Bologna, 17 gennaio 2023 – Le buone notizie circolano in fretta… e che Federica Sileoni fosse ‘in lavoro’ in Belgio era notizia nota già da un po’. L’atleta che ha portato alti i colori della Fise e dell’Italia in una Paralimpiade e un Mondiale è sicuramente tra le più attese nel segmento del nostro paradressage. È giovane, molto determinata, ha carattere ed è anche molto talentuosa… Il che, unito al fatto di avere dietro sé una ‘struttura’ come quella di WorldSoul chiude un cerchio senza il quale emergere individualmente è sempre più complicato. Ed è proprio per ottimizzare le qualità di Federica e affinarle, che WorldSoul, in accordo con la Federazione ha organizzato questa trasferta, appoggiandosi niente di meno che alla struttura dove lavora Michèle Georg, la numero uno al mondo.
Cavallo Magazine ha raggiunto Federica e Gea per una chiacchierata a più voci e per sapere direttamente dalle protagoniste come sta andando questo stage allungato e qual è l’obiettivo di quello che sicuramente costituisce un grosso sforzo, organizzativo, economico e sportivo.
Gea, Cosa vi ha portato in Belgio?
«La volontà di aprirci a nuove esperienze. Volevamo fare per la prima volta un’esperienza all’estero per poterci confrontare con una realtà differente dalla nostra, di alto livello. Per poter imparare, migliorare la tecnica e l’attitudine. Vedere come lavora Michèle, la numero uno al mondo, confrontarsi con lei, allenarsi con lei è un modo fantastico per guardare verso altri orizzonti e, perché no, provare a raggiungerli».
Quale progetto sta dietro questa trasferta?
«Il progetto voluto e pianificato per Federica, per la sua crescita tecnica e interiore e per la formazione in vista della qualificazione alle Olimpiadi di Parigi del 2024. Un progetto, sotto la preziosa supervisione del nostro tecnico Alessandro Benedetti, che è fatto di allenamento e di duro lavoro. Di scadenze e obiettivi a breve e lungo termine da raggiungere, ma anche di quotidianità, di apprendimento, di emozioni e stimoli continui. L’esperienza in Belgio per lei rappresenta la prima all’estero, in qualche modo quindi, la più importante».
Come si svolge la vostra giornata di lavoro?
«Secondo ritmi precisi, con momenti che scandiscono l’intera giornata. Al mattino presto, palestra. Poi qualche ora di lavoro in scuderia fino alle 12. Diamo da mangiare ai cavalli prima della nostra pausa pranzo (stiamo anche imparando a cucinare…). Dopo pranzo, di nuovo in scuderia a lavorare per circa tre ore. La sera è il momento del riposo, ma anche della condivisione delle esperienze del giorno e delle chiacchiere fra noi. Si crolla, ma di una bella stanchezza, quella che ti fa svegliare più motivata che mai».
Che esperienza è misurarsi con un training probabilmente diverso da quello abituale?
Questa volta a prendere la parola è Federica Sileoni. «All’inizio preoccupante, sarò sincera. Ero in ansia, non conoscendo né Michèle né la lingua. Poi però, già dopo il primo giorno, è andata meglio, è andata bene. Mi sono trovata bene con il lavoro di Michèle e con i cavalli; persino la lingua ha cominciato a non essere più un problema».
Su quali aspetti state lavorando in particolare?
«Sugli aspetti basici, quelli utili per semplificare i grafici. Tutti i giorni si lavora sul grafico, per costruirlo e per semplificarne e migliorarne l’esecuzione».
A Gea Einaudi chiediamo se in Belgio c’è solo Federica o anche altri ragazzi di WorldSoul.
«Solo Federica, in questo caso è un progetto specifico per lei».
Sempre al deus ex-machina di WorldSoul chiediamo di tratteggiare la sua visione da qui a Parigi 2024
«Lavoro, sacrificio quotidiano, programmazione, decisioni importanti e tempestività nel prenderle. Dobbiamo far crescere il puledro per arrivare ai livelli più alti, dobbiamo fare in modo che, insieme a Federica, siano prontissimi per quel giorno. Io la vedo così, per usare una metafora: stiamo costruendo il formicaio, come brave formiche operose, in modo da realizzare i tunnel di una casa solida, pronta per Parigi. Siamo #unstoppable, come dice la nostra campagna, una volta iniziato non ci fermeremo. Noi gli ostacoli li saltiamo, per definizione».
Federica, come ti senti a pensare alle prossime Olimpiadi?
«Emozionata, concentrata. Non è poi così lontano… so che la strada è in salita, che devo e dovrò lavorare tantissimo, sarà un anno decisivo per me e per il puledro ma tutto questo non mi spaventa. Nei momenti di difficoltà mi concentro sul lavoro e sul mio sogno, Parigi, e questa è la mia motivazione, la spinta ad andare avanti ogni giorno meglio, senza fermarmi, unstoppable appunto».
Ci volete raccontare come è nata questa importante collaborazione con Michèle Georg?
«È iniziata in modo stranissimo. In gara vedevo Michèle inarrivabile. Poi, durante un concorso in Austria, ho avuto modo di conoscerla, di parlarle ‘dal vivo’. Ho trovato un’altra donna rispetto all’idea che mi ero fatta di lei, energica, umile, gentile. Le abbiamo chiesto se fosse disponibile a venire in Italia per uno stage e ha accettato con entusiasmo. Iniziamo così la collaborazione che ci ha portato fino a qui, al suo invito a trascorrere nella sua scuderia due mesi (ne faremo uno solo in realtà, le spese non sono sostenibili per un tempo più lungo). Ad aprile torneremo per un concorso qui in Belgio, siamo felici di collaborare con lei, è fonte di ispirazione e di motivazione».