Milano, 20 marzo 2018 – Ti seguirei anche all’inferno: si dice tra amici, fa bene al cuore e poco importa se l’intento non viene messo realmente alla prova – anzi, forse in qualche caso è meglio così si evita una delusione.
Ma chi ci ha realmente seguito ovunque sono stati i cavalli: anche sottoterra, sì, nei gironi infernali delle miniere di carbone.
Dalla metà del XVIII secolo in poi si diffuse infatti l’utilizzo di cavalli, pony, asini e muli (questi ultimi specialmente negli USA) nelle miniere di mezzo mondo ed indipendentemente dalla razza sono conosciuti sotto il nome di Pit Ponies.
L’anno in cui se ne registravano il più alto numero in servizio permanente effettivo fu il 1913: solo in Gran Bretagna allora erano 70.000.
Una vita durissima la loro: entravano in miniera a 4 anni, molto spesso tornavano in superficie solo una volta ogni 12 mesi, quando la miniera chiudeva per ferie. Potevano trasportare anche 30 tonnellate di carbone in otto ore di lavoro.
Le scuderie dove riposavano erano ricavate nelle gallerie dove lavoravano di giorno, venivano nutriti con un pastone molto sostanzioso fatto di fieno trinciato e mais e spesso si creava un legame affettivo molto forte tra i pony e i loro colleghi umani: ma la loro vita media lavorativa era sui 4 anni, invece dei 20 quasi normali per i cavalli da lavoro su, all’aria aperta.
Incredibilmente l’utilizzo di questi pony, anche se enormemente diminuito già dagli anni ’20 del secolo scorso, è andato avanti sino a quarant’anni fa: nel 1984 ce n’erano ancora 55 assunti (per così dire) nelle miniere inglesi.
L’ultimo pit pony inglese in servizio effettivo, Robbie, è andato in pensione nel maggio del 1999 dopo aver lavorato da Pant y Gasseg, vicino a Pontypool.
L’ultimo vivente invece è stato Pip, un piccolo e orgoglioso grigio morto a 35 anni nel 2009: aveva lavorato nella miniera di Sacriston sino a quando chiuse nel 1985 e per un altro anno aiutò a sgomberare le attrezzature; poi venne adottato dal Beamish Open Air Museum, dove continuò ad indossare i suoi finimenti da lavoro a scopo didattico.
Fino all’inferno e ritorno: sempre con noi, questi benedetti cavalli e anche i benedetti Very Important Pony, ovviamente.