Bologna, giovedì 2 aprile 2020 – Era stato designato dalla Fei nel ruolo di presidente di giuria per il salto ostacoli alle Olimpiadi di Tokyo. Quella in Giappone sarebbe stata la sua terza Olimpiade in qualità di ufficiale di gara: viverla nel ruolo più delicato e di maggiore responsabilità sarebbe stata per lui una vera gioia, dato il suo essere grande uomo di sport. Ma Jon Doney, 71 anni, non la vivrà: ci ha lasciato ieri. Una notizia terribile, tra le tante notizie terribili che stanno martellando incessantemente la nostra esistenza in questo tempo sciagurato e malefico. Jon Doney era nato nel Gloucestershire (sud-ovest dell’Inghilterra) e la sua carriera nel mondo del grande salto ostacoli internazionale lo ha visto impegnato prima come direttore di campo, e successivamente come giudice; in entrambi i ruoli al massimo livello internazionale: è stato lui lo chef de piste per il Campionato del Mondo di L’Aia nel 1994, e sarebbe stato lui – appunto – il presidente di giuria di salto ostacoli alle prossime Olimpiadi di Tokyo. Ma al di là di ruoli e incarichi sulla scena del salto ostacoli mondiale, Jon Doney è stato un grande uomo per il suo valore di persona. Non sembri la classica retorica a favore di chi non c’è più, no: Jon Doney era una persona magnifica. Calmo, posato, paziente, comprensivo (oltre che competente in ciascuna delle mansioni che lo hanno visto protagonista nello sport: ma questo è implicito, visto i traguardi che ha raggiunto), un uomo dalle qualità preziose e utilissime soprattutto quando applicate ai momenti di grande tensione e difficoltà, quei momenti che talvolta si verificano nella vita delle grandi manifestazioni sportive. Dire che ora ci sarà un grande vuoto nella famiglia del salto ostacoli internazionale potrà forse sembrare una frase non molto originale: ma la cosa importante da considerare è che questa frase dice il vero.