Brescia, 5 gennaio 2021 – A fine ottobre l’associazione Horse Angels lancia un appello per trovare affidatari che si occupino di circa 130 tra asini, muli, pony e cavalli sequestrati per maltrattamenti in Valle d’Aosta.
La generosità e la fiducia di tante persone in pochissime ore trova una sistemazione alla stragrande maggioranza di loro.
A dicembre ne rimanevano da affidare una trentina: i più malati, i più vecchi, quelli che presentavano patologie gravi.
Giulia Pulcini, 24 anni e un maneggio etico avviato da poco in quel di Brescia, si è portata a casa proprio loro, gli Ultimi: perché semplicemente non ha avuto il cuore di lasciarli lì a soffrire.
Nel momento in cui scriviamo (dicembre 2020, n.d.a.) è da 20 giorni che Giulia vive 24 ore in maneggio.
Con l’aiuto di due sue allieve e un team di veterinari, amici e professionisti li cura tutti: ed è un impegno notevole, perché quelli presi da lei sono praticamente tutti casi gravi.
Ferite assortite, lesioni agli arti, zoppie di ogni genere, dermatiti degenerate e problemi respiratori e polmonari gravi con febbri elevate.
Un vero e proprio ospedale da campo, dove i feriti hanno bisogno continuo di terapie, medicine, cure e aiuto.
Siamo rimasti colpiti da questa ragazza, capace di fare un gesto così deciso e coraggioso: e conoscerla un po’ meglio è stato un piacere che vogliamo condividere con voi.
Giulia, quanti ospiti ha in scuderia adesso?
“Abbiamo 22 cavalli del maneggio da muovere (siamo al secondo giorno di lock-down in Lombardia, n.d.a.) e 10 tra asini e pony rimasti dal sequestro di Aosta. Anche stamattina ne è partito uno verso la sua nuova famiglia affidataria e un altro lo farà a brevissimo, appena saranno pronti i suoi documenti”.
Chi la preoccupa di più?
“Ettore, un asinello di circa 6 mesi: ha una infezione di cui non conosciamo l’origine e febbre sempre molto alta: solo da un giorno cominciamo a vedere piccoli miglioramenti. Nel senso che la febbre ce l’ha ancora alta, ma almeno solo alla sera. E’ sotto antibiotici ma è ancora piccolo, speriamo bene”.
Come si sente dopo questi giorni di lavoro così intenso?
Ci sono tanti stati emotivi differenti. Non solo miei, ma anche di chi mi aiuta: siamo felici per i miglioramenti, però ogni volta che si ritrova la febbre è un colpo al cuore per loro e per me. È una tortura, i miglioramenti sono molto lievi e lenti. Vedi stare male gli asinelli e i pony, fai tanti pianti. Ma c’è anche la gioia quando vediamo il più piccolo miglioramento, basta così poco per tornare ottimisti.
Bisogna avere molta forza per sopportare questi continui su e giù.
“Sì, vero. Anche io ogni tanto ho dei crolli, e come me anche la nostra veterinaria Irene Prati: viene almeno una volta al giorno, il resto del tempo è sempre disponibile al telefono per le mille emergenze e necessità. Per fortuna siamo una squadra, non sono mai stata da sola in nessun momento di questa vicenda. Adesso con me abitano due mie allieve che mi aiutano con i nostri cavalli e i superstiti di Etroubles, ci facciamo forza l’un l’altra in questa situazione dove ci siamo buttate, del tutto consapevolmente, a capofitto. C’è tanta stanchezza, lavoriamo tutto il giorno e buona parte della notte. Oltre al normale lavoro di scuderia ci sono i cavalli da muovere per il lock-down, poi le cure ai pony e agli asinelli sequestrati. Terapie, assistenza, sorveglianza, pulizia di piaghe e ferite. Ma poi li vedi che ti guardano con quegli occhioni, e la stanchezza va via”.
Come hanno reagito le persone intorno a voi quando avete preso la decisione di occuparvi di tutti i non ancora affidati del sequestro?
“Tutti molto bene, tutti di grande aiuto. Non solo i proprietari dei cavalli che sono qui all’Ippokampo Stable, ma anche tutti gli allievi e le loro famiglie: mai uno di loro è andato al supermercato senza chiedere se avevamo bisogno di qualcosa per noi o gli animali. Per fare le coperte agli asinelli e ai pony che stavano per arrivare le mamme hanno preso i plaid e le coperte dai divani di casa e si sono messe ad adattarle di notte, per farle trovare pronte quando sarebbero arrivati i piccolini. Hanno veramente capito il senso del nostro maneggio etico e ci hanno dato tutti una mano, compresi quelli che lo hanno saputo da un attimo all’altro che volevo fare una spedizione con i van e trailer per andare a recuperare gli ultimi ancora lassù, al freddo”.
