Bologna, 3 gennaio 2018 – Purtroppo è sempre così. Se non sempre, spesso. Un cavallo si frattura, viene sottoposto a intervento chirurgico, l’intervento tecnicamente riesce, ma le complicazioni successive risultano fatali. Certo, ci sono mille spiegazioni scientifiche e veterinarie e tecniche che motivano il tutto, ma non è che una volta motivato il tutto la situazione cambi oppure il dolore diminuisca… E quindi Forlap è morto. Una frattura al nodello anteriore destro durante una normale, semplicissima e innocua sessione di lavoro alla corda: venerdì 1 dicembre. Non in percorso, non saltando, non galoppando in campagna, oppure salendo o scendendo dal van… no. Lavorando alla corda. Quindi la procedura classica: clinica, intervento chirurgico, inserimento delle viti, fissatore esterno… intervento riuscito. Ma il livello di emergenza rimane alto, altissimo: se anche la frattura o le fratture in sé stesse sono risolte, rimane a rischio tutto il resto. Reni, polmoni, cuore e chissà cosa d’altro. E il rischio infezioni. I cavalli sono grandi e forti ma delicati come un cristallo purissimo. Il tempo passa, si spera, ovviamente, tutti sperano… Ma niente da fare: Forlap non ce l’ha fatta. Il suo cavaliere, il belga Gregory Wathelet, è affranto. Distrutto. Fin da quel maledetto venerdì, perché lui è un uomo di cavalli e le cose le sa… Forlap è stato un cavallo speciale per lui: classe e mezzi, qualità notevolissima, figlio di Querlybet Hero e di una figlia di Heartbreaker, nato nel 2005, castrone baio belga (Bwp). Dopo aver iniziato la carriera giovanile proprio sotto la sella di Gregory Wathelet e poi essere stato montato anche da Daniel Deusser, Forlap è passato sotto la sella di diversi cavalieri ‘appartenenti’ alla squadra ucraina (quella costruita a colpi di denari da Alexander Onishenko… ) tra i quali Cassio Rivetti e René Tebbel fino al 2015. Poi dopo una stagione intera lontano dallo sport nel 2016 a seguito di un infortunio, il cavallo è ritornato sotto la sella di Wathelet: e il 2017 è stato illuminato dal 7° posto nella finale della Coppa del Mondo di Omaha, oltre che da qualche altro eccellente piazzamento in grandi Gran Premi internazionali. Tutte gare ed esperienze che hanno ulteriormente cementato il rapporto tra cavallo e cavaliere; è dolorosa anche la morte di un cavallo anonimo e sconosciuto, certo, ma quando un uomo vive di gare e di sport e si nutre dell’adrenalina della competizione, allora il cavallo che con lui divide tutto questo non è soltanto un… cavallo: è un compagno, un complice, l’irrinunciabile partner di un’esperienza che unifica due cuori e due cervelli e due corpi. Lo sport regala emozioni che vanno ben oltre quelle della quotidianità: quando il compagno con il quale le si condivide ci lascia si perde una parte del proprio cuore e del proprio cervello. Forlap è un cavallo che non verrà dimenticato.
IL COMUNICATO DI GREGORY WATHELET
https://www.gregorywathelet.com/fr/Actualites/Actualites/Forlap-s-en-est-alle.html