Londra, 10 settembre 2022 – La vita cambia quando meno te l’aspetti, alla fine.
E’ stato così anche per Carlo del Regno Unito, da poche ore re Carlo III dopo la morte della madre, la regina Elisabetta II, avvenuta nel pomeriggio dello scorso 8 settembre.
E uno degli ultimi impegni ufficiali svolti da lui come erede al trono il giorno prima del decesso della sovrana è stata la celebrazione dei 300 anni della razza Clydesdale.
Tre giorni fa infatti l’allora Duca di Rothesay (è il titolo che usava da erede al trono quando si trovava in Scozia) era a Lanark Auction Mart per festeggiare con la Clydesdale Horse Society i tre secoli di storia di questo fantastico cavallo.
Un segno di continuità, in fondo: dal nostro punto di vista, il fatto che fosse vicino a questi magnifici cavalli proprio quando è mancata una vera, sincera appassionata amazzone e ippofila come Elisabetta II è una coincidenza ben scelta.
E non è la sola: un famoso film degli anni ’50 sulla razza Clydesdale si intitola The Good Servant, lo potete vedere qui.
E cosa c’è scritto sullo chevalier con il suo stemma, che Carlo porta al mignolo sinistro? “Ich Dien”, ‘Io servo’ in tedesco antico che era il motto di Giovanni I di Boemia, dal 1300 insegna del principe di Galles.
Sì, lo sappiamo, siamo inguaribili romantici: ma ci piace che i cavalli entrino un po’ dappertutto, per dritto o per traverso.
E con lui non c’è da sforzarsi: lo sport preferito di tutta una vita di Carlo è stato il Polo, che ha smesso di praticare nel 2005.
Ha scritto Vittorio Sabadin in una sua biografia del sovrano, ‘Il Principe dimenticato’: “Carlo non sarà ricordato come un grande re, quando salirà al trono sarà troppo vecchio perché il suo regno possa marcare una differenza con il lungo regno della madre, l’ha sempre saputo. E ha dunque cercato di utilizzare ogni minuto dell’enorme quantità di tempo che aveva a disposizione per lasciare un segno prima di diventare re. Quello che potrà fare dopo è continuare a dare un esempio sulle tematiche di interesse globale”.
Perché sono state queste l’impegno costante della sua vita: l’ecologia, l’agricoltura sostenibile, l’architettura ‘gentile’ e non invasiva, l’attenzione ai più deboli.
Di Carlo si conoscono tutte le manie da dandy, dal paio di scarpe fatte a mano con il cuoio destinato allo Zar di tutte le Russie e recuperato da un relitto del XVIII secolo al centimetro di dentifricio sullo spazzolino – e anche qualche finanziamento accettato con troppo entusiasmo.
Ma si parla meno della cosa a cui tiene di più: la fondazione Prince’s Trust, da lui fortemente voluta e realizzata negli anni ’70: è dedicata ai giovani che hanno difficoltà, e visto che lui da ragazzino era bullizzato a scuola sa cosa si provi.
Fino ad ora ha aiutato più di 800.000 ragazzi a studiare, trovare uno scopo nella. vita.
Se continuerà così anche da re, va a finire che lo perdoneremo di non farsi vedere in sella da un po’.
Qui la pagina ufficiale della Clydesdale Horse Society