Siena, 21 agosto 2023 – I quattro giorni del Palio a Siena sono sotto gli occhi di tutti: di chi lo ama, di chi lo odia, di chi lo rispetta e di chi vorrebbe non esistesse più.
Sono quattro giorni intensissimi, in cui possono accadere incidenti che infocano le discussioni: quattro giorni che vengono ripassati alla moviola, commentati e giudicati più o meno a ragion veduta.
Molto meno conosciuti tutti gli altri giorni dopo quelli, il restante tempo dell’anno.
Laura Valdesi racconta sulle pagine de La Nazione la giornata di ieri al Ceppo: perché è giusto criticare il criticabile, ma bisogna anche riconoscere quello che criticabile non è.
E no, non è un episodio costruito per i media: anzi, probabilmente il pudore senese preferirebbe non venissero nemmeno divulgati questi momenti, per non scatenare ulteriori polemiche.
Ma fermo restando tutto quello che è successo fino al suono del mortaretto finale della carriera dell’Assunta 2023, è giusto riconoscere ai senesi quello che fanno per tutti i cavalli che subiscono un infortunio al Palio.
Cioè che vengono curati nel miglior modo possibile, con mezzi che normalmente sono preclusi – a volte per motivi meramente economici – alla stragrande maggioranza dei cavalli ‘normali’.
Quelli che magari si fanno male al paddock, o in passeggiata, o hanno le malattie e i traumi professionali di qualunque cavallo sportivo dalla lunga carriera.
Una volta fatto tutto quello che si poteva fare per l’infortunio subito, i cavalli possono tornare dal loro proprietario: molto spesso vengono tenuti al paddock come vecchie glorie.
Quando non sia possibile hanno un posto garantito al pensionario del Comune di Siena: i barberi del Palio sono gli unici cavalli in Italia che possono contare su un sistema di previdenza sanitaria e sociale ad hoc.
Gli unici.
Non ce l’hanno i cavalli del galoppo, quelli del trotto, quelli delle discipline olimpiche come il salto ostacoli ed il dressage o il completo.
Nonostante, si badi bene, il fatto che questi cavalli impegnati in carriere ‘normali’ con le loro vincite abbiano fatto guadagnare i loro proprietari e cavalieri.
Le uniche figure che guadagnano personalmente denaro nel Palio di Siena sono i fantini: quelli bravi sono pagati bene, per questo non si sentirà mai un fantino lamentarsi di cadute, ossa rotte, infortuni e inconvenienti assortiti.
Tutti gli altri ci rimettono soldi, contrade e contradaioli per primi .- e soprattutto quando vincono.
Ma i loro cavalli hanno la pensione garantita a vita, se occorre – e se c’è vita, certo.
Certamente, anche ‘gli altri’ cavalli possono venire mantenuti a vita, dopo il periodo degli allori, da un proprietario grato e affettuoso.
Ma quanti ne abbiamo montati noi, noi stessi alle prime lezioni che ‘era il cavallo del cavaliere tal dei tali, ci ha vinto questo e quest’altro’ e noi tutti fieri di averlo lì, sotto la sella.
Magari stanco, instupidito dalle ore e ore di riprese sempre uguali, dalla noia.
Per la stragrande maggioranza dei cavalli normali la pensione è quella che si guadagnano faticando finché ce n’è, fino a che sono troppo magri per essere socialmente accettabili e allora li abbandoni nel recinto piccolo là dietro, che non lo vede nessuno almeno.
A Siena no: per un attimo lasciamo stare le carriere, solo per un attimo se volete.
A Siena se un cavallo non può tornare in piazza ha tutto il resto dei suoi giorni garantito: senza lavoro, senza angosce, al prato in mezzo ad altri cavalli come lui che gli fanno compagnia.
E sì, c’è sempre qualcuno che li va a trovare per qualche coccola in più.
Brutto mestiere quello del cavallo da Palio, certamente sì, si può dire quello che si vuole su questo: ma non sui giorni che verranno dopo.
