Terni, 7 ottobre 2019 – Mimmo Fratini non ha la voce scossa: ex poliziotto ed ex pugile, ne ha viste troppe per lasciarsi trovare impreparato davanti a fatti anche molto spiacevoli, o comunque lasciare trasparire quanto dolore possa averlo toccato.
Ma quando questa mattina, appena fatto giorno è andato come sempre a controllare i suoi cavalli, per la maggior parte soggetti da Endurance, e ne ha trovata una gravemente ferita dai lupi, e altri tre feriti, morsi e scorticati il colpo è stato forte: Lady Hope, la più anziana del gruppo e quella che ha subito l’aggressione più pesante, aveva la spalla anteriore sinistra completamente aperta.
E stiamo parlando, lo sottolineiamo ancora, di cavalli adulti: non di puledri o piccoli animali, cavalli adulti che si trovavano in gruppo di 7/8 elementi in un ampio recinto a due passi da civili abitazioni, che lo circondano su tre lati.
Ma come vi dicevamo, la voce di Mimmo Fratini nonostante tutto è ferma e decisa: «Stamattina ho trovato questa sorpresa, mi sono ghiacciato: non si era mai verificato qui che attaccassero un animale così grande, che si sa difendere e vive per di più in un gruppo di suoi simili; non me lo aspettavo, veramente, perché sappiamo di molti allevatori della nostra zona che hanno visto pecore, capre e altri piccoli animali sbranati, ma mai avrei creduto che venissero attaccati dei cavalli adulti».
Quando è successo?
«Probabilmente verso le 4 di questa mattina: ieri sera verso le 20 li ho controllati ed era tutto a posto, come al solito, e il medico veterinario che è venuto a suturare le ferite della cavalla più grave, il dottor Nicola Pilati, mi ha detto che la lesione era molto fresca altrimenti avrebbe avuto molte più difficoltà ad effettuare l’intervento. Abbiamo trovato le tracce dei lupi, sono passati sotto il recinto elettrificato ed erano almeno in 5 o 6 esemplari. E credo che fossero affamati, perché altrimenti non mi spiego il fatto che abbiano attaccato una preda così scomoda come può essere un cavallo adulto: e se un lupo è affamato e ha il coraggio di attaccare un cavallo, siamo così sicuri che prima o poi non attacchi anche l’uomo?».
Gli attacchi di lupi al bestiame sono un tema molto dibattuto: per un certo periodo di tempo si è ritenuto che la maggior parte degli attacchi al bestiame fosse effettuata da cani rinselvatichiti, ma gli esami sistematici della varie Asl sulle carcasse predate hanno confermato scientificamente (analisi del Dna) che, in grandissima maggioranza, le predazioni sono dovute al lupo.
Che si ritiene, generalmente, un animale protetto a prescindere perché a rischio estinzione: ma in realtà il lupo appenninico in Italia gode di buona salute, e la sua popolazione è considerata «in stato di conservazione soddisfacente».
Il problema è che qualsiasi pensiero di contenimento del numero di lupi presenti in Appennino, da effettuare in deroga alla Direttiva Habitat comunitaria, non può prescindere da un censimento ufficiale della loro popolazione a livello nazionale e da una base dati concreta sul livello dei danni alla zootecnia: peccato che solo da pochissimo tempo in Italia si stia facendo chiarezza sulla oggettiva responsabilità dei lupi (e non dei cani rinselvatichiti) negli attacchi al bestiame, e che la maggior parte degli allevatori quando subisce un danno ormai non lo denunci nemmeno più, in quanto il risarcimento per capo è spesso inferiore al costo di smaltimento della carcassa.
Un altro requisito necessario è la dimostrazione dell‘applicazione meticolosa delle misure preventive alternative al prelievo della specie predante (cani da guardania specifici, recinti elettrificati): temi da approfondire a loro volta senza paraocchi, perché i desiderata teorici si scontrano molto spesso con la realtà dei fatti oggettiva e conosciuta nel profondo solo dagli allevatori (ad esempio: che costi comporta elettrificare con i sistemi anti-lupo il perimetro di un allevamento brado di bovini, ovini ed equini che spesso supera abbondantemente le decine di ettari? un importo del tutto incompatibile con la realtà economica di una azienda agricola).
In Francia, ci dicono gli allevatori, è usuale ottenere il permesso di difendere il proprio bestiame una volta dimostrata la non efficacia degli altri sistemi: l’allevatore colpito fa regolare richiesta alle guardie locali preposte, che una volta appurata la liceità della sua domanda lo affiancano nell’operazione di abbattimento dei lupi o lo effettuano al posto suo, se non in grado di occuparsene.
Domanda: perché in Italia no?
Il problema, come testimoniato dal caso di Monteleone d’Orvieto, è troppo grave per non essere preso in considerazione.
Di Lady Hope – che, compatatibilmente con l’accaduto, si sta riprendendo e sta abbastanza bene – abbiamo le fotografie prima e dopo l’intervento del medico veterinario: abbiamo scelto di non utilizzarle, per non urtare inutilmente la sensibilità dei nostri lettori