Bologna 17 febbraio 2022 – Ci sono storie che a scoprirle viene da pensare: “o cavalli o… cavalli”. Vite che, a leggerle sulla distanza, insegnano che esiste sempre un destino. E quello che lega al mondo equestre è tenace…
Siamo verso la fine degli anni ’50. Zoe Harrison è una ragazza inglese come tante: appassionata di cavalli, con sogni equestri e ‘mezzi’ assolutamente normali. Nella disciplina che si è scelta, il dressage, si impegna tenacemente e, finalmente, un giorno riesce a scendere in rettangolo per la sua prima gara.
Come quasi sempre accade, lì arriva la sua prima concentissima delusione.
Sul foglio della ripresa, le valutazioni del giudice le fanno immediatamente capire che non sarà mai una dressagista del livello a cui ambisce. La delusione è tanto profonda quanto l’impegno che vede frustrato in 4 minuti di ripresa. Nella sua testa di teenager si dice: «Mai più».
Ma come dicevamo, Zoe è una ragazzina. La sua vita va avanti… E di lì a qualche anno, una decina circa, la vede partire nel 1969 per l’Australia, con due figli piccoli e un marito pilota dell’Aviazione australiana.
A questo punto la partita equestre potrebbe essere chiusa e dimenticata e invece… Il caso ci mette lo zampino.
Tutto ciò che la giovane coppia ha spedito dall’Inghilterra verso l’Australia, viene inspiegabilmente perduto. Mobili, abiti, ricordi. Tutto. Compresi i giocattoli dei due bambini.
Così la giovane mamma, per tenerli occupati, inizia a farli ‘giocare’ con dei pony. Molto simili a quelli che le avevano tenuto compagnia in Inghilterra. Quando lei stessa montava sotto lo sguardo vigile del nonno. Del resto, siamo in Australia: pony ce ne sono tanti.
Il karma dei cavalli, piano piano, torna a farsi spazio nella vita di Zoe. Che, dopo aver pazientemente portato i bimbi alla lunghina per ore, si ‘regala’ l’emozione di rimontare in sella.
Da lì in poi parte un’escalation che corre rapida come il desiderio di rivincita covata fin da quel primo rettangolo.
1984: Zoe vince il Campionato Nazionale di dressage. Nel 1989 rappresenta l’Australia nella Samsung Cup. Nel 2000 riceve la Medaglia dello Sport, uno dei massimi riconoscimenti del Governo australiano. E non finisce lì. Solo pochi giorni fa Zoe viene insignita dell’Order of Australia, altra massima onorificenza a livello nazionale, per il suo contributo allo sport equestre.
Oggi la signora Harrison ha 85 anni. E la sua attività principale continua ad avere come baricentro il dressage. È trainer, istruttore e… giudice.
«Oggi tendiamo a essere assi più positivi nelle nostre valutazioni – ha raccontato – E come giudici cerchiamo di essere sempre incoraggianti. Anche con cavalieri che in quel momento esprimono davvero poco talento. Esattamente come è capitato a me all’inizio».
Con l’esperienza di una intera vita tra le mani, Zoe Harrison raccomanda: «Pazienza, perseveranza e guai a farsi prendere dai nervi. Si deve conservare sempre ben chiaro l’obiettivo: sviluppare la propria capacità di sedere in sella con tutta la tranquillità e correttezza possibili».
Ora, a tanti anni di distanza, nessuno saprà mai – a parte Zoe – se quel suo primo rettangolo fosse davvero tanto ‘brutto’. Quello che però di sicuro possiamo affermare è che forse… è stato davvero il più utile per tutto ciò che è venuto dopo. Nel mondo dei cavalli, niente capita per caso, no?