Milano, 6 luglio 2017 – I giovani orchestrali dell’Accademia del Teatro alla Scala si esibiranno all’ippodromo delle Bettole di Varese l’11 luglio 2017, nell’ambito della tournée dedicata alle celebrazioni dell’Anno della Cultura in Lombardia che li vedrà impegnati anche a Como (Teatro Sociale, 13 luglio), Pavia (Teatro Fraschini, 14 luglio) e Cremona (Piazza del Duomo, 15 luglio).
Tra una corsa e l’altra del Trofeo delle Provincie di Lombardia (1600 metri al galoppo per cavalli di 3 anni ed oltre che non abbiano vinto una corsa di Gruppo II dal 11/07/2016 o una corsa di Gruppo III dal 11/01/2017 o una Listed Races dal 11/05/2017, dedicata al commendator Guido Ermolli) si potranno ascoltare le note di questi promettenti musicisti, forse appena un po’ spaesati in un ambito così diverso da quello protetto e ovattato del teatro milanese: una buona occasione, visto che si parla di Anno della Cultura, di pensare anche a quella equestre che alla Scala rischia di essere messa in un canto per esigenze di allestimenti scenici.
E’ difatti ancora in cartellone in questi giorni La Bohème, opera di Giacomo Puccini, con la regia e le scene di Franco Zeffirelli (ripresa la prima da Marco Gandini e con la direzione di Evelina Pidò) che prevede sul palco per alcuni minuti anche un cavallo ed una somarella.
In un precedente articolo chi scrive per voi aveva dato per scontato che le due comparse a quattro zoccoli fossero adeguatamente preparate al loro lavoro e che quindi non fosse il caso di gridare al maltrattamento animale; però chi ha assistito allo spettacolo (in scena fino al 14 luglio 2017) si è accorto del palese disagio dei due equini durante la rappresentazione.
Si badi bene, non stiamo parlando di crudeli maltrattamenti: ma di due animali di ottimo cuore e buonissima volontà che evidentemente non sono stati preparati per l’impegno che devono sostenere e portano a termine più per le loro virtù intrinseche che per un adeguato addestramento.
E’ per questo che parliamo di cultura equestre: perché portare in scena un asino e un cavallo andrebbe benissimo, se questi fossero adeguatamente desensibilizzati e addestrati alla bisogna – per un Falstaff dato in Gran Bretagna, ad esempio, sappiamo che il cavallo che nell’opera ascolta cantare il tenore affacciato al suo box è stato abituato gradualmente sia al cantante che alla scena del teatro, con sessioni di prova dedicate solo a lui.
Alexander Pereira, sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala, ha detto che questa serata alle Bettole per lui è “…realizzazione di un sogno. Da grande appassionato di cavalli, avevo sempre desiderato fare una serata di corse insieme alla musica”.
Anche noi abbiamo un grande sogno, ed è quello di vedere riconosciuto il valore della professionalità e della cultura equestre: per questo non è ammissibile che, in un tempio della cultura e dell’Arte come il Teatro alla Scala, si sopporti una improvvisazione come quella che loro malgrado rappresentano i due equini della Bohème.
Improvvisazione che tra l’altro potrebbe avere conseguenze anche gravi, non solo per loro: avete idea di quello che potrebbe succedere nel caso uno dei due, esasperato e fuori controllo, desse in escandescenze su un palco affollato e senza via di fuga come quello di un teatro?…
Certo i rischi ci sarebbero sempre, ma con cavalli veramente “di spettacolo” sarebbe una cosa nettamente diversa.
Sarebbe cultura e Arte: quella Equestre, con tutte e due le iniziali maiuscole.
Fonte AGI