Perugia, 20 gennaio 2024 – L’Endurance è sport elevato alla massima potenza: il tempo prolungato di impegno e fatica che in questa disciplina si richiede al cavallo non lascia spazio a improvvisazioni.
Prevenzione e programmazione sono le parole magiche dell’Endurance ci ha spiegato Angelo Paris, medico veterinario ippiatra con base in Umbria che segue molti binomi di questa disciplina.
“La prima cosa a cui pensare per preservare il benessere del cavallo in questo sport è verificare quanto sia adatto il cavallo stesso a praticarlo. Prima ancora di cominciare qualsiasi tipo di preparazione e percorso di qualifica sportiva, deve essere sottoposto a una visita clinica da parte di un veterinario competente nella materia specifica. Dall’indagine sia radiografica che ecografiche rileveremo eventuali punti deboli. La gestione del cavallo da Endurance si basa essenzialmente sulla prevenzione. Perché una volta che insorge un problema è difficile controllarlo. É una disciplina ripetitiva, che si svolge per tante ore: i cavalli per ore e ore vengono sottoposti al lavoro su terreni di natura varia e spesso in dislivello. E se non sono a posto non passano la visita veterinaria: per cui è controproducente richiedere questo sforzo a cavalli che già in partenza non possono essere adatti”.
E quando si trova il cavallo adatto?
“Si procede a pianificare un piano di allenamento. I primi due anni di allenamento dei cavalli da Endurance sono quelli in cui devono fare le gare a velocità controllata, secondo una precisa regolarità. É fondamentale che queste gare le passino indenni dal punto di vista ortopedico, quindi bisogna pianificare un allenamento di ‘endurance metabolico’. Uscite lunghe, velocità relativamente bassa. Il cavallo in questa fase è bene che venga monitorato in modo regolare, anche in funzione degli obiettivi sportivi del cavaliere”.
L’arma vincente? La squadra
Il team formato da allenatore, cavaliere, veterinario e maniscalco è di fondamentale importanza per il benessere del cavallo da Endurance.
Pianificare gli impegni creando obiettivi intermedi e finali, sempre tenendo ben chiaro in mente il carico di lavoro richiedibile a ogni soggetto. Solo così potremo preservare la sua buona condizione a lungo.
Non solo ‘dritto’
Il lavoro di screening di un atleta equino delle lunghe distanze prevede di approfondire lo stato di diversi apparati, compreso quello respiratorio.
Una endoscopia delle vie aeree dopo il lavoro per individuare infiammazioni delle vie aeree profonde sub-cliniche, che non si manifestano con colpi di tosse ma con la presenza di muco in trachea.
Gli esami del sangue come per tutti i cavalli, soprattutto all’inizio dell’anno, per verificare la positività alla piroplasmosi visto che gli Arabi da Endurance molto spesso provengono dalle regioni meridionali della Francia, dalla Sardegna o dal Centro Italia. Dove la macchia mediterranea impera e c’è un’elevata quantità di zecche e spesso hanno una forma di piroplasmosi silente.
Ti testo in pista
È possibile pianificare anche dei test da sforzo in pista a velocità sub-massimale, con degli step e intensità crescenti al termine dei quali possiamo prendere il lattato e valutare la soglia aerobica. Tutto questo ci aiuterà a valutare se il cavallo è più o meno pronto per la gara che andrà ad affrontare ma anche a scovare eventuali patologie sub-cliniche.
Anche il riposo fa parte dell’allenamento
Un cavallo da Endurance ha bisogno di riposo. Ecco perché è importante pianificare dei periodi di allenamento ben precisi, che definiscano in modo altrettanto chiaro i periodi dedicati al recupero della forma fisica e mentale.
Purtroppo la ripetizione del gesto, dell’andatura sui terreni duri crea un logorio articolare. Quindi anche se il cavallo sta bene ma non diamo tempo alle strutture ossee, tendinee e legamentose di recuperare da questo traumatismo cronico aumentiamo la probabilità che si manifesti un problema clinico acuto.
Indispensabile poi dosare con cautela le gare: troppi buoni cavalli si rovinano per sempre proprio perché generosi, il loro team deve proteggerli da questo rischio. Se è un buon team.
Over training? No, grazie!
La giusta preparazione è anche fare in modo che non si ecceda, perché l’over training è in qualche modo peggio del poco allenamento.
Perché un cavallo che è poco allenato andrà male in gara, magari sarà stanco ma la gara successiva migliorerà.
Ma se un cavallo è in sovrallenamento magari vai in gara e non rientra nei parametri come dovrebbe, ha dei tempi di rientro più più lenti e la cura è più difficile.
Perché alcuni cavalli con un mese di riposo vanno a posto, altri hanno subito delle modificazioni endocrine importanti quindi necessitano anche dei periodi più lunghi.
Mens sana in corpore sano
La prevenzione e l’attenzione al benessere sono anche la salvaguardia dell’aspetto mentale. Perché un cavallo da Endurance deve essere un cavallo allegro, volenteroso, che ha voglia di andare.
Coinvolgere il veterinario anche per quello che riguarda l’alimentazione. L’Endurance è una delle discipline dove il peso fa la differenza, perché i cavalli troppo magri non hanno sufficienti energie per terminare uno sforzo.
Ma i cavalli troppo grassi, oltre a portare una massa inutile che va a logorare le articolazioni, avranno anche difficoltà nell’eliminare il calore che viene prodotto durante l’esercizio, quindi tempi di rientro cardiaci più elevati.