Padova, venerdì 23 settembre 2022 – «Possibile che sia sempre io la più bassa?»: con questa buona dose di autoironia Simona Donolato commentava l’8 settembre scorso una fotografia che ritraeva la squadra italiana Ambassador a Darmstadt-Kranichstein (Germania) in occasione del Campionato d’Europa della categoria (8-11 settembre). Ma essere la più bassa non le ha affatto impedito di diventare infine la più… alta: campionessa d’Europa Ambassador a squadre e individuale… ! Due medaglie d’oro: un trionfo per la bravissima amazzone veneta.
«La nostra trasferta è iniziata in modo molto piacevole: ho viaggiato in camion con l’autista Marco Moro e con la groom di Gioia Cremonese. Ci siamo divertiti davvero molto, abbiamo iniziato la nostra missione in grande allegria».
E una volta giunti a destinazione?
«Beh, ho cominciato a sentire un po’ la tensione per la gara ovviamente. Il giovedì c’era la prima prova del Campionato d’Europa, la categoria a tempo in tabella C. Per me era la difficoltà più grande, in teoria: il mio cavallo Gracchus è molto rispettoso ma non è molto veloce, quindi quella prima prova la vedevo un po’ come il nostro punto debole. Speravo di non rimanere troppo lontano dal vertice della classifica dopo quella prima prova».
Che in realtà è poi andata molto bene…
«Eh sì, in effetti sì… Ho chiuso appunto senza errori e con un punteggio inferiore ai 4 punti dal primo posto, cioè meno di una barriera: 3.09. E al primo posto è andata Gioia Cremonese che su Kasaraki ha vinto! Ero quindi contentissima, anche perché pensavo che da lì in poi le cose per me sarebbero state un po’ più semplici».
La seconda prova a due percorsi si è disputata il giorno successivo: si sentiva quindi più tranquilla?
«All’inizio non tanto… ! Ero infatti l’ultima a partire della nostra squadra, quindi il mio percorso avrebbe potuto essere determinante per eventualmente riequilibrare la situazione se qualcosa non fosse andato troppo bene a qualcuno dei miei compagni».
Come accade sempre a chi si trova a dover partire per quarto…
«Esatto. Per fortuna però Alberto Graziani, Herbert Franchin e Gioia Cremonese sono stati bravissimi: hanno chiuso tutti e tre a zero il primo percorso. Quindi io sono entrata molto più tranquilla, perché a quel punto il mio risultato era ininfluente per la squadra e serviva solo per la mia classifica individuale».
Non è che è entrata… troppo tranquilla?
«Ma sì… ho fatto zero e ho preso un punto sul tempo! Mio marito Roberto (Turchetto, cavaliere azzurro, n.d.r.) me ne ha dette di tutti i colori pur trovandosi lontano da lì, era in concorso ad Ascona, in Svizzera… Aveva ragione, ma ormai era fatta… Lui poi è uno che magari fa l’errore ma deve essere sempre il più veloce».
Quindi ha perso un po’ di terreno nella classifica individuale alla fine di quel primo percorso.
«Sì: non ero più a 3.09 da Gioia, bensì a 4.09, cioè a più di una barriera, seppure di poco».
Il secondo percorso però vi ha dato la vittoria della medaglia d’oro a squadre!
«Sì, è stato bellissimo… Alberto Graziani ha chiuso a 4 penalità, mentre Herbert Franchin, Gioia Cremonese e io abbiamo terminato a zero. Anche questa volta però non ero troppo preoccupata perché prima del mio percorso avevamo già un buon distacco dalla squadra che ci stava dietro. Mi sono concentrata quindi per la mia classifica individuale e sono andata un po’ più veloce dopo tutte le sgridate di mio marito… ».
Campioni d’Europa: una grande gioia da condividere tra tutti voi: il momento della premiazione sarà stato emozionante…
«Per me più che per gli altri… Gracchus era talmente agitato che a un certo punto si è alzato in piedi in verticale come una candela… si sono messi a urlare tutti! Alla fine ho dovuto smontare e così non ho potuto fare il giro d’onore con gli altri».
Poi la finale individuale.
«Sì, domenica, dopo il sabato di riposo. Con Gioia pensavamo che sarebbe stato bellissimo essere al primo e secondo posto. Lei era al comando con zero, poi c’era un cavaliere tedesco a 3.06 e quindi io a 4.09. Riconosco di aver provato un po’ di agitazione, a quel punto».
Il primo dei due percorsi ha lasciato la situazione invariata…
«Sì, perché abbiamo chiuso tutti e tre a zero».
Secondo percorso decisivo: proprio un finale ad alta tensione!
«Sono entrata prima io. Ho chiuso a zero. Ero felicissima. Poi è entrato il tedesco ma io non l’ho guardato perché ero al controllo stinchiere, tuttavia ho sentito chiaramente il rumore di una barriera che cadeva: aveva fatto errore al numero uno!».
Quindi a quel punto lei era matematicamente medaglia d’argento, come minimo, o eventualmente…
«No, non ho nemmeno pensato all’oro, davanti c’era Gioia, siamo amiche, figuriamoci… Le ho detto dai, tieni duro che facciamo prima e seconda… Ma non ho guardato il suo percorso: mi emoziono per gli altri più di quanto mi capita quando sono io a entrare in campo».
A quel punto cosa è successo?
«Ho visto il nostro tecnico Stefano Nogara che usciva guardandomi e alzando il pollice: ho pensato che si stesse riferendo alla prestazione di Gioia, invece voleva dire che avevo vinto io! Gioia purtroppo aveva fatto una fermata al numero due, quindi prendendo quelle 4 penalità più il tempo ed è scesa in ottava posizione… Mi è dispiaciuto da morire per lei… Anche se aver vinto la medaglia d’oro ovviamente è stata per me una grande soddisfazione».
E suo marito Roberto cosa le ha detto al telefono? Non l’avrà mica sgridata per qualcosa, no?
«No di certo… Anzi, sono io che ho detto qualcosa a lui. Gli ho detto: guarda che adesso ogni giorno quando ti svegli ti devi inchinare davanti a me che sono campionessa d’Europa… Però stranamente non l’ha ancora mai fatto… !».
Comunicato stampa Comitato Regionale FISE Veneto