Bologna, 23 agosto 2024 – La temperatura è calata, finalmente.
Non quella che ha a che fare con il ‘meteo’, che ancora vorremmo cadere in estivazione (come chiocciole e tartarughe, giusto per rimanere in tema…): noi parliamo della temperatura che fa a Siena e dintorni nei giorni del Palio.
Un evento che scatena, divisivo: chi lo ama come si amano gli affetti che abitano la propria vita e chi lo odia, spesso a prescindere e senza averne conoscenza diretta.
Noi di Cavallo Magazine questa volta abbiamo scelto di tacere prima, durante e dopo le carriere del 2024 ma di parlare non appena possibile con 4 persone determinanti per il benessere dei cavalli che lo corrono: i veterinari della Commissione Tecnica del Palio di Siena.
La Commissione è presieduta dal Sindaco di Siena, Nicoletta Fabio ed è prevista dal “Protocollo per l’addestramento dei cavalli da Palio per l’anno 2024”.
I medici veterinari ippiatri che la compongono sono Rodolfo Gialletti, Giuseppe Incastrone, Carlo Alberto Minniti e Giorgio Strozzi. Li abbiamo raggiunti tutti telefonicamente per farci raccontare il loro Palio, e come si è arrivati alla scelta dei barberi che hanno corso le carriere del 2024.
Il primo a risponderci è Rodolfo Gialletti: perugino, specialista in medicina e chirurgia del cavallo, past presidente della Sive, Società Italiana Veterinari per Equini.
Dottor Gialletti, un Palio fortunato quest’ultimo di agosto 2024: nessun cavallo è caduto o si è infortunato.
“Sì, ma la fortuna si costruisce, la devi fare, prepararle la strada che le piace: allora qualche volta arriva. E noi cerchiamo di lavorare in sintonia fra di noi per capire se il cavallo che inseriamo nel lotto tra cui i capitani sceglieranno quelli per la tratta è un cavallo che riesce ad attirare la fortuna, nel senso che è un cavallo sano. Perché è così che ha sicuramente più vantaggio: quindi noi veterinari facciamo una selezione anche sulla salute dei soggetti esaminati”.
Come lavorate in commissione?
“Siamo veramente una squadra, ed è fondamentale: è inutile lavorare da soli, ovviamente ognuno ha le proprie competenze ma otto occhi insieme vedono sicuramente più di due. Noi poi questi cavalli li seguiamo veramente sempre, dall’inizio dell’anno: solo così possiamo sapere quello che hanno fatto e anche quello che possono fare: sono atleti, e vanno valutati come tutti gli atleti. Il nostro ruolo è capire sela loro condizione nel momento del Palio è quella che può attirare la fortuna, per così dire, oppure se c’è qualcosa che può rivelarisi pericoloso durante il loro impegno in piazza”.
Quando finisce il Palio come si sente?
“Mi sembra sempre di essere passato per un frullatore: ma quando va come quest’anno e vedo i cavalli che tornano tutti nelle loro stalle io non posso che essere felicissimo. Perché il nostro compito è proprio questo: noi veterinari ippiatri come categoria siamo garanti del benessere del cavallo, anche qui al Palio. Siamo preparati e competenti a farlo, è il nostro lavoro e la volontà di tutta la vita”.
Carlo Alberto Minniti, romano di nascita ma cresciuto in Toscana, è medico veterinario ippiatra esperto in anestesiologia, clinica medica e medicina sportiva del cavallo oltre che colonnello veterinario Capo del Servizio veterinario dell’Arma dei Carabinieri. A Siena ricopre il ruolo di veterinario comunale.
Dottore, chi è il cavallo del Palio?
“L’organizzazione che è stata messa a punto dal Comune Siena e dai vari professionisti che hanno ruotato attorno a Siena come consulenti garantisce un’estrema attenzione per la salute, per il benessere e la tutela della salute del cavallo: che non viene inteso solo come mezzo strumentale per poter correre il Palio ma è un individuo, un essere vivente, è un atleta che deve essere tutelato a tutti gli effetti.
Dal momento in cui il cavallo viene sorteggiato dalla contrada viene acquisito veramente come penso non succedo a nessun altro animale: vive a stretto contatto h24 con il proprio barbaresco e il vice barbaresco, le due persone che ne devono garantire la tutela, la salute, il benessere per quei quattro giorni “.
Come funziona questa organizzazione?
“Coinvolge direttamente il veterinario comunale e gli altri tre colleghi che fanno parte della Commissione per selezionare i soggetti maggiormente predisposti a poter compiere un’attività agonistica del tutto speciale come è quella del Palio di Siena. Che di per sé non è una corsa impegnativa dal punto di vista atletico (ndr: tre giri equivalgono a poco più di mille metri); è molto impegnativo il circuito, perché l’anello di Piazza del Campo ha queste due curve e pendenze particolari che solo un cavallo adatto morfologicamente, allenato a questo scopo ma anche equilibrato, con molta testa e facile da gestire per i fantini può portare a termine con successo”.