Abbasantesa,visita speciale: i cittini della Giraffa portano carote e caramelle al Ceppo – di Laura Valdesi
Le mani di una bambina che sposta la criniera della cavallina, con la tenerezza riservata alle persone care.
Un gesto di cura e affetto. Altre mani, ancora più piccole e paffute, che si appoggiano invece sul muso sciogliendosi in carezze spontanee.
Trasmettono amore, quello senza filtri dei bambini. Il più vero.
Abbasantesa lo sente.
E ricambia, restando immobile ad accogliere l’abbraccio dei piccoli giraffini che sono andati a trovarla ieri mattina in clinica al Ceppo.
Portando tante cose buone: una scatola piena zeppa di carote, un’altra stracolma di caramelle che i veterinari potranno dare alla cavallina nei giorni in cui resterà in clinica per riprendersi dall’intervento post infortunio a San Martino.
Sarà il silenzio che circonda la struttura dopo i giorni frenetici delle previsite con il via vai di van e fantini, di addetti ai lavori.
Sarà la spontaneità dei bambini che non indossano maschere, né corazze degli adulti ma l’atmosfera pare sospesa. I piccoli contradaioli e Abbasantesa, un’intesa magica.
La cavalla che sul palco davanti al Comune hanno invocato e cantato, che doveva regalare la vittoria, adesso ha bisogno di loro.
“C’era grande aspettativa da parte dei bambini di venire qui – conferma Marco Niccolucci, mangino della Giraffa –, hanno portato un cesto di carote e di caramelle. La cavalla come sempre disponibilissima, si è fatta accarezzare, sono molto contenti. Per loro è stato un ritorno alla normalità, hanno visto che sta bene, proseguirà il suo decorso post operatorio. Fa piacere anche a noi portarli qui”.
Con lui alle 10,30, arrivano anche Federico Neri, l’altro mangino, il vicario generale Edoardo Giomi, genitori che accompagnano i figli . Alcuni piccolissimi, altri più grandicelli, 43 in tutto.
Si radunano sotto la tettoia della clinica dove i veterinari del Palio visitano i cavalli.
“Qui siamo in un ospedale – richiama la loro attenzione Niccolucci –, quindi dovete stare in silenzio”.
Obbediscono, gli adulti si guardano stupiti. Miracolo Abbasantesa.
Entrano in fila dentro il corridoio fra i box raggiungendo l’ultimo a destra dove c’è la baia.
Fanno a gara ad avvicinarsi, chi è troppo piccolo viene preso in collo per poter toccare il suo muso.
Un soldo di cacio quello che tira fuori l’ipad, più grande di lui, e scatta.
Alcuni restano fermi davanti alla cavalla, a bocca aperta.
La osservano intensamente, chiedendole come sta ma senza fiatare. La forza del pensiero.
Lei si volta, quasi avesse compreso quell’interrogativo virtuale.
Solo quando tutti sono riusciti a regalare una carezza ad Abbasantesa e a salutare anche il cavallo dell’Istrice, Antine Day, nel box più avanti, la porta si chiude.
Resta per qualche istante in silenzio da solo, davanti alla femmina, toccandola leggermente attraverso la rete, il vicario generale Edoardo Giomi. Un dialogo intimo e solo fra loro.
“Una cavalla docile, di indole buonissima, non ha mai fatto nessun tipo di difesa nei confronti dei contradaioli anche durante i giorni di Palio. Sono felice che l’abbiano potuta accarezzare – spiega Niccolucci –; il lavoro che viene svolto alla clinica del Ceppo è unico al mondo. Per hobby frequento centri ippici ed ippodromi in tutto il mondo. Da nessun’altra parte si fa. La salvaguardia del cavallo che c’è a Siena non esiste altrove”.
Un accenno al Palio sfortunato, “alla Carriera finita al primo San Martino. Potevamo vincere ma il Palio è così. Ha vinto l’Oca, onore a lei”.
Non c’era ieri il capitano Guido Guiggiani a salutare Abbasantesa perché ha perso sua madre Margherita. A lui le condoglianze de La Nazione.