Vimercate (Monza), 11 Febbraio 2020 – La gup del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci ha emesso una sentenza di condanna (con però l’esclusione dell’accusa di associazione per delinquere) nel processo con il rito abbreviato per 20 imputati a vario titolo di reati fallimentari e tributari, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio nell’inchiesta della Procura di Monza che vede al centro l’imprenditore calabrese di 64 anni Giuseppe Malaspina, accusato di avere assoldato una ‘corte dei miracoli’ di professionisti per salvare il suo impero immobiliare milionario. I pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo avevano chiesto condanne da 6 anni e mezzo a 8 mesi di reclusione, anche per associazione per delinquere. La giudice ha inflitta la pena più alta, di 6 anni e 4 mesi di reclusione a Giorgio Spinelli, ritenuto dagli inquirenti uno dei più stretti collaboratori di Malaspina come responsabile societario del gruppo immobiliare.
Quattro anni e mezzo sono andati al costruttore monzese Angelo Narducci, che si era interessato a rilevare l‘ecomostro di Villasanta, l’hotel con i due piani abusivi, iniziato e mai finito, costruito dalla “Villasanta Village”, società facente parte della galassia Malaspina. Quattro anni e due mesi la pena per la ‘storica’ segretaria dell’imprenditore, Miriam Brambilla. Quattro anni per l’ex moglie di Giuseppe Malaspina, Adriana Foti e per il geometra Dario Ghezzi. Tre anni e mezzo per l’ex presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine degli ingegneri di Monza e Brianza Cesare Croce e 3 anni e 4 mesi per l’altro stretto collaboratore di Malaspina, il responsabile finanziario Roberto Licini e per Italo Rovero, uno dei dipendenti che ha aiutato Malaspina a disfarsi della documentazione societaria quando i finanzieri sono arrivati nel 2015 nella sede operativa del gruppo in via Fiorbellina a Vimercate. Condanne infine minori, fino alla più bassa, quella di 8 mesi, per altri dipendenti e prestanome ritenuti al soldo dell’immobiliarista. Disposte confische di beni sequestrati alle società per oltre 6 milioni di euro e riconosciuto un risarcimento dei danni ai fallimenti delle società vittime delle bancarotte fraudolente per distrazione di beni, che si erano costituiti parti civili al processo. Per Giuseppe Malaspina e altri coimputati che hanno scelto il dibattimento si torna in aula il 12 febbraio.