Milano, 18 maggio 2018 – Se anche in passato la guerra era (teoricamente) considerata una cosa da uomini, sappiamo tutti che ha sempre coinvolto anche troppo l’universo femminile costringendo le donne a diventare madri che piangono un figlio, orfane, vedove o vittime qualunque.
Ma non solo: i grandi conflitti mondiali sono stati una occasione, per le donne, di vedersi autorizzate a uscire dal loro ristretto ambito di movimento e accedere a lavori e responsabilità solitamente riservati agli uomini, lasciati vacanti da chi era andato al fronte.
Un esempio per tutti donne e ragazze inglesi che durante la Prima Guerra Mondiale addestravano e preparavano i cavalli della rimonta dell’esercito.
Originalmente coinvolte come infermiere per i cavalli feriti in guerra e ricoverati negli ospedali veterinari, gli alti ranghi riconobbero l’ottimo stato dei soggetti loro affidati: era migliore di quello riscontrabile nelle stesse strutture in cui lavoravano gli uomini.
Queste donne di cavalli si guadagnarono così sul campo anche l’onere e l’onore di addestrare i puledri che arrivavano in nave dall’Irlanda o dal Canada e dovevano poi essere mandati ai reparti operativi nelle zone di guerra: erano amazzoni provette, lady provenienti dagli hunt di tutta Gran Bretagna o figlie e mogli di allevatori cresciute nelle fattorie britanniche, australiane e canadesi che sapevano tutto della conduzione di una scuderia e del lavoro più adatto da fare con i loro allievi.
Lo sport, la vita e la passione avevano quindi fornito loro le competenze che le avrebbero emancipate: tre di questi centri in Inghilterra erano condotti esclusivamente da personale femminile, con l’unico intervento di un veterinario militare che andava a controllare la situazione una volta alla settimana.
Il più grande di questi centri era Russley Park, nel Wiltshire: venne fondato nel 1916, a capo aveva la formidabile Lady Mabel Birkbeck e Mrs. Ironsid come responsabile delle groom.
Il lavoro di ogni giorno comprendeva anche la somministrazione delle profende, l’abbeverata, la pulizia dei box proseguendo poi con il lavoro da terra e in sella, spesso con un cavallo sottomano a quello montato: nei quasi due anni di attività, da Russley Park uscirono 308 cavalli pronti per andare in guerra.
Una delle ricadute positive inaspettate di questa necessità bellica fu che vedere abitualmente per le campagne inglesi giovani donne mentre montavano da uomo, in pantaloni e stivali, rese socialmente accettabile la monta astride anche per il gentil sesso: dopo la WW1 la monta in amazzone divenne sempre più una possibilità di scelta, e non un obbligo beghino.
E date un’occhiata anche alla storia e alle altre opere di Lucy Kemp-Welch, l’autrice del dipinto che illustra questa notizia: un’altra donna di cavalli