Bologna, 6 febbraio 2018 – Quando un cavallo muore il dolore è soprattutto quello di chi gli è stato accanto, nella vita e nello sport, giorno dopo giorno. Ma quando un grande cavallo muore, il dolore è anche di chi era abituato a vederlo primo attore delle scene, abituale frequentatore di quell’ambiente nel quale tutti noi addetti ai lavori viviamo quotidianamente, seppure a distanza qualche volta. Cento è uno di questi cavalli. Un cavallo che da quando è comparso in gara a metà degli anni Novanta e fino a oggi è stato continuamente e costantemente protagonista meraviglioso: prima come atleta in campo ostacoli, poi come padre di grandi campioni. Cento è stato il cavallo di un cavaliere: il tedesco Otto Becker, attuale commissario tecnico della Germania. Hanno fatto tutto insieme: dall’inizio fino ai grandi trionfi mondiali come l’oro a squadre e il 4° posto individuale alle Olimpiadi di Sydney 2000, l’oro e il bronzo a squadre nel Campionato d’Europa rispettivamente 2003 e 2001, la vittoria della Coppa del Mondo nel 2002, e poi il primo posto nei Gran Premi degli Csio di Aquisgrana 2000 e Calgary 2003. Il 2006 è stata l’ultima stagione agonistica di questo magnifico campione, nato nel 1989 in Holstein e figlio di Capitol I x Caletto II. Certo: Capitol e Caletto, vale a dire due dei più straordinari capostipiti dell’allevamento del cavallo sportivo mondiale; una concentrazione genealogica che in Cento ha trovato una sintesi formidabile! Vedere Cento in gara è stata un’emozione, un privilegio: cavallo potente, spettacolare, somigliante al padre in modo impressionante, di fisico poderoso ma molto nevrile e insanguato, classe, tecnica, semplicità… insomma, tutto quello che si chiede al cavallo ideale. Ma in più, oltre a tutto questo, è stato compagno quotidiano della vita di Otto Becker a partire dai suoi cinque anni d’età: e fino a oggi. Le sensazioni di Otto Becker adesso sono quelle di un grande e profondo dolore: la cui dimensione però è direttamente proporzionale alle gioie sia pubbliche sia private che Cento gli ha permesso di vivere e che ha condiviso sempre e solo con lui.