Bologna, venerdì 19 agosto 2022 – Dopo l’intervista con Marco Porro – c.t. della squadra nazionale di salto ostacoli – pubblicata ieri, iniziamo da oggi la serie dedicata ai cavalieri azzurri protagonisti del Campionato del Mondo di Herning. Si parte da Antonio Garofalo, debuttante in un mondiale (il suo primo campionato internazionale è stato quello d’Europa a Riesenbeck nel 2021), giunto in sella a Conquestador alla finale individuale e classificato infine al 21° posto.
Due cavalieri nella finale individuale riservata ai migliori venticinque su un totale di 103 concorrenti, squadra al 13° posto su 22 rappresentative in gara: questo è il bilancio freddamente statistico del nostro Campionato del Mondo di Herning. Lei come lo legge?
«Del risultato della squadra in termini di prestazioni non sono affatto deluso. La competizione a squadre comincia con la prima prova, quella in tabella C il primo giorno: e lì abbiamo chiuso con tre percorsi abbastanza veloci, siamo partiti bene. Poi nella prima manche della seconda prova Lorenzo de Luca e io abbiamo fatto un errore, Emanuele Camilli due… abbiamo avuto la sfortuna della caduta di Francesca Ciriesi, ecco. Sfortuna a parte, non credo li si possa considerare risultati negativi in un Campionato del Mondo… Poteva andare meglio, certo, tutto può sempre andare meglio, ma non si può dire che siamo andati male, soprattutto considerando che Lorenzo e io siamo arrivati alla finale individuale: due italiani nei venticinque non li avevamo da vent’anni».
Rimane sempre il problema della qualificazione alle Olimpiadi…
«Difficilissimo ottenerla a Herning. Il nostro obiettivo di partenza era ovviamente quello di provare in tutti i modi a conquistarla, sapendo comunque di avere un’altra opportunità nel Campionato d’Europa di Milano 2023. Fortunatamente a Herning le prime cinque squadre in classifica sono europee e quindi non saranno nostre avversarie in funzione olimpica a Milano: il che non vuol dire che l’anno prossimo sarà una passeggiata, ma solo che quegli avversari così pericolosi non li avremo e che disporremo di un po’ più di tempo per prepararci, per consolidarci».
È stato un argomento di discussione tra voi?
«Quello che tanti spettatori, tanti tifosi… e anche tanti di quelli che ci criticano sempre e comunque non sanno è che di tutto questo tra noi parliamo, eccome. Poi ormai siamo tutti molto tecnologici e molto social, e anche se si tenta in tutti i modi di evitare di leggere i commenti, sia quelli positivi sia soprattutto quelli polemici e negativi, alla fine l’occhio ci cade comunque… Quindi siamo tutti molto ben consapevoli di quante critiche abbia sollevato il fatto di aver mancato la qualificazione alle Olimpiadi. Ne abbiamo parlato anche con il nostro c.t. Marco Porro. Ovviamente lui ha schierato la migliore formazione possibile in questo momento… Tuttavia la cosa veramente importante è avere risultati, ma direi soprattutto prestazioni in crescita positiva: quindi il nostro obiettivo a questo punto è il Campionato d’Europa 2023 a Milano».
Parliamo di lei e del suo cavallo. La cosa impressionante di Conquestador, al di là delle sue ben note qualità tecniche, è stata la sua condizione fisica: è andato in crescendo percorso dopo percorso senza mostrare alcun segno di affaticamento…
«Sì, devo dire che Conquestador è arrivato a Herning in forma eccellente. Sapevamo bene che il Campionato del Mondo è una gara lunga e faticosa e con Marco Porro abbiamo lavorato in previsione di questo. Nei grandi concorsi a cui ho partecipato proprio per questa ragione abbiamo sempre privilegiato la Coppa delle Nazioni, lasciando perdere il Gran Premio individuale».
E a proposito di concorsi bisogna dire che il suo cavallo in vista di Herning ha fatto poche gare e probabilmente molto giuste.
«Esatto, proprio così: poche gare e molto giuste, sì. Una pianificazione molto ben calibrata e studiata con il nostro tecnico per il mio cavallo. Conquestador a inizio anno ha fatto la Coppa a La Baule e quella è stata già una prestazione di grande rilievo per lui a seguito della quale si poteva già immaginare un suo ruolo in vista di Herning. Quella è stata una gara molto impegnativa con tutte le prime squadre, e solo tre cavalli hanno fatto doppio zero: Conquestador, Nevados con Gregory Wathelet e Dieu Merci con Beth Underhill. Poi abbiamo fatto Roma, direi inevitabilmente, e poi ci siamo dedicati solo al lavoro di condizione, facendo un’ultima prova un po’ impegnativa in un campo in sabbia che è stata la Coppa delle Nazioni di Knokke».
