Un mondo dove tutto è possibile, dove ogni sogno è realtà e qualsiasi ostacolo superabile: ecco come i cavalli hanno trovato il loro posto nel settore videoludico. Da mezzi di trasporto a veri e propri compagni di viaggio, simbolo di libertà, forza e fiducia.
Gli albori
The Oregon Trail (1971), diventato famosissimo negli Stati Uniti, è uno dei primi videogiochi in cui compaiono i cavalli. È ambientato nel 1848 e il giocatore veste i panni di un pioniere che guida una carovana di coloni lungo l’omonima rotta che attraversava gli Stati Uniti dall’est fino all’Oregon. Qui i cavalli sono rappresentati come semplice mezzo di trasporto, il cui unico scopo è trainare i carri.
È con titoli come The Legend of Zelda: Ocarina of Time (1998), celebre videogioco dell’azienda giapponese Nintendo, che inizia a cambiare qualcosa: il giovane Link, con l’aiuto della principessa Zelda, viene incaricato di difendere e salvare il regno di Hyrule dal male. Durante la sua avventura, incontra Epona, una giumenta saura con cui cresce e costruisce un legame indissolubile che lo aiuterà nel suo obiettivo e diventerà un’icona anche nei capitoli successivi della saga.

Cura, personalizzazione e interazione
Arriviamo dunque a videogiochi interamente dedicati al mondo equestre. Star Stable Online (2011), ad esempio, è un gioco in cui è possibile creare il proprio personaggio e interagire con altre persone online. Nell’isola di Jorvik, dove magia e mistero si contendono le sorti degli umani, i cavalli sono protagonisti assoluti: li possiamo accudire, addestrare, farli specializzare in diverse discipline, costruendo nel tempo un vero e proprio legame affettivo che sarà fondamentale per sconfiggere i nemici che attaccano l’isola.
Sempre più tangibili
La tecnologia videoludica ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e con essa la rappresentazione del cavallo. In Red Dead Redemption 2 (2018), prodotto da Rockstar Games, il cavallo raggiunge un realismo estremo nei movimenti e nelle caratteristiche fisiche e diventa parte integrante della trama: ha un proprio carattere, può ammalarsi e addirittura morire. Il protagonista Arthur Morgan, nonché noi videogiocatori, lo spazzoliamo e nutriamo, lo coccoliamo e possiamo anche rassicurarlo nei momenti di stress. Attraverso gli occhi di Arthur viviamo il Far West di fine ‘800 in sella a esemplari iperrealistici.

La personalizzazione ha un ruolo sempre più centrale: scegliere razza, mantello, accessori, e persino comportamenti non è solo un lontano desiderio ma un must ormai irrinunciabile. I videogiochi riflettono il bisogno umano di interazione e connessione con l’animale nella dimensione virtuale.
Valori e accessibilità
Oltre al puro intrattenimento, i videogiochi hanno tanto da insegnare: educano alla cura e al rispetto dell’animale, mostrando che un cavallo non è un “cosa” ma un “chi”, un essere vivente con bisogni ed emozioni. Titoli ben progettati riescono a trasmettere questi valori anche a chi un cavallo, dal vivo, non l’ha mai incontrato o non se lo può permettere.
Dai primi fotogrammi a destrieri quasi tangibili, i cavalli nei videogiochi hanno percorso molta strada. Fanno sognare, accompagnano i nostri avatar in mondi fantastici e avventurosi, ci ricordano quanto sia profondo il rapporto che unisce umano e cavallo. Una cosa è certa: anche attraverso uno schermo, il cuore di noi equestri batterà sempre al ritmo degli zoccoli sul terreno.