Bologna, domenica 20 dicembre 2020 – Un concorso ippico. Non ricordo né dove né quando, però molti, tanti anni fa. Barbara Carlon e io eravamo appoggiati alla staccionata del campo prova. Cavalli e cavalieri impegnati nel lavoro di preparazione alla gara. Noi stiamo a guardare.
A un certo momento un cavallo al passo arriva dalla nostra destra, parallelo alla staccionata ma distante almeno un metro. Il cavallo cammina e nel momento in cui è alla nostra altezza il cavaliere che lo monta si flette all’inguine talmente tanto da scendere verso il basso a sinistra perfino oltre la linea dell’incollatura: il cavaliere nel preciso momento in cui si trova davanti a noi con la sua testa all’altezza delle nostre, in quella posizione così costretta e forzata, punta gli occhi su di noi e ci guarda con uno sguardo fisso e incandescente facendo un’espressione stralunata… per poi rialzarsi e proseguire oltre senza dire una sola parola come se nulla fosse accaduto.
«Oddio Bambi, ma chi è… ?».
«Sergio Albanese».
«E ma… perché ha fatto… quella cosa?».
«Perché è matto».
Perché è matto. Io non ho mai incontrato personalmente Sergio Albanese, né mai l’ho visto montare: praticamente adesso sto scrivendo di una persona che non ho mai conosciuto. Eppure… lo conosco. Perché l’ho sempre sentito nominare da vicino o da lontano nei discorsi della gente di cavalli. «Perché è matto». Sì, ma non matto… matto. No. Quando la Bambi quel giorno di tanti anni fa mi ha fatto sentire per la prima volta questa parola usata come aggettivo per descrivere Sergio Albanese voleva dire quello che tutti hanno sempre voluto dire descrivendo come matto Sergio Albanese: cioè geniale, fuori dagli schemi, estroso, creativo, stimolante… Io non ho mai conosciuto Sergio Albanese, ma questa è l’immagine che di lui il mondo della gente di cavalli mi ha trasferito: quindi è realtà.
Ieri Sergio Albanese ci ha lasciato. Era nato nel 1938 e fin dal 1953 era divenuto un protagonista del salto ostacoli azzurro partecipando a Roma al Campionato Internazionale Juniores in Piazza di Siena, la gara che poi sarebbe divenuta il Campionato d’Europa juniores: in quell’occasione la squadra italiana guidata da Antonio Gutierrez era composta anche da Giampiero Bembo, Alberto Riario Sforza e Graziano Mancinelli… Quattro ragazzini destinati a divenire uomini giganteschi per il salto ostacoli in Italia.
La grande considerazione come cavaliere e uomo di cavalli Sergio Albanese se l’è conquistata senza aver mai ottenuto risultati di particolare alto livello: nel senso che non ha mai partecipato a un campionato internazionale, non ha mai vinto uno dei più prestigiosi Gran Premi del mondo tipo quelli di Roma o Aquisgrana o Dublino… né mai si è laureato campione d’Italia (nel suo curriculum però spicca un 2° posto in Coppa delle Nazioni con l’Italia a Ginevra nel 1965 in sella a Malal Hue insieme a Lalla Novo su Rahin, Stefano Angioni su Canio e Graziano Mancinelli su The Rock). Eppure è senza alcun dubbio uno dei grandi nel panorama nazionale. Anzi, si potrebbe quasi dire che proprio il fatto di non aver mai avuto risultati di quel tipo serva a escludere definitivamente la possibilità che la considerazione di Sergio Albanese come grande cavaliere possa derivare da elementi di appariscenza, più che di estrema sostanza.
Sergio Albanese ha vissuto sempre nel luogo che fino all’inizio degli anni Settanta è stato il cuore dell’equitazione italiana: a Roma cioè, nel periodo in cui il grande sport equestre azzurro si concentrava per l’appunto lì, prima che Milano e la Lombardia prendessero il sopravvento, cosa che è avvenuta solo dal momento in cui Graziano Mancinelli ha lasciato la capitale per trasferirsi al nord, tra le nebbie della padania lombarda. In quel periodo tutto avveniva a Roma, e nella stragrande maggioranza dei casi romani erano i cavalieri di maggior spicco agonistico: Sergio Albanese dunque ha fortemente contribuito a determinare il ‘primato’ romano rispetto al resto d’Italia. Lui, con la sua viscerale passione per i cavalli e per lo sport equestre; ma anche per l’arte che – diceva – è per chi ama le cose belle. Come i cavalli.