Bologna, 7 dicembre 2017 – All’età di 92 anni è recentemente scomparso William Steinkraus, uno dei grandi nomi del salto ostacoli mondiale. Statunitense, nato il 12 ottobre 1925, 87 presenze in Coppa delle Nazioni, cinque Olimpiadi con la medaglia d’oro individuale a Città del Messico 1968, l’argento a squadre nel 1960 e nel 1972, bronzo a squadre nel 1952. Ma al di là dei suoi favolosi risultati agonistici, William (o meglio Bill, come da tutti conosciuto e chiamato) Steinkraus è un vero e proprio simbolo di un’era del salto ostacoli internazionale che ha visto protagonisti oltre a lui i fratelli Piero e Raimondo d’Inzeo, Hans Guenter Winkler, Fritz Thiedemann, Francisco Goyoaga, Pierre Jonquères d’Oriola… insomma, tutta quella parte di vera e propria storia sportiva dalla quale tutti noi – uomini e donne di cavalli – oggi proveniamo. Steinkraus ha fatto parte di quel nucleo di giovani cavalieri statunitensi cresciuti subito dopo la fine della seconda guerra mondiale alla scuola di Bertalan de Nemethy, formidabile trainer e maestro, ex ufficiale della cavalleria ungherese espatriato oltreoceano, formatosi secondo i più puri principi dell’equitazione naturale caprilliana. Bert de Nemethy è il vero e proprio fondatore del salto ostacoli statunitense moderno: i suoi allievi ne hanno poi mirabilmente proseguito l’opera nel ruolo di istruttori e tecnici, in particolare Frank Chapot, appunto lo stesso William Steinkraus ma soprattutto George Morris. Loro tre, insieme a Hugh Wiley, hanno formato la squadra di Coppa delle Nazioni statunitense che ha incantato il mondo alla sua prima apparizione in Europa a metà degli anni Cinquanta, rappresentando un fenomeno davvero sensazionale per la qualità della loro equitazione unita alla potenza e alla concretezza agonistica. William Steinkraus nella sua lunga, ricca e intensa vita ha dedicato tutto sé stesso all’equitazione: come cavaliere, come trainer, come scrittore, come direttore della American Horse Show Association (quella che oggi è l’United States Equestrian Federation). Con lui se ne va un pezzo fondamentale della storia dello sport equestre mondiale.