Ferrara, 21 giugno 2022 – Una giornata dedicata al rispetto, al fair-play e all’amore per i cavalli.
E’ stata quella del 19 giugno appena trascorso, che si è svolta presso il Centro Ippico Ali del Vento a Cona, provincia di Ferrara: la quinta edizione del Memorial Dino.
Cinque i centri ippici partecipanti per un totale di 81 binomi che si sono sfidati in 150 percorsi, suddivisi sulle tre discipline previste: Gimkana, Dressage, Salto ostacoli.
Le regole del Memorial Dino prevedono l’assoluto rispetto nei confronti delle proprie monte e nei confronti degli altri cavalieri in un clima di grande fair play.
Mirando, come risultato finale per ogni binomio, al miglioramento personale.
Davvero notevole l’affluenza di pubblico che ha incitato i cavalieri nelle prove, e questo è un segnale chiaro dell’interesse che questo tipo di equitazione suscita tra gli appassionati.
Di particolare rilievo quest’anno l’introduzione della Minigimkana riservata ai piccoli atleti fino agli 8 anni, che ha visto l’entusiasta partecipazione di 18 minicavalieri e miniamazzoni.
La manifestazione prevede un programma di gare non agonistiche che hanno come obbiettivo l’aggregazione socio – sportiva dei giovani e meno giovani atleti, la loro crescita e la dimostrazione dell’abilità equestre individuale di ciascuno secondo criteri di moralità, etica, fair play e rispetto degli equidi.
Al termine della giornata di domenica l’assegnazione del Trofeo Dino.
Che quest’anno era incarnato in un’opera d’arte di pregio del maestro Eugenio Lenzi, e viene assegnato al cavaliere che ha ottenuto la miglior performance in tutte e tre le specialità.
Che è poi risultata essere una amazzone, Margherita Andriulli del Centro Ippico Ali del Vento.
Ma a chi è intitolato questo memorial?
Dino è stato il primo cavallo di Marco Bortolotti, socio fondatore e segretario di Ali del Vento.
Dopo 18 anni insieme nel 2015 Dino è purtroppo deceduto.
Nell’ultimo triennio un’artrite pesantemente deformante, accompagnata ad una tendinite cronica l’avevano reso completamente inutilizzabile dal più comune punto di vista umano.
Tuttavia, nonostante molti veterinari consigliassero l’abbattimento, passata la fase acuta la sua voglia di vivere ha avuto il sopravvento. E fino alla fine dei suoi giorni Dino è vissuto sereno, in branco.
Insegnando a tanti molte cose: prima fra tutte la dignità, fulgido esempio di come un cavallo abbia una vita propria al del là dell’utilizzo umano.
Per questo motivo Dino è diventato il simbolo di questa associazione, della sua filosofia e dell’impegno profuso sulla disabilità.
Rispetto del cavallo, del cavaliere e della vita: perché ognuno di questi tre elementi, se vogliamo guardare onestamente dentro noi stessi, è strettamente connesso all’altro.