Bologna, 4 maggio 2021 – Con una sentenza che arriva a 5 anni dall’inizio del procedimento, il Tribunale per l’Arbitrato Sportivo – la corte d’appello dello sport internazionale, detta Cas – ha ribaltato in via definitiva una sanzione storica della Fei.
Si tratta dei 20 anni di allontamenteo dalle gare dell’emiratino Sh Abdul Aziz Bin Faisal Al Qasimi coinvolto nel 2016 nella tragica morte del suo cavallo durante una gara di endurance.
Era il 15 ottobre e a Fontainebleau, l’atleta era in gara nel Cei* con Castlebar Contraband. Durante la competizione, il cavallo fu vittima di una frattura a un arto che ne determinò l’eutanasia.
I campioni di sangue raccolti post mortem rivelarono la presenza di Xylazine, sostanza compresa nell’elenco delle Controlled Medication. Si tratta di un sedativo, analgesico e miorilassante proibito in gara. E di cui non risulta la somministrazione in alcun modulo o piano terapeurtico.
Tra l’altro, la sostanza, che viene rapidamente espulsa dall’organismo, è nota per l’impiego nell’endurance per abbassare il ritmo cardiaco.
Sh Abdul Aziz Bin Faisal Al Qasimi a suo tempo si difese indicando proprio nell’eutanasia la causa di contaminazione. Ma la Fei avvalorò la testimonianza della veterinaria intervenuta sul campo che invece aveva prodotto evidenza di aver seguito alla lettera l’iter previsto per questi casi.
Sempre a seguito delle indagini post mortem, vennero fuori evidenze cliniche di iniezioni per desensibilizzare gli arti (nerve blocking). Il che aggiunto al farmaco e a una condizione di osteoartite del provero cavallo, esitarono nella tragica frattura.
Da qui la durissima sentenza Fei. 20 anni di squalifica. Un record in materia di pena, volta forse anche a dare un segnale forte all’Endurance di quegli anni.
Ma il cavaliere emiratino è andato oltre la prima sentenza. Si è rivolto al Cas che, a distanza di tanto tempo, ha rivoltato la sentenza.
L’appello
Secondo quanto si legge nella sentenza conclusiva del Cas, le prove inoppugnabili che il cavallo fosse stato desensibilizzato per la gara non ci sono. Inoltre, il Cas ha fatto notare come il cavallo avesse regolarmente passato tutte le visite prima e durante la competizione. La Fei non sarebbe inoltre stata in grado di portare prove sul fatto che il cavaliere stesse gareggiando su un cavallo allo stremo delle forze, zoppo o malato. E neppure che il cavaliere avesse comesso azioni o omissioni che fossero esitate inutili sofferenze o fastidio per il cavallo.
Niente violazione dell’ Articolo 142.1 del FEI General Regulations e quindi rmozione di tutte le sanzioni. Secondo il Cas, la pena stabilita dal tribunale Fei era fondata su basi non corrette.
In casi di tale gravità, ha sottolineato il Cas, ben vengano tutte le perizie del caso ma la parola vera e definitiva spetta alle ‘prove-provate’ della violazione dei regolamenti.
La delusione in Fei
Con il fair-play istituzionale che la contraddistingue, la Fei ha accettato la decisione del Cas. Ma di sicuro è stato un bel rospo da ingoiare, così come si intuisce dalle parole del segretario generale Sabrina Ibañez.
«La Fei ha il compito di proteggere il benessere dei cavalli e fermare senza forse e senza ma gli abusi. Per questo, questa sentenza avversa è motivo di grande rammarico. Dal 2016 a oggi, le regolamentazioni dell’Endurance sono cambiate molto… In ogni caso, la Fei continuerà a vigilare con il massimo impegno perché questa sentenza del Cas non sia un deterrente per chi denuncia i maltrattamenti. Dobbiamo lavorare insieme affinché chi compie qualsiasi abuso contro i cavalli sia denunciato e punito. E dobbiamo lavorare anche sulla costruzione di impianti probatori inoppugnabili».
«Siamo incredibilmente frustrati dalla sentenza del Cas – ha aggiunto l’Fei Veterinary Director Åkerström -. Soprattutto perché il danno mortale di cui ha sofferto questo cavallo è stata la sintesi di nomerosi fattori ad altissimo rischio. Questo caso sarà di sprone a attuare sempre ppiù seriamente il FEI Hyposensitivity Control System. Un valido protocollo per individuare i casi di desensibilizzazione.