Il Protocollo del cavallo da Palio del comune di Siena è stato ideato esattamente a questo scopo.
“Un sistema complesso, e unico in questo mondo: a cui si è aggiunto un altro elemento fondamentale, cioè la fiducia totale che ci ha dato il Comune di Siena. Fondamentale perché lavorare con pressioni o paure circostanti è abbastanza difficile. Noi abbiamo puntato ad avere dei cavalli sani, sani sin dall’inizio. Chiaramente per un atleta, qualsiasi atleta nel corso del suo anno sportivo e della sua preparazione può andare incontro a problemi grandi e piccoli. Abbiamo valutato piccoli problemini che avevano un riscontro radiografico, leggere zoppie che si presentavano all’inizio del protocollo: il nostro obiettivo, alla fine del percorso del protocollo, è stato quello di arrivare con cavalli sani.
E il cavallo deve essere sano perché gli si deve garantire la possibilità di correre e manifestare nella sua totalità le potenzialità sportive che ha.
Un circuito così tecnico come quello di Siena poi deve effettivamente selezionare i soggetti che sono più predisposti a trovare la migliore traiettoria, il miglior percorso a un galoppo allungato, sostenuto, nel quale tutte le strutture biomeccaniche dell’animale devono funzionare al 100%. La sanità del cavallo deve garantire di poter effettuare il gesto sportivo senza farsi male: questo è fondamentale. Quando poi arriviamo alla tratta dobbiamo consegnare nelle mani dei dieci capitani delle contrade che saranno in Piazza il lotto di cavalli da cui loro potranno attingere i dieci che correranno: e dobbiamo consegnare degli animali sani. Quindi in quel momento anche una piccola zoppia, una piccola incertezza che noi notiamo determina l’esclusione del cavallo: noi ci siamo regolati in questo modo”.
Inevitabilmente si causeranno malumori e delusioni.
“Questo non ha importanza per noi: se c’è qualcosa che può creargli problemi in Piazza, noi escludiamo quel cavallo. Quando ci portano un cavallo in visita non sappiamo nemmeno chi sia il proprietario, ci può essere presentato il cavallo delle persone più note a Siena oppure dell’ultimo sconosciuto, è uguale: lui è l’oggetto del mio lavoro e io devo garantire che il cavallo possa essere in grado di effettuare il gesto atletico che ci si aspetta da lui. I palii derivano dalle corse di paese che si facevano con i cavalli da lavoro, portati magari dai contadini o i carrettieri nei giorni di festa: hanno una tradizione radicata nel nostro sangue ed è bene che queste manifestazioni siano tutelate tutelando il cavallo in primis: e non possiamo condannare queste tradizioni senza conoscere quello che c’è di buono. Il Protocollo di Siena è stato sviluppato proprio per questo, per garantire che si possa continuare a correre il palio: che non è una corsa di cavalli, ma la vita stessa della città di Siena”.
Giorgio Strozzi, milanese, è medico veterinario ippiatra specialista in chirurgia del cavallo e ortopedia: il più ‘verde’ dei quattro professioni incaricati per il 2024 a Siena.
“Sì, questo dell’Assunta 2024 è stato il mio quarto Palio in assoluto, avendo cominciato l’anno scorso grazie alla volontà di introdurre nella commissione anche figure di liberi professionisti: quando mi hanno chiamato ho detto che non lo avevo mai seguito, non lo conoscevo come realtà. Mi hanno risposto che semplicemente c’era da fare il veterinario clinico, generico, ortopedico: quindi ho accettato. Siamo un bel gruppo, lavoriamo costantemente in squadra: un team di cui Carlo Alberto Minniti è portavoce, l’interlocutore unico l’esterno visto anche il suo ruolo istituzionale. Le visite iniziali previste dal protocollo per ogni soggetto si svolgono in poco tempo a disposizione e noi dobbiamo valutarlo al meglio. Visitiamo in quattro il cavallo che ci viene sottoposto, ognuno secondo le proprie competenze, in modo da avere un quadro clinico completo. Quindi valutiamo le radiografie eseguite ad ogni cavallo alla clinica Il Ceppo e redigiamo le schede finali per ciascuno”.
Un mondo sconosciuto fino a un padio di anni fa per lei.
“Sì, anche se alcuni propietari o fantini conoscevano me: molti di loro vengono dal mondo delle corse al galoppo, io lavoro spesso per altri colleghi e non ho sempre il contatto diretto con le persone che stanno dietro ogni cavallo. Si è creato un buon rapporto con gli addetti ai lavori, allenatori, proprietari, fantini; abbiamo introdotto anche le flessioni del posteriore in tutti i cavalli, abbiamo ottimizzato tutto il possibile e direi che abbiamo ottenuto buoni risulati alla fine, facilitati anche dall’essere un gruppo eterogeneo ma molto unito.”
