Padova, sabato 11 marzo 2023 – Camilla Coppini ritorna dal Campionato del Mondo di endurance disputato lo scorso 25 febbraio negli Emirati Arabi Uniti con la consapevolezza di poter fare affidamento su un cavallo di gran valore.
«Sono davvero molto contenta di come si è comportato Ernest: adesso ci prepareremo per il proseguimento della stagione e sono certa che lui la affronterà al massimo e al meglio delle sue possibilità».
Eppure non deve essere stato un mondiale facile, anche perché in un primo momento previsto in Italia in ottobre e poi spostato negli Emirati alla vigilia dell’appuntamento italiano a Isola della Scala…
«Eh sì, la cosa ha creato qualche problema nella preparazione: un conto è gareggiare in Italia, o comunque in Europa, con un certo clima e un certo tipo di fondo… Altra cosa è farlo nel deserto arabo».
E quindi?
«E quindi abbiamo impostato la preparazione basandoci sulle caratteristiche che avrebbe presentato la nuova sede di gara».
Tecnicamente parlando cosa ha voluto dire?
«Io per esempio ho lavorato molto in pista per cercare di abituare il mio cavallo alla sabbia, elemento che insieme alla temperatura avrebbe rappresentato il problema maggiore una volta raggiunta la sede di gara».
Come si fa a preparare un cavallo in previsione di un cambio di temperatura così consistente?
«Intanto partiamo con il dire che i cavalli che gareggiano in questa specialità sono prevalentemente purosangue arabi, quindi naturalmente predisposti ai cambiamenti e agli adattamenti repentini. Poi il lavoro può essere modificato nel senso di impegnare il cavallo sotto sforzo in un modo un po’ diverso da quello che si farebbe se si dovesse affrontare una gara in Europa. Anche se è comunque molto difficile portare i cavalli allo stesso livello di quelli che sono residenti sul luogo, che si allenano lì e che sono regolarmente abituati a quelle condizioni».
Diceva della possibilità di modificare il lavoro…
«C’è chi come me ha lavorato i cavalli con il pelo lungo, mentre normalmente per gareggiare in Europa tendo a tosarli poco prima dell’impegno. Altri invece preferiscono lavorare facendo indossare ai cavalli una coperta… Insomma, in Europa in pieno inverno non è facile ricreare le condizioni ambientali del deserto degli Emirati, questo è ovvio».
La gara si è conclusa con il suo 20° posto individuale, miglior piazzamento azzurro, e la squadra al 4° posto: è stata la conferma delle sue aspettative?
«Sono davvero molto contenta della prestazione del mio cavallo. Soprattutto tenendo conto che l’approccio non è stato dei migliori… Appena arrivato infatti Ernest era spaesato e agitato, non abituato come è a vedersi intorno tutte quelle dune, quell’ambiente per lui così strano e particolare. Non ha capito dove ci trovavamo… Durante i primi due giri era molto agitato e teso, ha fatto il rientro del battito cardiaco in cinque minuto contro i suoi abituali due, ma solo a causa della sua condizione emotiva. A partire dal terzo giro invece ha ingranato, ha cominciato a mettere la testa in quello che stava facendo e così abbiamo iniziato a fare quello che dovevamo fare».
Senza quel problema di rientro cardiaco la situazione poteva cambiare?
«No, non credo più di tanto, forse abbiamo perso un paio di minuti al primo e al secondo cancello veterinario… Ma il cavallo ha lavorato molto bene, durante l’ultimo giro non gli ho chiesto niente di più perché ero veramente molto contenta di come si era comportato, di come era stato capace di modificare il suo atteggiamento durante la gara. È andata benissimo così, sono molto contenta di lui e del risultato».
Con i suoi compagni di squadra come avete valutato il 4° posto? Poteva essere un 3° e quindi una medaglia? Ci avete pensato?
«Siamo partiti con l’idea che sarebbe stato molto difficile raggiungere il podio: c’erano tante squadre molto ben preparate e che erano arrivate lì per allenarsi al meglio molto prima di noi. Poi per carità, ci si prova sempre, si fa il possibile, ma il risultato che abbiamo ottenuto ha rispecchiato in pieno il nostro pensiero prima della partenza. È chiaro che tutto si può sempre fare meglio, ma di fatto le cose sono andate come pensavamo che sarebbero andate».
Lei però torna con una certezza in più circa la competitività del suo cavallo…
«Sì, certo. Come ho detto, sono più contenta per la sua prestazione che per il risultato in sé. Durante l’ultimo giro Ernest era bello vispo, probabilmente nelle battute finali avrebbe potuto dare anche qualcosa in più, ma io non ho voluto approfittare anche in considerazione della sua giovane età. E adesso ci aspetta una stagione che ci regalerà grandi soddisfazioni: ne sono certa!».