Reggio Emilia, 15 gennaio 2022 – Non so se conoscete anche voi Silvia.
Quella a cui sto pensando di cognome fa Cardarelli e abita a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia.
La prima volta che l’ho vista eravamo a Moglia, al centro ippico La Rocchetta, credo una quindicina di anni fa.
Lei era ferma davanti alla porta del box del cavallo che avrebbe montato di lì a poco: Silvia seduta sulla sua carrozzina, il cavallone che incombeva su di lei con il testone e i piedi vicinissimi alle ruote. “Non ti preoccupare” mi ha detto Silvia ridendo, notando evidentemente la mia sciocca perplessità.
Credo di aver detto qualcosa sul genere “Posso darti una mano?”, e che lei abbia risposto qualcosa tipo “Grazie, va tutto bene”: ma anche a distanza di tanti anni ho ben chiara nella memoria l’impressione di assoluta felicità che Silvia aveva lì, vicina a quel cavallo.
Che con l’aiuto di chi la assisteva è stato incapezzato, sellato e poi via verso la loro ripresa di riabilitazione equestre.
Ho incontrato Silvia altre volte, sempre in mezzo ai cavalli: la cosa che mi colpisce di lei è la sua positività, penso ‘Silvia Cardarelli’ e la sento ridere.
Ma non posso dire di conoscerla bene, o di essere una sua intima amica: quindi per spiegarvi meglio chi è credo la cosa migliore sia far parlare direttamente lei.
Silvia, ci racconti chi sei?
“Sono Silvia Cardarelli, ho 38 anni, dalla nascita sono affetta da tetraparesi spastica che non mi permette di camminare e di svolgere da sola le mie azioni quotidiane. Fin da piccola ero sempre impaurita, ogni piccolo rumore mi spaventava e io mi irrigidivo perciò la mia famiglia ha scelto per me un centro specializzato, adeguato a curare la mia patologia. Il mio inserimento alla Casa del Sole di Curtatone prevedeva varie attività in trattamento pedagogico globale diurno: fisioterapia, logopedia, piscina, scuola, laboratori vari. Il personale medico mi ha seguita nei vari interventi operatori che erano necessari”.
Quando hai incontrato i cavalli?
“Circa all’età di 12 anni mi è stata proposta l’attività di ippoterapia: inizialmente ero titubante perché come sempre ero piena di paure, ma grazie alla fiducia e alla tenacia degli istruttori, che mi hanno spinta a provare, finalmente ho superato l’ostacolo della paura e ho cominciato ad appassionarmi e a capire che io e il cavallo ci davamo un aiuto reciproco. A 20 anni sono stata dimessa da quella struttura e per diversi interminabili mesi, non potendo più frequentare il maneggio della scuola, ho pianto tanto. Mi mancava tutto quello che il cavallo riusciva a trasmettermi”.
E come hai fatto?
“Grazie alla mamma, che per me è sempre la risorsa più importante e non molla mai, abbiamo trovato il maneggio giusto per farmi riprendere l’attività equestre: da circa 16 anni frequento La Rocchetta, il centro ippico del mio maggiore Claudio Agnesio“.
Cosa ti mancava dei cavalli?
“Mi mancava conversare con il cavallo perché quando parlo so che lui mi ascolta, lo vedo dal movimento delle orecchie. Ed è un piacere dedicargli un po’ del mio tempo, spazzolarlo, fargli sentire il mio contatto e guadagnare la sua fiducia che è sempre reciproca. Quando sono sul cavallo sento che tra noi c’è sintonia, il suo passo mi rilassa e da quel momento sono pronta ad affrontare i vari esercizi che il mio istruttore mi richiede. Quando non posso andare a cavallo, come è stato anche in questo periodo di Covid, sento che il mio corpo ha più difficoltà di movimento perché mi sento meno libera”.
Hai un cavallo preferito?
“Nel corso degli anni ho conosciuto diversi cavalli: la prima è stata Furia, ma per me era davvero un po’ troppo agitata. Poi c’è stata Caramella: molto più tranquilla, con lei mi sentivo sicura, mi dava fiducia di poter lavorare bene. Quando sono arrivata alla Rocchetta la mia prima compagna si chiamava Stella, poi mi hanno assegnato Pocahontas che tutt’ora è la mia preferita. Quando si fanno le prove dei cavalli, che non sono mai fatte a caso, si deve capire se il carattere, la larghezza della groppa, il movimento la sella sono adatti a chi lo monterà”.
In cosa ti aiuta fare equitazione?
“Gli esercizi che faccio a cavallo mi danno una maggior presa delle mani, una posizione corretta del capo, e rafforzano la muscolatura di gambe, braccia, e schiena, divento più tonica. Il passo lento del cavallo con i giri in relax invece mi dà rilassamento e senso di benessere. Quando vado al maneggio sono felice, so di dovermi impegnare tanto con gli esercizi ma tutto è animato da risate e allegria”.
O è il maneggio ad essere animato dall’allegria di Silvia?
Forse tutte e due le cose, probabilmente.