Bologna, giovedì 27 gennaio 2022 – Alberto Zorzi torna in Italia. Dopo sette anni trascorsi in Olanda a Valkenswaard nella scuderia di Jan Tops (a partire dal 5 aprile 2015), ed essere diventato durante questo arco di tempo uno dei più forti cavalieri del mondo, il campione padovano volta pagina e inaugura una nuova era della sua vita di uomo e di professionista.
Quando ha preso questa importante decisione?
«Ci stavo pensando da un po’ di mesi in effetti… In novembre dello scorso anno ho preso la decisione definitiva, dopo averne parlato con Jan Tops».
Cosa l’ha spinta a questo importante cambiamento?
«Soprattutto la voglia di stare vicino alla mia famiglia e di tornare in Italia. Ma poi anche il bisogno di staccare un attimo e di avere un po’ più di tranquillità… Certamente avrò la mia scuderia e i miei cavalli anche in Italia, è chiaro, però adesso ho bisogno di avere un ritmo diverso e soprattutto di essere io a decidere per me stesso».
Questi sette anni sono stati bellissimi ma forse anche molto stressanti…
«Eh… diciamo abbastanza. È stato comunque un periodo meraviglioso, sono stato fortunatissimo e onorato di poter montare per una scuderia così importante, però adesso si è chiuso un ciclo. E voglio riaprirne un altro».
Tra l’Alberto Zorzi che è arrivato a Valkenswaard e quello che da Valkenswaard se ne va che differenze ci sono?
«Quando sono arrivato ero un ragazzo di 25 anni con tanti sogni e tanta voglia di fare… Fortunatamente ho trovato Jan Tops che è stato fondamentale per aiutarmi a crescere e a realizzare quei sogni. Grazie a lui ho vissuto un’esperienza indimenticabile, ma adesso è ora che io cammini con le mie gambe. Sono maturato tanto, è cambiata la mia monta, ho imparato un milione di cose. Posso solo dire grazie a Jan Tops».
Ecco, entrando nello specifico: che cosa ha imparato in più, cosa non sapeva prima e che invece adesso sa?
«Prima facevo concorsi nazionali e talvolta qualche internazionale a due stelle: poi mi sono trovato a fare tutte le settimane dai tre ai cinque stelle… Un ritmo pazzesco! Si impara tantissimo così… Io credo di essere molto maturato nella freddezza e nell’autocontrollo con cui adesso entro in campo, anche se gli ostacoli sono alti un metro e sessanta… Aver montato tantissimi cavalli mi ha insegnato a capire qualunque tipo di soggetto, ma detto questo rimane vero che c’è sempre da imparare su tutto, sempre».
Il momento più bello di questi sette anni?
«Tantissimi momenti belli grazie a cavalli formidabili, però direi che sicuramente la vittoria in Coppa delle Nazioni a Roma nel 2017 è un momento indimenticabile. E poi vari Gran Premi che sono riuscito a vincere nel circuito Global… ho dei ricordi davvero bellissimi».
Ce n’è anche qualcuno brutto?
«Eh sì, per esempio quando a causa di una caduta con un cavallo mi hanno dato quasi cento punti in bocca… oppure due anni fa con Ulane de Coquerie, quando lei in una gabbia ha staccato un tempo prima e mi sono rotto una vertebra… Ma anche questo fa parte del gioco, sono serviti anche i momenti brutti, tutto serve».
Il cavallo del cuore in questi sette anni?
«Sicuramente Fair Light van het Heike. Anche Cornetto K, ma lui è rimasto troppo poco con me».
In sella a Cornetto lei stava per diventare campione d’Europa nel 2019, se non fosse stato per una barriera caduta durante l’ultimo percorso…
«Sono ancora arrabbiato. La medaglia era lì: alla fine sono stato quarto in classifica, ma qui quarto è niente… ».
Torniamo al presente: adesso cosa succede?
«Succede che torno in Italia, affitterò dei box e inizierò a montare per vari proprietari».
Ha già previsto quale sarà la sua base operativa?
«Sì, sarà a Vicenza. Ci sono alcuni cavalli sui quali pensare di poter costruire il mio futuro, ma al momento nulla è definito nei dettagli».
Quando sarà il suo arrivo?
«Non posso dirlo con precisione, al momento. Sarà a breve, ma devo ancora sistemare un po’ di cose. Quello che è certo è che non ne vedo l’ora: sono carico e pieno di entusiasmo!».