Bologna, sabato 9 maggio 2020 – Se il ragionamento che sta alla base della decisione della Fei di annullare il Campionato d’Europa 2021 di salto ostacoli, di completo, di dressage e di paradressage è veramente quello dichiarato dalla Fei stessa, beh… si tratta di un ragionamento assurdo. Né più né meno. Se invece quel ragionamento è semplicemente una giustificazione di facciata per coprire altre motivazioni, allora non è possibile formulare un giudizio perché queste altre ipotetiche motivazioni non le conosciamo e facciamo anche molta fatica a immaginare quali potrebbero essere.
Tutto nasce dal rinvio delle Olimpiadi di Tokyo, spostate dal 2020 al 2021, per la precisione dal 23 luglio all’8 agosto, più le Paralimpiadi dal 24 agosto al 5 settembre. Come si sa, la pandemia del Covid-19 ha spinto il Cio e le autorità giapponesi a prendere questa decisione che non ha precedenti nella storia.
Il Campionato d’Europa di salto, dressage, paradressage, attacchi e volteggio era previsto nel 2021 dal 23 agosto al 5 settembre a Budapest (Ungheria), quello di completo dall’11 al 15 agosto all’Haras du Pin in Francia.
Cosa dice la Fei? Dice questo: primo, la stretta vicinanza di date tra Olimpiadi e Campionato d’Europa avrebbe impedito alla maggioranza delle nazioni di poter schierare squadre ugualmente competitive in entrambi gli eventi; secondo, il nostro ruolo è anche quello di garantire un confronto sportivo che sia equo senza creare situazioni di vantaggio e svantaggio in partenza; terzo, dal momento che tale equità non sarebbe stata garantita, non ci è rimasto da fare altro che annullare gli appuntamenti continentali (rimangono regolarmente in programma a Budapest solo quelli di attacchi e volteggio) e fare in modo che tutti si concentrino al massimo e al meglio sulle Olimpiadi.
Allora, ragioniamo. Prima di tutto stiamo parlando di Olimpiadi alle quali partecipano squadre provenienti da tutto il mondo e di Campionato d’Europa cui partecipano ovviamente solo le squadre delle nazioni europee. In più, dato il sistema di qualificazione introdotto alla viglia dei Giochi del 1996 per limitare il numero dei Paesi partecipanti, alle Olimpiadi non vanno ‘tutte’ le nazioni europee. Prendiamo il caso del salto ostacoli. Le nazioni europee in gara alle Olimpiadi di Tokyo sono Svezia, Germania, Svizzera, Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Francia e Irlanda: quindi quelle eventualmente… penalizzate dal dover affrontare due impegni ravvicinati sarebbero solo queste otto. Ammettiamo pure che per tutte loro sarebbe stato difficile comporre due squadre di pari forza: ammettiamolo ma non concediamolo perché in realtà non è così. Ma ammettiamolo per pura teoria. Allora per fare in modo che otto nazioni non debbano correre il rischio di partecipare a due campionati internazionali dovendo distribuire le forze su entrambi, impediamo del tutto la partecipazione a quell’unico possibile per Italia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Norvegia, Danimarca, Austria, Polonia, Israele, Grecia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Ucraina, Finlandia etc etc… Cioè: invece che dividere il benessere tra venticinque Paesi dando un po’ a ciascuno, concentriamo tutto solo su otto…
Ma quale sarebbe questo benessere? Semplicemente la partecipazione a una gara, per quanto importante? Sì. Esatto, proprio questo. La Fei che dice di voler pensare all’equità dello sport proponendo tale ragionamento come alta espressione di responsabilità etica probabilmente non si rende conto che senza il Campionato d’Europa del 2021 tutti i Paesi che non sono tra gli otto qualificati per le Olimpiadi (e quindi anche l’Italia: sì certo, è un pensiero un po’ egoista… d’altro canto siamo italiani… ) si ritrovano senza un obiettivo agonistico per ben due anni. Due anni… ! E’ un problema? Sì, un grave problema. Significa togliere motivazioni allo