Bologna, 31 gennaio 2023 – Pensate come sarebbe bello se il calcio mettesse in primo piano la sicurezza e la salute dei calciatori anzichè il business o lo spettacolo. Quella della sicurezza prima di tutto è la scelta che ha già fatto l’automobilismo, spinto dalle tragedie degli anni Ottanta e Novanta e che non è ancora riuscita invece al moticiclismo, così come altre discipline anche meno pericolose faticano a muovere passi decisi su questa strada, mettendo l’atleta e la sua protezione a 360 gradi in testa alle proprie priorità.
Il salto ostacoli in questo senso segna un punto in proprio favore su gran parte della concorrenza. Nei giorni scorsi la Federazione Europea ha sottoscritto una partnership con Kep Italia per eleggere il “partner for Safety”, mission storica dell’azienda bresciana, al centro dei propri eventi. Non quindi un’operazione di branding o sponsorizzazione. Ma un matrimonio tecnologico in cui Kep Italia mette le proprie conoscenze, la tecnologia, gli studi e i propri prodotti al servizio del secondo circuito europeo di salto ostacoli, le EEF Longines Series. Che per inciso ha garantito l’anno scorso all’Italia una significativa promozione alla massima divisione europea nell’anno pre-olimpico.
Un partner per la sicurezza, quindi, non per soldi: una scelta non da poco. Ma cosa significa in concreto questa partnership con il circuito emergente del salto ostacoli europeo? «Siamo emozionati dal fatto di avere Kep Italia come partner – ha detto il presidente della Federazione Europea Theo Ploegmakers -. Questo conferma la forza e l’importanza delle Longines EEF Series non solo come competizione internazionale, ma anche come chiave di sviluppo per il futuro dello sport. È un piacere lavorare con un brand che comprende e appoggia pienamente la nostra mission. Assieme possiamo costruire un grande futuro».
Lelia Polini, Ceo di Kep Italia, entra più nel dettaglio. «Il circuito Longines EEF Series è nato lo scorso anno. Si tratta di un circuito pensato per sviluppare e sensibilizzare molto di più il pubblico verso lo sport equestre e il jumping in particolare, anche in paesi, tra virgolette, più nuovi da un punto di vista professionale. Ci sono paesi che stanno bruciando le tappe nella diffusione delle discipline equestri e che faticherebbero a farsi conoscere nella Prima Divisione, riservata a cavalli e cavalieri di primissimo piano. Paesi dell’Est europeo, nordici, come Norvegia e Svezia, la stessa Grecia, si stanno imponendo nello scenario internazionale, dando la possibilità ai cavalieri di fare salti da 140, 145 e 150 e movimentando molto più il flusso di interesse di paesi, tifosi, amazzoni e cavalieri. Le 11 tappe del campionato, con finale a settembre a Varsavia, daranno grande visibilità a tutto il movimento».
Fin qui c’è l’evento. Ora entra in scena Kep Italia. «Sì – prosegue Lelia Polini -, noi abbiamo pensato che fosse interessante essere partner di questi eventi, abbiamo studiato analiticamente la situazione e deciso di partecipare, chiedendo di avere l’esclusività e di essere Partner for Safety, ovvero di dare operatività al nostro credo, di essere partner attivi sul tema tecnico della sicurezza. Abbiamo chiesto, per come pensa la nostra azienda e per come ci mostriamo sul mercato, di sensibilizzare le persone, di trasformare questi eventi in un vero e proprio push sull’utilizzo del casco e delle protezioni. Questo non per ragioni commerciali ma perchè è molto importante prevenire piuttosto che curare».
Kep Italia infatti è il brand italiano che ragiona diversamente da altri. A parte investire sulla progettazione, sullo studio, sulla sperimentazione e sulla conoscenza, seleziona eventi e persone che condividano la propria filosofia. «Noi cerchiamo di sensibilizzare i cavalieri in tutte le specialità, anche se chiaramente il jumping è la disciplina più vista. Da anni lavoriamo per esempio con Marcus Ehning e Scott Brash che hanno condiviso con noi il concetto di sponsorizzazione, non per soldi, ma perchè credono molto nel nostro prodotto. Non sono cavalieri, in altre parole, che si approcciano a noi perchè li paghiamo, ma per una scelta nel merito. Siamo convinti che il cavaliere forte, che è testa di serie, debba portare una protezione non per motivazioni commerciali, ma perchè è convinto di assicurare così la propria salute. Frankie Dettori, il nostro italiano che ha vinto 3300 gare nel racing, ha scelto noi vedendoci come numero uno, un altro casco nel mondo così sicuro, leggero, traspirante e comodo dice che non c’è. Non abbiamo bisogno di fare contratti. Quando sposi persone che la pensano così ti fa piacere, perchè lavorano per uno scopo, concordano che l’importante è non farsi male. La ricerca costa tanto. Non ci si inventa dall’oggi al domani esperti di una materia tanto delicata. Se comunichiamo molto col pubblico finale è perchè le persone hanno capito qual è il nostro credo».
Un messaggio che ora diventa il leit motiv anche delle Longines Series, con partenza da Gorla e un bel giro completo d’Europa per arrivare alla finale di Varsavia. Città, non a caso, portatrice di straordinari messaggi e di un grande vento di cambiamento, innovazione e responsabilità.