Bologna, domenica 27 marzo 2022 – Michael Jung, 40 anni. Tedesco fino al midollo. Completista eccezionale. Uomo gentile, riservato e umile, che in sella diventa una forza della natura. Il cavallo diventa un prolungamento del suo corpo e il binomio sembra pervaso da un’energia mistica che li porta in cima ai salti più impegnativi.
Talento, passione e dedizione sono gli ingredienti che lo hanno condotto al successo: medaglia d’oro individuale e a squadre a Londra 2012 nella disciplina del completo, oro individuale e argento a squadre a Rio de Janeiro 2016. Un campione a tutto tondo, ammirato in ogni angolo del mondo. Adora il completo ovviamente, disciplina che lo vede plurimedagliato, ma monta abitualmente ai massimi livelli anche in salto ostacoli. E proprio per questo si trovava a Gorla Minore, in occasione dello Csi a quattro stelle di marzo.
È un piacere averla in Italia. Ha programmato molti concorsi sul nostro territorio?
«Certo, ho diversi eventi in programma. L’Italia è meravigliosa, soprattutto per i suoi campi sia indoor sia outdoor. In Germania la stagione al chiuso è molto lunga a causa del clima, mentre io trovo bellissimo stare all’aperto con i cavalli. E qui ci sono bei centri, bei percorsi, è ottimo per prepararsi per gli appuntamenti importanti».
Partendo dal principio dunque… come nasce la passione di Michael Jung per i cavalli?
«Ho sempre vissuto in mezzo ai cavalli e nelle scuderie, con la mia famiglia. Mi sono avvicinato molto presto ai pony, mi divertivo molto con loro. Poi ho iniziato a montare ma non ho fatto molte gare nelle categorie pony. Sono passato subito ai cavalli. In principio solo dressage e salto ostacoli. Poi all’età di 14 anni è arrivato il primo soggetto con cui avvicinarmi al mondo del completo, insieme a mio fratello…. Anche lui monta a cavallo, anche se a livello amatoriale».
Qual è stata la competizione che l’ha emozionata di più?
«Nello sport ad alto livello è sempre tutto emozionante. Il salto ostacoli è molto tecnico, mentre il cross con la sua velocità e la lunghezza dei percorsi ti mette a dura prova. Ma anche il dressage è bellissimo quando il cavallo inizia davvero a danzare. È tutto fantastico, da sentire e da vedere. Ci sono bellissime gare al mondo che ho amato, come Aachen o il Kentucky. Tutte mi hanno emozionato».
Sente mai lo stress prima di una gara?
«Non direi. Penso che la cosa più importante sia essere ben preparati e concentrati su noi stessi. Per me andare in gara è quasi una routine perché lo faccio da tutta la vita. Con un concorso quasi ogni settimana, appena finisco torno a casa, mi fermo un paio di giorni e riparto subito. È la mia normalità».
Mi parli della preparazione di un cavallo da completo. Come gestisce il lavoro in piano, il salto, la condizione?
«La preparazione è un mix di tutto. Un cavallo può necessitare più esperienza sul salto, allora si può fare un percorso a casa. Un altro può essere un po’ pauroso su certi salti, come per esempio il fosso, allora ci si può concentrare su quello. Alcuni hanno bisogno invece di più ginnastica o di saltare degli oxer un po’ più alti. E la condizione atletica, certo, è fondamentale, ma va preparata parecchio tempo prima della gara. Serve un programma in cui sia definito l’impegno più importante della stagione. Da lì poi si organizzano gli altri appuntamenti per mantenere la condizione del cavallo, sia da un punto di vista fisico sia mentale. Il nostro compagno di gara deve essere sempre forte, in ottima condizione fisica, ma anche rilassato».
Michael, ma in fondo qual è la sua disciplina preferita?
«Penso di amarle tutte quante, soprattutto perché vivo in Germania. Se vivessi in Inghilterra forse il cross sarebbe il mio preferito. Ma in Germania non abbiamo abbastanza concorsi di completo. Per questo mi dedico moltissimo anche al salto ostacoli. La cosa migliore per me è alternare: una volta l’uno, quella dopo l’altro. È molto bello anche avere diversi cavalli e portare avanti con loro le varie specialità, anche con i giovani. È meraviglioso vederli crescere».
Qual è il segreto del suo successo e della sua monta?
«Non sono sicuro, credo sia un insieme di molti dettagli, a partire da tutti quelli che mi sostengono e che mi aiutano: la mia famiglia, i miei sponsor, i miei amici, i proprietari dei cavalli. Ho imparato molte cose nella vita, tante da mio padre Joachim, ma credo che ciascuno debba trovare il proprio modo di montare. E per me questo significa avere i cavalli rilassati e felici, dare loro una buona sensazione, in modo che siano motivati, così che siano loro a voler vincere, fare un percorso netto o galoppare in cross. È uno sport fantastico nel quale abbiamo la possibilità di costruire un rapporto stupendo con questi animali».
Qual è la lezione più importante che lei abbia mai imparato in tutta la vita?
«Che serve essere paziente e non avere fretta di ottenere risultati. Bisogna essere rilassati, pensare in maniera semplice, trovare feeling con il cavallo».
Cosa pensa di lei come cavaliere?
«Penso di essere un gran lavoratore. Sono molto soddisfatto del mio lavoro, della mia vita, dei miei risultati. Mi impegno duramente, ho un buon rapporto con i miei cavalli. Penso di fare sempre il meglio per loro, per renderli felici. Abbiamo delle belle scuderia a casa dove penso che loro stiano bene. Credo che sia importante che il cavallo e il cavaliere facciano esperienza, si conoscano bene, si fidino l’uno dell’altro e che abbiano coraggio».
Che consiglio si sente di dare a tutti quei giovani cavalieri, soprattutto completisti, che vedono Michael Jung come un modello a cui ispirarsi e da cui imparare?
«Direi loro che serve molta disciplina e duro lavoro per cercare sempre di migliorarsi. Non bisogna mai pensare di essere abbastanza bravi. C’è sempre qualcosa che si può fare in modo migliore. È necessario essere flessibili nel lavoro, nella programmazione, nel modo di pensare… Perché ogni cavallo è diverso, come gli umani, e ciascuno ha bisogno di un lavoro differente. Per questo serve essere aperti ed imparare dagli altri, quando si guarda un percorso di salto, una ripresa di dressage, o un cross country: da tutti si può trarre qualche insegnamento».
Andando verso i Campionati del Mondo di Completo che si terranno ai Pratoni del Vivaro…. Michael, con quale spirito e quali emozioni va verso un appuntamento tanto importante in un momento storico tanto difficile?
«La vita è molto strana… Spero che la situazione in Ucraina si risolva al più presto, chiaramente. D’altra parte, credo che noi dobbiamo continuare e andare avanti. Nutro molta fiducia nelle prossime competizioni, soprattutto nei FEI World Championships. I Pratoni sono un’ottima location per il completo. Il territorio sulle colline è molto impegnativo ed è importante arrivarci molto preparati».
Quindi Michael Jung, nella sua naturalezza dimostra quale sia sempre la cosa più importante: il rapporto con il cavallo. Feeling, umiltà e passione sono le sue parole chiave, quelle che un campione come lui non scorda mai, neanche quando arriva sul tetto del mondo del completo.