E’ stata molto convincente.
Più che altro ho sempre voluto creare spirito di gruppo: è la nostra filosofia, chi è qui fa parte del gruppo e quindi non c’è nemmeno bisogno di essere convincenti. Facciamo volentieri questa cosa insieme perché siamo un gruppo coeso e solidale, ed è così che si fa.
Ci hanno raccontato di quando ancora bambina allestiva banchetti per raccogliere beneficenza a TravagliatoCavalli in favore di Horse-Angels.
“Ho cominciato con gli animali fin da piccolissima. Mi ricordo di quando avevo 4 anni, al luna park c’erano quei pulcini tutti ammassati per una pesca e io ho fatto i capricci per liberarli. Con mia madre ho raggiunto un compromesso, non li ho portati a casa tutti ma almeno una parte. In tutte le mie foto da quando sono nata ho un animale in braccio. Un gatto o un peluche, un cucciolo o un cavallino giocattolo. Per fortuna anche la mia famiglia è sempre stata molto pro-animali, altrimenti per loro non sarebbe stato facile”.
Il vostro è un maneggio etico, quindi prestate molta attenzione alle dinamiche comportamentali naturali dei cavalli: questa competenza particolare vi è servita con gli equini del sequestro?
“E’ stata fondamentale: erano tutti animali terrorizzati dall’uomo, che con loro si era sempre dimostrato violento. Non avevano altre idee sulla nostra figura: il nostro modo di approcciarci a loro ha aiutato ad ottenere velocemente la loro fiducia. Ed è stato molto importante anche solo per tosarli a causa di croste e dermatiti, o fare le endovenose quotidianamente. Se non avessimo avuto un approccio etologico e non avessimo fatto capire che noi in fondo eravamo congeneri, e si potevano quindi fidare di noi non saremmo mai riusciti a fare quello che abbiamo fatto, mai”.
Una esperienza importante anche per i suoi allievi.
“Sicuramente sì. A parte che infilo certe cose nella testa di chi arriva qui sin da subito: chi viene da altri maneggi spesso per prima cosa cerca un frustino, ma qui non lo trova. Per lo meno non subito, e se lo tiene in mano comunque non lo usa. Qui spieghiamo che se chiedi al cavallo qualcosa in modo corretto lui risponde correttamente, se il cavallo non risponde è semplicemente perché non glielo hai chiesto nel modo giusto. Alla base di tutto il nostro lavoro c’è il benessere dei cavalli. Già li chiudiamo in un box che per loro è innaturale, sarebbe veramente ingiusto non sforzarsi di dialogare con loro nel modo migliore”.
Chi è stato il suo primo cavallo?
“Il mio primo cavallo di proprietà è stato Papete: l’ho preso in affido da Horse- Angels che era un puledro di due anni e mezzo, un Trottatore scartato. Avevo 14 anni allora, lui era terrorizzato e l’ho domato magari non facendo tutto correttamente, ho fatto tanti sbagli perché avevo poca esperienza. Ma insieme abbiamo fatto tante cose: concorsi di salto ostacoli, veniva con me in vacanza al mare, non siamo mai stati separati e siamo ancora insieme, tutti e due siamo cambiati ma siamo sempre qui, io e lui”.
Il suo centro qui a Brescia è fresco di inaugurazione.
“Mi sono trasferita a maggio 2020, proprio nel pieno della prima ondata di Coronavirus. Sino a quel momento ero a Bibbione, sul mare. Ma ho dovuto subire una operazione al cuore per un tumore ventricolare e bisognava scegliere, o i cavalli o il mare. Non è stato facile, avevo là il mio centro equestre, lo avevo aperto a soli 19 anni ed ero molto orgogliosa della mia attività. Ma era troppo difficile andare avanti da sola, così giovane e lontana dalla mia famiglia: adesso non sono ancora al 100% ma piano piano andiamo avanti. Qui è un’altra vita, molto stress in meno. Mi faccio coccolare dai miei, e così ho più energia per i miei cavalli”.
A questo punto dell’intervista, lo confessiamo, avremmo voluto avere su la pentola del brodo per preparare un bel piatto di tortellini a questa giovane donna così delicata e così forte, così dolce e decisa e allegra.
