Bologna, lunedì 21 marzo 2022 – Holstein. Nel mondo del nostro sport basta solo pronunciare il nome di questa regione del nord della Germania per vedere con gli occhi della mente una parata di grandi leggende dell’allevamento del cavallo sportivo: i purosangue Ladykiller e Cottage Son, il francese Cor de la Bryère, e poi Landgraf I e Lord e Capitol I… e un’infinita serie di campioni meravigliosi che hanno vinto sui più importanti campi di gara del mondo ammaliando milioni di spettatori nel corso della storia del salto ostacoli.
La serie continua, ovviamente: l’Holstein è un serbatoio inesauribile… E tra i nuovi gioielli… o per meglio dire, tra quelli su cui si è puntata maggiormente l’attenzione del pubblico dello sport e degli addetti ai lavori nel corso degli ultimi mesi c’è lui, Monaco, il cavallo con il quale l’olandese Harrie Smolders sta facendo meraviglie e del quale abbiamo recentemente raccontato la storia proprio su queste stesse pagine elettroniche (Holsteiner nato nel 2009 da Cassini II x Contender, questo il link https://www.cavallomagazine.it/sport-equestri/salto-ostacoli/ce-litalia-nella-storia-di-monaco-star-del-momento ). Una storia bellissima e tuttavia incompleta, per come l’abbiamo raccontata: poiché mancante del ‘pezzo’ forse più importante in assoluto, cioè l’inizio. La scoperta. Il primo passo. Di questo ‘pezzo’ ci parla adesso Alessandro Mingoli, inesausto scopritore di talenti, l’uomo che insieme alla moglie Lisa costituisce il ponte diretto tra l’Italia e lo studbook dell’Holstein.
«Monaco non era negli occhi di tutti, nonostante fosse nella scuderia di Roland Metzler, che è uno dei più famosi e bravi preparatori di stalloni, un uomo di cavalli eccezionale oltre che cavaliere di dressage. Un giorno sono andato da lui e mi ha fatto vedere questo puledro di tre anni chiedendomi cosa ne pensassi. Questo cavallo si muoveva con un’energia pazzesca, saltava molto bene… eppure era lì, in vendita, ma non lo aveva comperato nessuno. Io sono rimasto subito molto colpito dallo sguardo di questo cavallo. Mi guardava quasi con un’espressione di sfida, come a dire tutto qui? Alziamo pure!».
Un cavallo da acquistare, quindi…
«Infatti dopo essere tornato in Italia ne ho parlato con Maurizio Cinti Piredda, con il quale adesso siamo amici ma che allora era semplicemente un mio cliente. Maurizio però in quel momento non sembrava molto interessato, tuttavia dopo qualche mese, verso gennaio dell’anno seguente, quando Monaco stava entrando nei suoi quattro anni, mi disse di fargli fare una visita per poi decidere il da farsi… Insomma, alla fine lui ha comperato Monaco senza mai averlo mai visto, solo un breve video che gli avevo fatto io».
E così Monaco è arrivato in Italia.
«Sì, e poco dopo Maurizio Cinti Piredda ha affidato il cavallo a Bryan Mascenti».
Il quale ha iniziato a montare Monaco nelle gare per i cavalli giovani…
«Bryan Mascenti ha fatto un ottimo lavoro con Monaco, portando il cavallo a saltare nelle gare che gli hanno permesso di crescere e di mettersi in mostra. E poi io ho portato Harrie Smolders a vederlo: l’acquisto è stato deciso molto velocemente e nel giro di pochi giorni Monaco è arrivato in Belgio nelle scuderie di Axel Verlooy, con il quale Harrie Smolders collaborava al tempo. Smolders per un periodo ha fatto fare al cavallo solo gare piccole, per consolidare con lui l’intesa migliore… ».
E poi sono arrivati i grandi risultati…
«Harrie è un cavaliere favoloso, ma anche una bella persona. Con lui si è costruito un bel rapporto di amicizia: ogni volta che viene in Italia mi chiama, andiamo a mangiare la pizza da Michele a Roma, un ristorante napoletano che lui adora… Ogni volta che fa una gara con Monaco mi telefona per raccontarmi le sensazioni provate… Insomma, c’è un bellissimo rapporto».
Monaco a parte, la sua è una lunga storia con i cavalli dell’Holstein. Come e quando è nata?
