Bologna, 17 settembre 2022 – Dopo la prova in rettangolo, l’Italia si è presentata allo start del cross in decima posizione nella classifica provvisoria, con buona prossimità con il gruppo di centro.
La prima al via è stata Arianna Schivo che ha portato a termine un buon percorso netto, penalizzato solo dal cronometro. Il suo tempo di 10,26, rispetto ai 9,50 previsti è costato 14,40 punti di penalità ma Quefira si è mostrata ancora una volta una certezza, con tutta la qualità che è riuscita a esprimere su questo faticosissimo percorso, che proprio nella fase iniziale l’aveva fatta sembrare un po’ in affanno.
Il secondo binomio azzurro sul tracciato di Giuseppe Della Chiesa è stato quello composto da Marco Cappai e Uter. Il cavaliere italiano ha avuto un unico problema che ha sporcato una performance altrimenti al diapason. Sul numero 7, la combinazione dello scivolo Kep Italia, Uter si è un po’ spento tra il secondo e il terzo elemento, producendo un rifiuto proprio sull’uscita dalla combinazione. 20 più 10 quindi le penalità finali per questo binomio.
Evelina Bertoli con Fidjy des Mezels, in campo a titolo individuale è stato l’atteso terzo binomio azzurro in campo. E seppur non impegnata per il risultato di squadra, l’amazzone romana ha condotto una gara sicuramente valida. Netta agli ostacoli, ha concesso a Fidjy sono l’aggravio del tempo, dovuto più che altro all’esuberanza che Evelina si è trovata a dover gestire lungo tutto il tracciato.
Ha lasciato incredulità il percorso di Susanna Bordone che si è inspiegabilmente vista tradita dal fido ‘Impy’ che sugli angoli dell’ostacolo n. 11 ha improvvisamente dettato uno stop alla performance Mondiale della sua amazzone che fin lì aveva prodotto un buon tracciato.
L’ultimo cavaliere azzurro sul percorso è stato Giovanni Ugolotti con Duke of Champions. La loro prova si è svolta all’insegno della regolarità, seppur a un’andatura conservativa. Il nostro atleta ha preferito partire non troppo veloce per evitare di far sfilare troppo il suo Duke e questo ha determinato poi, l’aggravio, in parte recuperato, del cronometro. Detto ciò, quella di Ugolotti è stata la migliore espressione in campo per l’Italia e il binomio ha confermato la buona forma espressa già in rettangolo.
Arianna Schivo/Quefira de l’Ormeau: «Sono molto soddisfatta, perché non è mai semplice partire per primi nella squadra, senza riferimenti. L’importante è stato aver portato a casa un bel netto: il mio obiettivo era anche quello di entrare nel tempo ma è fallito per un paio di scelte che mi hanno penalizzato. Il percorso era molto stancante, specie con i saliscendi iniziali, e quindi a metà è stato necessario far rifiatare Quefira che però ha chiuso molto bene».
Marco Cappai/Uter: «L’amarezza c’è come atleta, per aver compromesso l’esito complessivo della squadra in questa prova. Peccato, perché era una gara di cross preparata al meglio. Uter ha dimostrato di essere un fuoriclasse, lo scarto sull’ultimo elemento dello scivolo è arrivato per un’incomprensione, una distrazione che non ci voleva in un’occasione così importante: il salto era molto stretto, c’era tanto pubblico dietro ed è andata così…».
Susanna Bordone/Imperial van de Holtakkers: «Non so davvero spiegarmi i tre scarti di Imperial. È una roba che non aveva mai fatto in precedenza, e peraltro fino a quel punto aveva saltato benissimo. Addirittura allo “scivolo” avevo perso una briglia e lui invece non si era scomposto affatto. Sulla combinazione del numero 11, invece, non ne ha voluto sapere: neppure sull’alternativa, né da mano destra né riprovandoci a mano sinistra. Pensavo di chiudere la sua annata qui, a questo punto valuteremo la sua condizione fisica e decideremo se farlo gareggiare altrove prima che finisca l’annata».
Giovanni Ugolotti/Duke of Champions: «Non è mai semplice aspettare quando c’è un rinvio dell’entrata in gara, come oggi, ma ho pensato alle mie cose, in tranquillità, e alla fine non c’è stato alcun problema. Duke of Champions è stato fantastico: avrei voluto e col senno di poi avrei potuto galoppare un po’ più rapidamente per avvicinare maggiormente al tempo, ma sono soddisfatto di come ha saltato e di come ha risposto a tutte le mie richieste. Peccato per la posizione di classifica della squadra, sono ovviamente particolarmente felice di essere il migliore degli italiani».
Evelina Bertoli/Fidjy des Melezes: «Sono felicissima, per il netto di Fidjy e per l’entusiasmo e il tifo che c’erano su ogni ostacolo di un percorso davvero impegnativo. La cavalla di andatura era un po’ forte e alla fine ero più stanca io di lei, ma il sostegno della folla sembrava quello che c’è a New York per la maratona,.. Con urla e bandiere mi hanno sostenuto fino all’ultimo metro».