu portare in giro per la città bimbi che si sentono nel far west». Inconfondibile il passo lento, l’aria mansueta, la pazienza infinita: a starci sopra non si rischiava niente. E poi a Gilbert- Ramon bastava un sospiro per correggergli l’andatura.