«La passione per i cavalli me l’ha trasmessa mio padre, che era un ex corazziere. Lui mi portava tutti gli anni a vedere il concorso di Piazza di Siena. Una volta rimasi incantato da un cavallo che montava Piero d’Inzeo, si chiamava Fidux (con lui vincitore nel 1968 a Roma di Coppa delle Nazioni e Gran Premio, quindi nel 1970 medaglia d’argento individuale nel Campionato del Mondo con Graziano Mancinelli, n.d.r.). Poi ho scoperto che era un cavallo Holsteiner, quindi mi è nata una vera e propria passione… ».
Invece l’attività diciamo commerciale?
«Prima di tutto io ho sempre avuto un grande interesse per la Germania non appena mi sono reso conto della grande qualità dei cavalli allevati e prodotti lì: quindi fin da quando avevo 19 anni ho cominciato a spendere i primi soldi che mi ero guadagnato domando puledri per andare in giro in Germania a visitare allevamenti. Ma così, per il mio piacere. Poi ho conosciuto Lisa, mia moglie, una persona che ha un ruolo fondamentale in tutto quello che è successo in seguito».
E cosa è successo in seguito?
«Lisa è tedesca da parte di madre, di Amburgo. Il tedesco è la sua lingua, insomma. E poi ne parla altre quattro. Cosa importantissima, ovviamente. Nel 1994 io mi occupavo di abbigliamento personalizzato e dopo la vittoria di Franke Sloothaak nel Campionato del Mondo di L’Aia avevo fatto una grandissima quantità di cappellini appunto personalizzati che sono andati via in quantità impressionante. Quindi ero in ottimi rapporti con Franke, grazie al quale venni invitato con Lisa al Baltic Horse Show, il concorso internazionale che si tiene a Kiel, in Germania. Lì conoscemmo Norbet Boley che era il direttore generale dello studbook dell’Holstein: chiacchierando gli dissi allora ci vediamo a Roma per il Campionato del Mondo del 1998, ma lui rispose che non poteva esserne sicuro, che a Roma non conosceva nessuno che gli potesse dare una mano per fare lo stand, che quindi era tutto molto in forse… A quel punto Lisa, che è sì metà tedesca ma che per l’altra metà è napoletana… Lisa insomma se ne viene fuori con la proposta: eccoci qua, ci pensiamo noi!».
Molto intraprendente Lisa…
«Ma che sei matta, le ho detto, ma come facciamo… Ma lei si era sempre occupata di relazioni commerciali con l’estero nel suo lavoro, quindi maneggia bene l’argomento. Insomma, per farla breve Norbert Boley è diventato uno dei nostri migliori amici e in un certo senso anche il nostro maestro insegnandoci quello che sarebbe diventato a tutti gli effetti il nostro lavoro. È stato lui a consigliarci che per svolgere l’attività commerciale sarebbe stato meglio non aprire una scuderia ma rimanere liberi, cioè indirizzare i clienti verso i cavalli in vendita nello studbook dell’Holstein. Se hai una scuderia con trenta cavalli, beh… quelli devi vendere, quindi ti concentrerai su quell’obiettivo. Invece senza vincoli relativi allo specifico cavallo da vendere si riesce ad accontentare molto meglio il cliente».
Quindi in pratica voi portate la clientela in Germania assistendola e indirizzandola nel trovare il cavallo adatto?
«Esatto. Dico la verità: noi non ci aspettavamo affatto di poterci dedicare a questa attività a tempo pieno. All’inizio pensavamo che sarebbe stato una specie di hobby… invece ben presto è diventato il nostro lavoro a tutti gli effetti. Il nostro primo cliente è stato Validio Sozzi, quando suo figlio Valerio si è trovato con Gaston M infortunato e Pamina che ormai era in fase calante: così gli abbiamo proposto Corofino, che poi effettivamente lui ha acquistato. Noi da zero ci siamo trovati a essere rivenditori di un cavallo che costava un milione e mezzo di marchi… Tutto è cominciato così. E oggi non posso non considerare che evidentemente il mercato italiano aveva proprio bisogno di un servizio del genere. Poi va detto che nell’arco di questi ventiquattro anni di lavoro noi abbiamo sempre seguito i nostri clienti anche dopo la vendita, per ogni eventuale necessità. Insomma, cerchiamo di avere tante piccole attenzioni che probabilmente sulla scena del mercato italiano mancavano».
Quindi c’è soddisfazione da entrambe le parti: voi e lo studbook dell’Holstein… E poi anche da parte dei clienti, ovviamente…
«Direi di sì. Come ho detto è dal 1998 che facciamo questa attività come nostro lavoro a tempo pieno… E poi c’è anche un’altra soddisfazione… ».
Quale?
«L’associazione degli allevatori dell’Holstein mi ha eletto quale rappresentante in Italia. Penso che voglia dire qualcosa tutto ciò… !».