Roma, martedì 12 dicembre 2023 – Giornata storica per lo sport equestre romano e italiano: ieri – lunedì 11 dicembre – è stata inaugurata la ‘nuova’ Farnesina, l’antica e prestigiosa Società Ippica Romana. Nuova e… vecchia allo stesso tempo, in realtà: le strutture sono completamente ricostruite, ma lo spirito rimane inalterato.
Nata nel 1934 come Scuola di Equitazione Foro Mussolini, fondata e poi gestita sapientemente da Carlo Costanzo d’Inzeo che la conduce a successi favolosi partendo letteralmente da zero, culla natale di futuri straordinari campioni come gli stessi figli di d’Inzeo, Piero e Raimondo, e poi Giulia Serventi e Adriano Capuzzo e Alessandro Perrone e Fabrizio Finesi, la Farnesina in seguito vive come tutta Roma la tragedia dell’occupazione tedesca a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943.
Superato il dramma della guerra e delle violenze naziste subendo danni enormi, la Farnesina riprende la sua nuova vita nell’autunno del 1944 quando l’Alto Commissariato per la liquidazione dei beni fascisti affida la gestione degli impianti alla Fise; a sua volta la Fise trasferisce il compito nel mese di novembre dello stesso anno alla Società Romana di Equitazione (l’atto di concessione sarà regolarizzato il 26 febbraio 1945), quest’ultima un’associazione nata tra il 1929 e il 1930 allo scopo di organizzare manifestazioni equestri sui terreni del Galoppatoio di Villa Borghese, erede di una prima Società Ippica Romana istituita probabilmente nel 1921 per dare vita alle prime edizioni del concorso ippico internazionale ufficiale di Roma nel 1922 e 1923, e poi 1926, 1927 e 1928.
Il 12 giugno 1945 l’assemblea dei soci della Società Romana di Equitazione decide di modificare la denominazione sociale in Società Ippica Romana: nasce così – o meglio, rinasce… – la Farnesina moderna il cui direttore tecnico non è più Carlo Costanzo d’Inzeo bensì Giuseppe Chiantia: e se sotto il magistero del primo maestro sbocciano i campioni di cui s’è detto, sotto quello del secondo fioriscono negli anni nomi del calibro di Graziano Mancinelli, Alessandro Argenton, Alberto Riario Sforza, Fausto Puccini, Ugone d’Amelio, Sergio Albanese, Duccio Bartalucci…
Ma in quel lontano 12 giugno 1945 l’assemblea dei soci della neocostituita Società Ippica Romana oltre a quella di cambiare denominazione sociale prende un’altra decisione altamente significativa: l’intitolazione della scuola a Piero Dodi, ufficiale di cavalleria, istruttore a Pinerolo, presidente della Fise, quindi eroico partigiano durante la resistenza romana dopo l’8 settembre 1943, infine martire sotto la più efferata violenza nazista.
Con il trascorrere degli anni la vita sportiva della Società Ippica Romana continua, arricchendo il panorama dello sport equestre italiano di nomi di grande prestigio come quello di Stefano Brecciaroli, ultimo prodotto della Sir che abbia raggiunto il traguardo olimpico (nella specialità del completo), allievo prima di Piero d’Inzeo e poi di Adriano Capuzzo, quindi Farnesina allo stato puro… Ma se l’attività della scuola e quella del settore agonistico procedono spedite, contemporaneamente la vita del ‘corpo’ si logora sempre più anno dopo anno: i muri, le travi, i tetti, le porte, i pavimenti, i soffitti… un’erosione lenta e implacabile a cui nessuno sa o può porre rimedio. Fino ad arrivare al punto di una vera e propria fatiscenza, un insulto alla gloria prodotta da quelle stesse strutture prossime quasi alla decomposizione…
L’uomo della svolta si chiama Pierluca Impronta. Imprenditore e manager napoletano, arrivato alla Farnesina come padre di una bambina – Angelica – innamorata dei cavalli e destinata a un futuro di amazzone di successo, colpito immediatamente dal fascino di un luogo la cui storia è senza eguali in Italia, partito nella Sir dal ruolo di semplice socio e infine arrivato a esserne il presidente, Pierluca Impronta decide di fare quello che nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio e la forza di fare: radere tutto al suolo e tutto ricostruire. Non è una cosa semplice, naturalmente: il proprietario dell’intera area è Sport e Salute (in origine il Coni, poi Coni Servizi), bisogna poi confrontarsi con il Comune, con i vincoli ambientali… e soprattutto con un impegno economico di grande consistenza. Il processo è lungo e articolato e complesso, ma per farla in breve il risultato è uno: successo.
Tutto è stato raso al suolo e tutto è stato ricostruito: e adesso la Farnesina è rinata. Lunedì scorso si è presentata in grande stile in tutta la bellezza delle sue nuove e modernissime strutture: una cerimonia condotta dal giornalista della Rai Alessandro Antinelli in cui al fianco di Pierluca Impronta sono intervenuti l’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale Alessandro Onorato, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma, il presidente della Banca del Fucino Mauro Masi e naturalmente il presidente della Fise Marco Di Paola, con anche il direttore tecnico della Sir Luca Marziani e, nel ruolo di madrina dell’evento, l’attrice Matilde Gioli.
La Farnesina è nata un giorno – non sappiamo quale – del 1934. E’ rinata il 12 giugno del 1945. Ha poi rischiato di morire (in senso letterale) ma prima che potesse accadere è stata salvata: e adesso è bella e forte più di prima, pronta per affrontare il futuro. Una storia che non si ferma.