Bologna, 17 novembre 2021 – Il Board in Fei l’aveva messo in agenda alla General Assembly che è in corso, con votazione tra i membri. E così, da poche ore il reining, con un responso di 91 voti su 93 votanti, è ufficialmente fuori dall’egida del massimo ente equestre mondiale.
Per chi, nel 1998, stava già duramente lavorando per ottenere il riconoscimento della disciplina con una dignità diversa da quella di sudditanza dalla ‘major’ statunitense, questo è un giorno molto brutto.
I Weg di Roma, l’arena del Flaminio, avevano visto il reining entrare per la prima volta nel gotha del mondo equestre. Accanto a salto, dressage, completo, attacchi, volteggio, il pubblico sulle tribune romane aveva assistito a una dimostrazione di quella che sarebbe diventata realtà a Jerez, solo 4 anni più tardi.
E quella dei Weg doveva essere solo la prima tappa. Verso il sogno olimpico che ha tardato ad arrivare. Troppo, probabilmente. Tanto che il delicato equilibrio tra Nrha americana e Fei non è riuscito a sopravvivere all’attesa.
Le motivazioni che stanno dietro a questo divorzio sono tante. E si trascinano da tempo. Dal canto suo, l’Nrha – il massimo ente (privato) che governa il reining negli States – ha lamentato una certa supponenza della Federazione Equestre Internazionale nel ‘cambiare’ i termini del contratto senza neppure discuterli.
Dall’altro la Fei ha puntato i piedi sul fatto che da troppo tempo sta aspettando che l’Nrha si uniformi agli standard di benessere del cavallo che di fatto non sono mai stati accettati fino in fondo.
C’è il problema del circuito di cavalli più ‘grandi’ anagraficamente che rallenterebbe il turnover allevatoriale. Poi c’è la questione olimpica, mai arrivata a definizione. E non ultima quella della ‘morte’ dei Weg, altro motivo di una certa perdita di interesse da parte degli States per il blasone Fei…
E come spesso accade nei divorzi di ‘casati importanti’, c’è da scommettere che sotto sotto si possano celare anche motivi economici divisivi e poco pertinenti rispetto al grande spirito del movimento sportivo equestre, impossibili da perimetrare per l’occhio di chi osserva dall’esterno.
Chi ha torto? Chi ha ragione? Forse questo al momento è il dato meno importante.
Rimane l’amaro in bocca tra coloro che ci hanno creduto fin qui. Che hanno sperato che nonostante i proclami bellicosi su entrambi i fronti si trovasse una mediazione che facesse bene al reining e ai suoi praticanti.
Mentre a Cremona si celebra il Futurity, l’evento dell’anno, in un periodo in cui il ‘made in Italy’ nel reining si sta imponendo così saldamente di qui e di là dall’Oceano, perdere la presenza in Fei e rimanere ‘solo’ sotto l’ala dell’aquila ha un po’ il sapore di quel dividi et impera che non promette mai nulla di buono.
Staremo a vedere.