San Gallo, 2 giugno 2017 – Sì, è vero. È vero. È vero. Abbiamo vinto la Coppa delle Nazioni dello Csio della Svizzera a San Gallo. Prima Divisione. Cinque stelle. Il massimo. Sette giorni dopo la vittoria di Roma a Piazza di Siena. Quella è stata una vittoria sensazionale per tutti i motivi che sappiamo benissimo e che è perfettamente inutile elencare di nuovo. Questa è una vittoria sensazionale perché venuta subito dopo quella. Perché – sfrondandola da tutte le componenti storiche ed emotive e ambientali e sentimentali che stanno su Piazza di Siena – vale esattamente tanto quanto quella. Cioè il massimo. E lassù adesso ci siamo noi. Abbiamo vinto. E poi abbiamo rivinto. Con due squadre diverse: si badi bene, perché questa è la cosa fantastica, favolosa, meravigliosa, inebriante. Due squadre vincitrici in due Coppe delle Nazioni tra le più importanti del mondo e consecutive. È una cosa stordente. Ovviamente alla quale non siamo abituati. Sembra quasi che il tappo sia saltato, e adesso esplode un fiume di cose a lungo costrette dentro spazi tristi e angusti e dolorosi e frustranti: scoppiano la gioia, la bravura, la voglia, la fame, la rivalsa, l’entusiasmo, la freschezza, tutto, tutto, tutto. Questa Italia, questa squadra, questi cavalieri, questi cavalli: ma che fenomeno meraviglioso… !
Oggi abbiamo vinto nel miglior modo in cui si possa vincere: giocando una decisiva seconda manche. Ecco una differenza fondamentale. Come dimenticare le molte Coppe delle Nazioni chiuse con una eccellente prima manche e poi – annichiliti dalla paura, dalla responsabilità, dalla pressione – perse nella seconda? Capaci di montare magnificamente bene e di mettere netti in fila, ma poi incapaci di reggere il peso della gara? Quante volte ci è successo? Nel passato più passato, ma anche nel passato medio, e anche nel passato recente? Invece oggi alla fine della prima manche i nostri formidabili cavalieri con il loro formidabile tecnico si sono guardati negli occhi e si sono detti molto semplicemente: vinciamola, questa Coppa! Ed ecco allora Luca Marziani che su Tokyo du Soleil passa da 4 a 0, Paolo Paini che su Ottava Meraviglia di Ca’ San Giorgio passa da 1 a 0, Emilio Bicocchi che su Ares passa da 8 a 4 e infine Lorenzo de Luca che su Armitages Boy dopo il maledetto errore sul numero uno passa al decisivo e definitivo percorso netto. Tutti hanno migliorato la prestazione precedente: questo è nello sport qualcosa di grandioso, è ciò che permette di vincere, quando ci si dimostra padroni del proprio destino e di quello degli avversari, quando si riesce a fare al meglio ciò che si vuole fare. Il campione che fa il campione e si dimostra più forte degli avversari nel momento in cui lo si deve dimostrare, e non poco prima o poco dopo. No: nel momento. Ecco il senso della forza, della consapevolezza, dell’entusiasmo: innestati sulla bravura.
Quando Roberto Arioldi a Piazza di Siena ha detto la fatidica frase – “Questo è solo l’inizio” – non stava mica farneticando: lui è un uomo di esperienza, di campo, le cose le ha vissute nel bene e nel male, sa tutto, le cose le ha dentro, nel cervello e nel cuore, nelle mani e nelle gambe, conosce i meccanismi di qualsiasi componente. Non stava farneticando: diceva quello in cui credeva, che sentiva, che vedeva. Ecco il trionfo di San Gallo. Con un gruppo favoloso. Luca Marziani che ha raggiunto livelli di consistenza e maturità agonistica magnifici: come a Linz, dove è stato determinante per la vittoria; e non cambia nulla il fatto che quella fosse un Coppa meno difficile, impegnativa e prestigiosa di questa, perché la componente psicologica, la pressione e la responsabilità sono identiche. Il cammino di Luca Marziani e del suo Tokyo du Soleil sono esaltanti: perché confermano la giustezza della progressione, del lavoro, dell’impegno; in sostanza, l’evoluzione di un fenomeno atletico tecnico e agonistico, e quando si vede nascere qualcosa sapendo cosa potrà diventare… beh, quello è un momento emozionante. Paolo Paini, per il quale valgono le stesse identiche considerazioni: con in più una bella dose di suggestione dovuta al fatto che Ottava è una cavalla italiana, nata in Italia, orgoglio dell’allevamento di Stefania Chittolini ma anche dell’allevamento italiano in senso generale. Emilio Bicocchi, che a volte viene messo in situazioni difficili dal suo Ares, ma di fronte alle quali lui mai perde il controllo e la volontà, anzi: la sua bravura non è solo quella di cavaliere in senso proprio, ma anche quella di persona che capisce l’evento, il momento, la situazione. E poi Lorenzo de Luca. La bellezza. La bravura. La classe. La simpatia. L’entusiasmo. La dedizione. Si potrebbe continuare per ore… e per dire cose solo vere. Oggi è ancora al sesto posto della computer list mondiale: ma solo perché l’edizione del ranking non è ancora stata aggiornata. Lorenzo de Luca sale: vedrete. E più in là della vetta mondiale non potrà andare… O forse sì?
LA CLASSIFICA DELLA COPPA DELLE NAZIONI DI SAN GALLO
http://results.hippodata.de/2017/1323/docs/8_fei_nations_cup_presented_round_b_resultsteam.pdf