sport di alto livello, significa dover ripensare completamente alla preparazione e al lavoro dei cavalli ritenendo oggi quelli di 12-14 anni ormai mediamente già troppo anziani per poter essere considerati agonisticamente utili in vista di un obiettivo che si materializzerà solo nel 2022 (Campionato del Mondo), significa rendere inutile lo sforzo e l’impegno di cavalli e cavalieri che hanno raggiunto l’eccellenza tecnica e agonistica proprio in questo momento storico, significa costringere i grandi commercianti di cavalli sportivi a una contrazione probabilmente molto significativa del volume d’affari, significa indurre i cavalieri che del montare a cavallo fanno la loro professione ad accantonare momentaneamente l’obiettivo del grande sport per dedicarsi invece al lavoro rivolto ai clienti e agli allievi e al piccolo commercio, significa indurre questi stessi cavalieri di alto livello a vendere i migliori attuali soggetti al mercato dei dilettanti magari ricchi per i quali gli obiettivi importanti possono essere anche i semplici Csi a tre stelle, e l’eventuale perdita di questi cavalli significherebbe depotenziare il rendimento di squadre che comunque prima o poi dovranno ritornare nel circuito di Coppa delle Nazioni…
Invece di pensare che per otto squadre europee – rimaniamo sempre sul salto ostacoli – affrontare due campionati internazionali a breve distanza di tempo l’uno dall’altro avrebbe potuto rappresentare un labilissimo rischio di minore competitività in uno dei due, la Fei avrebbe dovuto rendersi conto che quelle otto nazioni avrebbero comunque potuto decidere liberamente su quale dei due puntare (Olimpiadi di certo) e che ciò avrebbe garantito la possibilità come minimo a un’altra decina di Paesi di non perdere un’opportunità così importante come quella di disputare un Campionato d’Europa scongiurando tutta la serie di eventuali controindicazioni di cui abbiamo più sopra fatto l’elenco. Anzi: si sarebbero aperte le porte a un maggior numero di cavalieri emergenti per far loro vivere un’esperienza importante come quella di un campionato – che, ricordiamolo, non sarebbe stato qualificante per le Olimpiadi come accade sempre nel caso della rassegna continentale che precede i Giochi – per cui invece di togliere motivazioni se ne sarebbero aggiunte in quantità e peso ulteriori e maggiori… !
Mantenendo in vita il Campionato d’Europa 2021 la Fei avrebbe dato la chiara dimostrazione di capire e comprendere quali sono le reali necessità dello sport equestre, uno sport equestre che non si fa solo in otto nazioni europee, ovviamente; mantenendo in vita il Campionato d’Europa 2021 la Fei avrebbe dato dimostrazione di essere davvero un buon padre di famiglia che capisce che a maggior ragione dopo una tragedia economica – tralasciando la tragedia sanitaria e di… vita del mondo intero – come quella vissuta da atleti, addetti ai lavori, professionisti, centri ippici, comitati organizzatori a causa della pandemia del Covid-19 si sarebbe dovuto fare di tutto per stimolare una ripresa, una rinascita… e quindi mantenendo vivi e attraenti gli obiettivi principali, non invece cancellandoli! E infine, un altro aspetto da non sottovalutare: il Campionato d’Europa si sarebbe disputato a Budapest, non ad Aquisgrana, Roma, Dublino o Madrid… Per la prima volta nella storia, cioè, la competizione si sarebbe fatta in una grande città dell’Europa orientale: il che avrebbe avuto il suo significato…
Insomma, è quasi paradossale che dicendo di voler garantire lo spirito sportivo di equità la Fei adotti una decisione che si rivela un colpo di clava sulla testa della maggior parte dei Paesi europei. I quali già massacrati dal maledetto virus si ritrovano ora ulteriormente penalizzati (eufemismo) per mano di chi invece dovrebbe tutelarne gli interessi e il benessere. Davvero: come è mai possibile che la Fei abbia preso una decisione così sciagurata?