Bologna, mercoledì 15 febbraio 2023 – Nel database del Sunshine Tour (il circuito di concorsi internazionali attualmente in corso a Vejer de la Frontera, in Spagna) il concorrente con il maggior numero di cavalli iscritti in gara – ben tredici… ! – è lei, Alice Lazzarini: italiana, 26 anni, amazzone nella scuderia del commerciante belga ed ex cavaliere internazionale Gilbert De Roock.
Come se non bastasse, domenica scorsa Alice Lazzarini in sella a Floris si è classificata all’8° posto su 47 partenti nel Gran Premio del Medium Tour dello Csi a quattro stelle spagnolo con due percorsi netti (primi tre in classifica, tanto per dire: Jana Wargers, Scott Brash e Martin Fuchs… ): non solo il primo concorso dell’amazzone azzurra in sella a Floris, ma anche in assoluto il primo Gran Premio di tale livello di tutta la sua carriera… !
«Il percorso non era semplice, ma Floris è un cavallo di molti mezzi, quindi ero tranquilla. Lui ha già esperienza in gare di questo livello, l’ho sentito molto deciso e sicuro, e questo mi ha trasmesso una grande serenità».
Che pensieri ha fatto prima del decisivo barrage?
«Beh, mi sono detta… oddio, qui ci sono davvero dei grandi nomi… cosa faccio, provo a pensare alla classifica o invece cerco di chiudere con due percorsi netti? Alla fine ho optato per questa seconda possibilità, senza andare troppo piano ma comunque facendo attenzione a non correre rischi eccessivi».
Una saggia decisione…
«Anche perché è stata la mia prima gara internazionale con Floris, il primo concorso in assoluto con lui. Ma abbiamo ottenuto un buon risultato anche nella 1.45 del primo giorno: ugualmente un percorso senza errori».
Comunque quella di domenica deve essere stata una bella emozione, no?
«Una grandissima emozione! Non mi è mai capitato di essere in una premiazione con cavalieri di quel calibro… Davanti a me, ma anche dietro di me… !».
Torniamo un po’ indietro nel tempo: come è nata la decisione di trasferirsi all’estero?
«In Italia io montavo per la Scuderia Borgo La Caccia. È stata la mia prima esperienza come amazzone per conto di proprietari. Poi però tutti i cavalli che montavo io sono stati acquistati da Bertram Allen (cavaliere della squadra nazionale irlandese, n.d.r.): è stata una bella vendita. Così a quel punto ho deciso di provare a vivere un’esperienza all’estero».
Sì, ma tecnicamente parlando come è avvenuto?
«Grazie a Ugo Pisani, lo sponsor di Emanuele Gaudiano. Lui mi ha contattata sapendo che non avevo più cavalli e che la mia idea sarebbe stata quella di trasferirmi all’estero. Sono stata da lui due mesi nel 2018, poi con una caduta mi sono rotta clavicola, scapola e sei costole… così sono tornata in Italia per le cure e per la convalescenza. Una volta guarita è stato sempre Ugo Pisani nel 2019 a trovarmi un lavoro: dal commerciante olandese Roel van de Berg. Sono stata lì tre anni: è stato il periodo che mi ha fatto conoscere un po’… ».
È stata quindi un’esperienza formativa?
«Un’esperienza che augurerei a chiunque… ! Io sono arrivata lì come una ragazza italiana che… ok, in Italia avevo avuto i miei risultati ma all’estero non mi conosceva assolutamente nessuno. È stato Roel van de Berg a darmi questa opportunità».
Quali erano i suoi compiti nella scuderia di van de Berg?
«Beh, ero la prima e unica amazzone… Ho montato quindi una enorme quantità di cavalli diversi, molti cresciuti da me prendendoli a 3 anni e portandoli fino ai 6 e al Campionato del Mondo per i cavalli giovani… Facevamo tutto io e Roel van de Berg: solo una volta alla settimana veniva un trainer a lavorare con me».
Poi però lei si è trasferita nella scuderia di Gilbert De Roock…
«Gilbert ha per l’appunto acquistato da Roel van de Berg un cavallo che avevo portato io dalla doma fino alle gare per i 6 anni, lo stallone Kwandani. Gilbert così mi ha visto… ».
E le ha proposto di andare a lavorare da lui?
«No, non in quel momento. Io a un certo punto ho smesso di lavorare per Roel van de Berg e per circa sei mesi sono stata da Alan Waldman, anche lui commerciante (oltre che cavaliere e marito dell’amazzone statunitense ma israeliana di passaporto sportivo Danielle Goldstein: nella sua scuderia c’era il 5 anni Big Star, cavallo con il quale Nick Skelton nel 2016 ha vinto la medaglia d’oro olimpica a Rio de Janeiro, n.d.r.). È stato durante questo periodo che Gilbert mi ha mandato un messaggio chiedendomi se per caso stessi cercando un lavoro… Io inizialmente non gli ho dato una risposta, ma dopo un po’ ci ho pensato e… beh, è stata una fortuna perché quella di trasferirmi da lui è stata un’ottima decisione, assolutamente. Ho cominciato a lavorare nella sua scuderia all’inizio di ottobre dello scorso anno».
Sempre dedicandosi ai cavalli giovani?
«Questo era il motivo per cui Gilbert mi aveva preso da lui. Io dovevo montare i cavalli dai 4 ai 7 anni, per poi passarli al primo cavaliere della scuderia, Dominique Hendrickx. Ma dall’inizio di gennaio Hendrickx ha smesso di lavorare per Gilbert e così io mi sono trovata nel ruolo di… primo cavaliere!».
Con risultati eccellenti, come dimostrato dal Gran Premio di domenica scorsa…
«Non finirò mai di ringraziare Gilbert per la fiducia che dimostra in me… ».
Quindi è così che ha cominciato a montare Floris?
«Sì, esatto. L’ho montato per la prima volta all’inizio di gennaio».
Ma continua anche con i cavalli giovani?
«Sì, certo, per adesso ce la faccio e spero di poterci riuscire anche in futuro perché non c’è soddisfazione più grande di quella che si prova nel prendere un puledro a 4 anni e crescerlo fino a portarlo in gara ad alto livello. Io adoro fare questo, è una gioia impagabile».
Alla luce di tutto ciò come immagina il suo futuro?
«Preferirei non fare previsioni, perché per il momento sta andando tutto talmente bene che non vorrei mai che arrivasse anche un po’ di sfortuna… ! Sarei felicissima semplicemente di mantenere questa situazione».
Sua mamma, Francesca Salamina, è istruttrice ma soprattutto donna di cavalli: è cominciato tutto con lei?
«Sì, assolutamente. Prima di trasferirmi all’estero sono stata seguita sempre e solo da mia mamma».
Un rapporto importante, il vostro, quindi…
«Sì, anche se non facile perché è complicato essere l’istruttore dei propri figli, questo lo capisco bene… Però siamo riuscite a raggiungere un buon equilibrio… Direi soprattutto che lei è riuscita a farmi felice, ecco. Soprattutto questo».