Bologna, 28 ottobre 2024 – In tutta la Sicilia, nel passato si svolgevano fiere zootecniche dove gli allevatori potevano esporre e commerciare i loro equini, bovini e ovini. Oggi sono quasi del tutto scomparse o sono diventate tutt’altro.
Un’eccezione è rappresentata dalla Fiera Zootecnica Sicilia Alleva di Alia, un borgo della Provincia di Palermo delle Madonie sud occidentali, giunta alla sua XII edizione sotto questa denominazione e svoltasi il 26 e il 27 ottobre scorsi nel Parco Boario comunale.
Vi erano esposte anche, e soprattutto, le razze autoctone siciliane: vacche Nere di Sicilia (Cinisare) e Modicane, pecore da latte della Valle del Belice e Comisane, capre Girgentane e Argentate dell’Etna, asini Ragusani e cavalli Purosangue Orientali, Sanfratellani e Siciliani.
Dopo l’inaugurazione e l’apertura della Fiera si è svolto il convegno “Prospettive di sviluppo per la filiera zootecnica delle aree interne siciliane”, a cui hanno partecipato come relatori il dirigente generale del Dipartimento Regionale dell’Agricoltura Dario Caltabellotta, il commissario straordinario dell’Istituto Zootecnico della Sicilia Giovanni Siino, il direttore dell’Istituto Sperimentale Zootecnico della Sicilia Vincenzo Guella, l’advisor scientifico dello stesso Santo Caracappa, Vito Sinatra dell’ufficio staff esterno del Dipartimento Agricoltura, il presidente dell’ARACSI (Associazione Allevatori Cavalli Siciliani) Francesco Russo, l’imprenditrice agricola Valentina Dara Guccione e, per il Comune di Alia, il sindaco Antonino Guccione, l’assessore alle attività produttive Francesco La Terra, l’esperto di politiche zootecniche Antonino Miceli.
Allevare in Sicilia: una missione oltre che un lavoro
Moderati dal presidente della Rete Ovicoltori Siciliani Sebastiano Tosto, nei vari interventi sono state affrontate le problematiche che accomunano i 40mila allevatori di tutte le specie zootecniche allevate in Sicilia. I cambiamenti climatici, la siccità, la concorrenza straniera, le contribuzioni, i prezzi, la sostenibilità ambientale ed economica, lo spopolamento delle aree rurali e montane, le avversità sanitarie e il degrado ambientale per gli incendi e l’erosione dei suoli…
Per poter contrastare efficacemente questo insieme di fenomeni è emerso che le uniche vie percorribili passano innanzitutto attraverso il “fare squadra” (n.d.r. una prerogativa nella quale i siciliani non eccellono affatto, anzi accade spesso esattamente il contrario), la ricerca scientifica rivolta alla lotta ai cambiamenti climatici e alla salvaguardia, conservazione e valorizzazione delle razze autoctone siciliane e del loro antico patrimonio genetico, che ha dato loro caratteristiche, rusticità e resilienza ineguagliabili; formare adeguatamente le nuove generazioni di allevatori; aumentare le qualità generali dei soggetti allevati per potersi rivolgere anche ai mercati che contano attraverso il saper fare marketing, promozione e comunicazione per dare finalmente “senso e valore” a ciò che si produce.
L’esempio del Cavallo Siciliano
A tal proposito è stato di particolare efficacia l’intervento di Francesco Russo di Aracsi, che ha portato ad esempio il lavoro svolto sul cavallo Siciliano, da pochi mesi riconosciuto come razza dopo un lungo impegno. La qualità dei soggetti è stata garantita, e continuerà ad esserlo, da criteri di selezione assolutamente ferrei e inderogabili “senza guardare in faccia nessuno”. Si è aumentato il loro valore con quello aggiunto di un addestramento che tenesse in conto il benessere animale, il suo rispetto. E che desse ai soggetti educazione, comportamenti e movimenti ineccepibili, tenendo molto in considerazione nella selezione anche l’equilibrio caratteriale e l’indole dei riproduttori.
Come hanno ribadito gli esperti, è fondamentale saper guardare al mercato… «perché se un cavallo non ha mercato è un cavallo morto». Mettendo alla prova il Siciliano nelle varie discipline equestri si è voluto dimostrare le sue qualità con “dati alla mano e non a chiacchere”. Così da poterle rendere indiscutibili con gli eccellenti risultati già ottenuti nella monta da lavoro, nel dressage, nel salto ostacoli e, prossimamente, anche nel cross-country e nel completo.
La comunicazione e le istituzioni: impossibile senza
Aggiungiamo noi che dove ancora ci sono delle pesanti inadeguatezze, si deve alla impossibilità per gli allevatori di Siciliano, il cavallo autoctono che al momento ha le maggiori possibilità di avere successo anche all’estero, di “potersi permettere” singolarmente o come associazione, per i loro costi, adeguate comunicazione e promozione.
Per quanto riguarda il Sistema Cavallo Siciliano, è proprio in questi settori decisivi che le istituzioni regionali devono entrare in gioco e imparare a fare squadra, ci riferiamo agli Assessorati di Agricoltura, Ambiente, Attività Produttive e Turismo, in quanto, senza un loro coinvolgimento serio, fin qui pressoché inesistente, non si potrà mai partecipare alle fiere cavalli che contano. Non si potranno mai realizzare i prodotti comunicativi essenziali che servono e funzionano, come hanno dimostrato nel recente passato da alcune iniziative di singoli privati, spesso ignorate o addirittura osteggiate.
I relatori del convegno hanno annunciato che durante la prossima edizione di Sicilia Alleva, presenteranno i risultati di alcune iniziative legislative e pratiche nei settori di sviluppo elencati. Il sindaco di Alia ha confermato per la prima domenica di giugno del 2025 la “riesumazione” della fiera mercato storica di Alia “dello Statuto”, ripresa dopo tanti anni una prima volta lo scorso anno. Il comune di Alia ha intenzione anche di indire presto, mensilmente, delle fiere mercato locali in collaborazione con la comunità dei produttori del territorio.
Che si stiano finalmente per imboccare le strade che servono davvero? Vedremo.
Testo e foto di Franco Barbagallo