Ma forse non sarebbe stato molto professionale: ce ne rendiamo conto in tempo, e cerchiamo di rimediare sublimando il tutto in modo un po’ meno emiliano.
Oltre a quelle dei cavalli e per il loro bene dobbiamo essere in grado di ascoltare anche le nostre stesse esigenze, anche nei momenti di caos apparente.
“E’ vero, ma per fortuna non mi faccio mai prendere dal panico: anche davanti a grossi problemi, perché tanto le soluzioni si trovano sempre. Se c’è un problema è inutile piangersi addosso, meglio pensare a come risolvere la situazione e andare avanti, prima o poi la burrasca passa”.
Conosce i cavalli da diversi anni: come l’hanno cambiata in questo tempo insieme?
“Fino a 19 anni, prima di aprire la mia azienda, sono sempre stata un po’ fumina di carattere. Mentre stando 24 ore su 24 con loro mi hanno proprio fatto capire che invece bisogna stare calmi, e ragionare che comunque una soluzione si trova sempre. E mi hanno anche insegnato come fare a creare questo spirito di gruppo così importante. Perché alla fine se fai attenzione guardandoli, vivendoci ti accorgi che loro sono animali gregari, di branco, fino al midollo”.
C’è sempre un capo che non sovrasta ma guida, e gli altri prendono fiducia in quello che può essere il leader, più che il capo in senso umano.
“Una volta ho visto una scena in un piccolo branco di cavalli a Bibbione: faceva tanto caldo, nemmeno un’ombra per ripararsi. C’era una cavalla che era il capobranco: non ha fatto nulla tranne che andare avanti e indietro dal gruppo a una capannina un po’ distante, l’unica ombra dei paraggi. Voleva mettere loro un po’ di pressione finché, senza che lei desse un morsetto o un mezzo nitrito l’hanno seguita tutti spontaneamente. Li ha voluti portare sotto l’ombra della capannina e si è calmata solo quando li ha visti tutti radunati lì. Non ha imposto loro nulla, ma gli ha fatto capire che così sarebbero stati meglio”.
Conclusione?
“I cavalli sono fantastici, loro sono la perfezione in queste cose anche come esempio per noi.
Bisogna riuscire a farsi dare fiducia dagli altri per poi cambiare certe mentalità, certe abitudini.
Magari sono abitudini che le persone hanno acquisito nel tempo, difficili anche da individuare dentro se stessi. Ma quando vedi stare bene cavalli con cui non si riusciva a fare due tempi di galoppo senza che scappassero, essere sereni e lavorare in pace con i loro cavalieri è davvero bello. Perché è questo il mio obiettivo: vedere cavalli felici”.
Ippokampo Stables
Immerso nella campagna a pochi passi dal Parco delle Cave offre lezioni di equitazione di base e agonismo con istruttori Fise di I e II livello, fide e mezze fide.
Campo esterno e coperto, box 3×3, 4×4 e capannine. Messa al paddock, giostra, tondino coperto, reparto lavaggio con acqua calda.
Si trova in via Fusera 134 Brescia, Lombardia, cell.393 8655376
Il caso
Uno dei più grandi sequestri di animali maltrattati degli ultimi tempi quello di Etroubles, in Valle d’Aosta.
Più di 150 tra cavalli, pony asini e muli abbandonati in quota per mungere finanziamenti dalla Comunità Europea, poveri animali lasciati senza riparo, senza integrazioni alimentari e senza cure veterinarie per i molti anziani, feriti e malati che c’erano tra loro.
Se ne sta occupando la giustizia, al momento sono tutti sotto sequestro probatorio.
Sono molte, moltissime le persone che si sono prestate ad aiutarli in vario modo: ma essendo il caso ancora aperto, non facciamo i nomi di alcuno in questa sede tranne Giulia Pulcini, che ce ne ha dato esplicitamente il permesso.
E a proposito di fiducia: noi abbiamo fiducia nelle istituzioni, nella giustizia.
Anche quando apparentemente anche le stesse leggi vanno contro l’interesse degli animali, anche quando le sentenze e le decisioni dei Tribunali ai nostri occhi paiono inspiegabili e sentiamo la fiducia – questa benedetta fiducia – incrinarsi.
Perché abbiamo fiducia, alla fine, nell’Uomo e nel suo buon senso, nel suo cuore.
Dare fiducia per ricevere fiducia: che è quello che ci insegnano i cavalli, alla fine.