Bologna, 5 aprile 2023 – Nemmeno 100 giorni della sua nuova vita “americana”, e Gennaro Lendi centra un obiettivo che è nei sogni di qualsiasi reiner del terzo millennio: quello in cui è stato inventato The Run For A Million.
Insieme alla portentosa Gina Schumacher è infatti l’unico rider europeo – e quest’anno sono stati in molti a provarci – a essersi guadagnato ex novo, nella prima e unica qualificazione dell’anno, l’accesso in quella che tutti continuiamo a considerare la gara del secolo: non solo per la ricchezza innegabile del montepremi, ma soprattutto perché nessun evento del reining mondiale la batte quanto a notorietà e visibilità, sostenuta com’è da organizzatori legati allo show biz e in particolare alla Paramount, e certamente ferrati nel fare dello sport un autentico spettacolo.
Gennaro ha preso parte alla qualificazione, che coincideva con il primo go open del Cactus Reining Classic Derby di fine marzo a Scottsdale, con tre cavalli: One Mr JJ, Gee Whiz What A Blu e Vintage Vinny. Con quest’ultimo (appartenente a Marc e Kathy Gordon) si è piazzato nell’aurea rosa dei primi dieci grazie al punteggio grandioso di 228, il quarto dell’intera gara che ha visto ben 103 partenti e un bubble score impressionante a quota 226,5. Un trend mai visto prima in questa qualificazione, che ha alzato tantissimo l’asticella di The Run prima ancora che sia cominciato; senza contare che in questo specifico caso, e contrariamente a quanto tuttora previsto dalle regole Nrha, la manager di The Run Amanda Brumley aveva disposto prelievi antidoping per tutti i binomi in qualifica che avessero ottenuto un punteggio superiore al 223.
Vintage Vinny è l’unico dei tre cavalli esibiti nella prestigiosa qualificazione che non abbia seguito Gennaro nella sua trasvolata oceanica. È invece fra quelli che ha trovato al suo arrivo in quella che è da gennaio la sua nuova sede di lavoro, il Gordon Quarter Horses in Arizona. E certo il tempo per mettersi insieme non è poi stato molto… «È stato allevato da Marc Gordon ed è figlio di una delle sue fattrici di punta, Custom Barbie, e di A Sparkling Vintage. Pur avendo sette anni, nella sua vita, finora, aveva fatto solo due gare: l’High Roller Reining Classic Futurity nel 2019 con Yonathan Baruch (piazzandosi nella Top Ten), e il Southwest Reining Horse Association Futurity con Jason Vanlandingham dove fu 22esimo con 219,5. Poi si infortunò e non venne più esibito, il che probabilmente è uno dei motivi della sua attuale “freschezza”. È vero che non ho avuto molto tempo per mettermi insieme con lui, ma ha un cervello portentoso, è sempre disponibile e non ha affatto bisogno di molte ore di allenamento: lo si prepara con poco…».
Gennaro, due su tre nella tua rosa di prescelti per questa qualificazione ti hanno seguito dall’Europa. Si tratta di One Mr JJ, un cavallo appartenente ad Andrea Castrucci con cui in Italia lo scorso anno hai vinto il Derby con un enorme 230,5, e di Gee Whiz What A Blu di Eyal Carmon (quarto al Futurity italiano 4YO, score 225)… Si sono ambientati bene dopo il cambio di vita e di casa o ancora devono mettersi un po’ “a punto”?
«Gee Whiz What A Blu a Scottsdale era in condizioni perfette perché è arrivato con il primo viaggio che abbiamo fatto dall’Italia. Ha marcato 224,5 in un pattern con sette manovre, quindi credo che stia davvero maturando e che questa finora sia una delle sue migliori prestazioni. One Mr JJ invece, in considerazione del fatto che ero già qualificato per il The Run (la prima gara l’ho fatta con Vintage Vinny e come sappiamo la qualifica è qui sul cavaliere e non sul binomio) ho voluto risparmiarlo, perché era arrivato più tardi e non era ancora al top della sua forma fisica».
Saranno proprio loro quelli che esibirai a The Run?
«Il bello di The Run For A Million è che hai fino all’ultimo momento per dichiarare con che cavalli parteciperai. E ovviamente mi avvarrò di questo vantaggio. Loro tre sono sicuramente quelli che al momento hanno l’età e la maturità per affrontare una gara del genere, ma abbiamo da poco aperto anche all’arrivo di cavalli di proprietari esterni, e vedremo al momento opportuno quello che mi ritroverò “fra le redini”».
In Italia si usa fare il bilancio dei primi cento giorni di un nuovo governo, e si dice che da quelli si capisce se il resto del mandato sarà o meno di successo… Che feeling ti danno i tuoi primi cento giorni americani?
«Il rischio che mi ero preso lasciando l’Italia e tutto quello che avevo costruito lì era altissimo, e chiaramente questo fatto pesava un po’ sull’entusiasmo con cui sto affrontando questa nuova avventura. Ma il risultato di questa qualificazione mi ha dato un’iniezione di positività e un supplemento di carica incredibili. È la conferma, se ce ne fosse mai bisogno, che se uno lavora bene e sodo i risultati arrivano in qualunque parte del mondo ti trovi. Proverò a continuare di questo passo, lavorando a testa bassa e con il massimo della concentrazione. E sì, i miei primi 100 giorni in Us mi danno un gran bel feeling…».