Bologna, 4 aprile 2018 – Si prova sempre una sensazione di grande tristezza quando un cavallo ci lascia, soprattutto se si tratta di un cavallo che ci ha abituato alla sua presenza. Mackinley è morto all’età di 24 anni e, nonostante il suo nome possa forse dire poco – oggi – alla maggior parte degli appassionati, bisogna rendergli l’omaggio che si deve ai cavalli importanti. Mackinley infatti è stato un cavallo importante: non per le gare vinte, non per essere stato più o meno un campione, bensì per aver sempre rappresentato una sicurezza per i suoi cavalieri. Una certezza. Il classico compagno (compagno nel senso letterale del termine) sempre affidabile, sempre pronto, sempre disponibile, sempre regolare. Lo si potrebbe quasi elevare a simbolo rappresentativo di tutti quei cavalli – e sono tanti – che pur non essendo fuoriclasse assoluti costituiscono tuttavia per i rispettivi cavalieri un bene prezioso. Forse il più prezioso.
Nato nel 1994, olandese Kwpn figlio di Goodwill x Nimmerdor (Goodwill è un figlio di Landgraf, cioè uno stallone-divinità, e Nimmerdor è… Nimmerdor!), Mackinley ha iniziato la sua carriera agonistica internazionale come giovane cavallo a 6 anni nel 2000 sotto la sella del nostro Jerry Smit, quando il cavaliere azzurro montava i cavalli di proprietà di Silvana Lucchini. Fino a tutto il 2002 è stato impegnato sui terreni dei più importanti concorsi internazionali esordendo anche in grandi gare (7° nel GP di Coppa del Mondo di Londra Olympia) e dimostrando pur ancora molto giovane una consistenza di rendimento davvero ammirevole. All’inizio del 2003 si è poi interrotto il lungo rapporto di collaborazione tra Silvana Lucchini e Jerry Smit: Mackinley è stato quindi dirottato sotto la sella dello svedese Rolf-Goran Bengtsson. Ormai nel pieno della maturità, il cavallo è stato impegnato nelle massime gare mondiali: 9° nella finale della Coppa del Mondo 2004 a Milano, quindi 4° individuale e argento a squadre alle Olimpiadi di Atene sempre nel 2004 (il suo risultato più prestigioso); poi nel 2005 in gara nel Campionato d’Europa a San Patrignano e a fine stagione 7° nella finale della Top Ten a Ginevra; nel 2006 7° in finale di Coppa del Mondo e in dicembre 2° nella Top Ten sempre a Ginevra. Sul finire del 2007 Mackinley è passato a Mario Stevens, diventando per il cavaliere tedesco il classico cavallo della vita: nel 2009 ben tre vittorie in Gran Premio (Francoforte, Dresda, Oldenburg). Ultima stagione internazionale il 2011, poi la meritata pensione nelle scuderie di Stevens: dove Mackinley ha infine terminato il suo cammino terreno. Di grande cavallo, certo: non perché fuoriclasse, ma perché ‘amico’ dei suoi cavalieri, certezza forte per tutti loro.