Da ‘novellino’ l’impressione quale è?
“Sono stato appagato da quello che mi ha restituito l’anno scorso questo mondo, e confesso che ci sarei rimasto male se non mi avessero riproposto la cosa quest’anno. Un anno molto particolare tra l’altro, mi hanno detto che è stata la prima volta dopo moltissimo tempo che sono stati rimandati sia quello di Provenzano che dell’Assunta, e con mosse particolarmente complesse. Ma ho scoperto un mondo che dietro ha tanta professionalità: perché non sono cavalli creati così a caso, al momento, sono cavalli che vengono allenati in modo dedicato, le persone che ci sono dietro – fantini, allenatori, ma anche gli stessi proprietari sono competenti, anche per questo anche l’interlocuzione è stata facile e positiva”.
Dulcis in fundo abbiamo tenuto il dottor Giuseppe Incastrone, siracusano di nascita ma toscano di adozione: medico veterinario ippiatra esperto in anestesiologia, clinica medica, medicina sportiva del cavallo e ortopedia membro del Consiglio direttivo di Sive. Ma soprattutto, in questo caso, veterinario della stalla della Tartuca per 32 anni consecutivi con all’attivo 7 palii vinti e – dettaglio per noi estremamente significativo sia del carattere che dell’autorevolezza di questo professionista – due cavalli già assegnati alla contrada da lui fatti ritirare, perché non li riteneva idonei alla corsa.
“Seguire i cavalli secondo le fasi illustrate dal Protocollo è un lavoro molto meticoloso: vengono seguiti tutto l’anno, corrono secondo un calendario che viene stilato dal comune, impegni con date ben precise che sono una sorta di avvicinamento al Palio. E su piste che hanno caratteristiche ben precise come quella di Mociano, che replica esattamente situazioni come la mossa di partenza, pendenze e curve di Piazza del Campo”.
Perché è così importante questa ‘simulazione’ programmata e ripetuta?
“Perché durante questi addestramenti i cavalli vengono anche valutati dal punto di vista attitudinale. Quelli che sono parecchio nervosi o che calciano, che non sono in grado di resistere allo stress della partenza tra i canapi non vengono ammessi alle prove regolamentari, quelle nei giorni precedenti il Palio e quindi non vanno alla tratta,in cui si presentano soltanto i cavalli che possono essere scelti dai capitani. I soggetti che hanno un qualsiasi problema psicofisico o attitudinale, in rapporto alle particolarità della carriera senese, alla tratta non ci vanno”.
Quindi la valutazione che si effettua tramite il protocollo non è soltanto fisica.
“E’ molto, molto importante anche quella psico-attitudinale, i cavallivengono valutati anche da questo punto di vista. I cavalli che tra i canapi calciano, i cavalli che si muovono parecchio, che si innervosiscono molto per il contatto con gli altri cavalli non vengono selezionati nell’ultima parte del Protocollo, quindi non vanno alla tratta e non saranno tra quelli che i capitano potranno scegliere”.
Quindi Benitos, il cavallo che ha vinto l’ultimo Palio dell’Assunta montato da Velluto per la Contrada della Lupa, è stato esemplare da questo punto di vista.
“Esattamente, Benitos è il classico cavallo da Palio: freddo, molto manovrabile. Perché noi non vogliamo dei cavalli che raggiungano chissà quale velocità: in Piazza del Campo la velocità assoluta non interessa. Il Protocollo Equino del Palio di Siena è una maglia che piano piano si stringe, dai più di 100 iscritti al ruolo iniziale alla fine quelli che vanno alla scelta dei capitani sono un gruppo di 35 cavalli che hanno le caratteristiche psicofisiche, attitudinali e lo stato di forma del momento migliore. Tra loro i capitani delle contrade sceglieranno i 10 che correranno. Abbiamo bisogno di cavalli affidabili, questo è davvero importante: poi ci sarà sempre uno che va un pochettino di più e uno un pochettino di meno, ma non ci interessano i record o i tempi.
Ci interessano l’affidabilità, la facilità di gestione, la calma, la freddezza,: sono tutte caratteristiche diverse da quelle che si vanno a cercare nei cavalli che corrono le corse regolari, infatti a Siena si corre con i mezzosangue, che sono naturalmente meno veloci e più robusti”.
Come Benitos, che nella complicatissima mossa dell’ultimo Palio dell’Assunta pur essendo un debuttante dato prova di tutte le qualità ideali del barbero: un cavallo da guerra, capace di dare battaglia e vincere seguendo le mani esperte di Dino Pes, detto Velluto.
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