Un lavoro di preparazione che ha funzionato, quindi…
«Anzi, con il senno di poi devo dire che Conquestador è arrivato alla finale fin troppo fresco… Io ormai lo conosco benissimo dopo tutti gli anni trascorsi insieme, e so che quando è molto carico mi si può mettere a volte un po’ troppo forte e per questo motivo mi può rubare un po’ di spazio in battuta davanti all’ostacolo. Il giorno della seconda manche della seconda prova pensavo che lui fosse un po’ stanco e così, diversamente da come faccio sempre tutte le mattine prima di una gara impegnativa quando lo lavoro con anche Marco Porro facendo qualche esercizio semplicissimo, ho pensato di fargli fare solo una passeggiata… Invece ho sbagliato la valutazione: lui ha sorpreso tutti, avrebbe potuto saltare altri due percorsi di seguito! Adesso la prendo un po’ in ridere, ma al momento mi sono sentito molto in colpa per non aver fatto sufficiente attenzione a quel dettaglio: dei due errori che ho fatto in quel terzo percorso, infatti, il secondo, quello all’uscita della doppia gabbia, è venuto proprio perché avevo poco controllo su Conquestador».
Conquestador non è più giovanissimo: riuscirà ad averlo nello stesso stato di forma anche a Milano l’anno prossimo? Dovrà gestire l’intera stagione agonistica con ancora più accortezza di quanto fatto in vista di Herning probabilmente…
«Sì, certo, ma io ho grande fiducia. Conquestador sta benissimo. Io so già che dovrò sacrificare qualcosa… Per esempio con lui non farò alcun concorso indoor, men che meno Verona. Adesso gli darò un periodo di allenamento fisico perché lui deve rimanere atletico e preparato, ma senza affrontare gare impegnative perché quello di cui lui ha bisogno è relax mentale più che fisico. Poi tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre farà qualche concorso facile di divertimento e di ginnastica. L’anno prossimo dovrà dare molto e io voglio fare tutto il possibile perché lui lo possa fare al meglio di sé, ecco».
Anche se questo vorrà dire per lei rinunciare a qualche gara importante?
«Sicuramente sì. Ma sono abituato. Io per esempio non ho mai fatto il Gran Premio in un concorso in cui ho partecipato alla Coppa delle Nazioni: ma non per… nascondermi, mi si passi l’espressione, anche perché fare un Gran Premio di uno Csio a cinque stelle non capita troppo spesso a tutti… no, l’ho fatto proprio per preservare le energie fisiche e mentali del mio cavallo al massimo e al meglio. Ed è un sistema che funziona. Poi ho recentemente letto un’intervista a Jerome Guery, il quale parlando di Quel Homme de Hus, che ha un anno più di Conquestador, diceva di puntare non solo al Campionato d’Europa 2023, ma anche alle Olimpiadi del 2024… Lui confida in questo. E mi ha dato una bella motivazione leggere quelle sue parole. Tra me e me ho pensato: perché no?».
Inoltre è molto importante poter considerare il rapporto con il proprio compagno di gare su una prospettiva di lungo periodo: si consolidano certezze importanti, no?
«Assolutamente. È fondamentale. A questo proposito io non smetterò mai di ringraziare le proprietarie di Conquestador, Roberta Lardone e sua figlia Elena: hanno ricevuto offerte importantissime per l’acquisto del cavallo già dopo La Baule, dopo Roma e adesso dopo Herning, e le hanno rifiutate tutte. Parliamo di tanti, tanti, tanti soldi, ovviamente… Non so quante persone avrebbero avuto la capacità di rifiutare quelle offerte. Ma loro lo fanno per lo sport, e lo fanno per me: noi abbiamo un legame molto stretto, siamo da sempre molto amici, ci chiamiamo famiglia. Quando Roberta vede realizzarsi i miei sogni è come se vedesse la realizzazione quelli di un suo figlio: e non c’è prezzo che possa ripagare tutto questo… ».
A proposito di figlio: lei ha ormai raggiunto una maturità agonistica di grande consistenza grazie a tutte le esperienze importanti che ha affrontato nel corso di questi ultimi tempi in sella a Conquestador. Quale sensazione ha di sé stesso, oggi?
«Effettivamente mi sento molto maturato e molto cresciuto. A me piace guardare come esempio Lorenzo (de Luca, n.d.r.): l’ho visto affrontare questo Campionato del Mondo fin dalla prima sera a cena con una determinazione e una concentrazione che possono derivare solo dall’aver vissuto un certo tipo di gare. L’esperienza di Lorenzo è formidabile. Io vorrei raggiungere quel tipo di maturità sportiva… spero di essere su quella strada, quanto meno… spero che questo Campionato del Mondo contribuisca a farmi arrivare a Milano 2023 migliore di quanto io sia oggi, sotto tutti i punti di vista».
Certamente si tratta di un percorso formativo molto importante: ed essere al 21° posto nella classifica di un Campionato del Mondo a cui si è partecipato come debuttante rappresenta un tassello significativo dell’insieme.
«A questo proposito tengo a dire una cosa in modo particolare. Marco Porro è uno che sta sempre molto sulle sue, non gli piace molto apparire e mettersi in mostra, ma è davvero un uomo che sa pianificare e sa vedere le cose. Io gli devo moltissimo, lui con me ha fatto un super lavoro, se oggi posso dire di essere un po’ cresciuto e maturato, beh… lo devo a lui. A partire dal Toscana Tour quando abbiamo cominciato a studiare il percorso di preparazione in vista del mondiale arrivando poi a Herning lui è sempre stato prodigo di consigli sempre molto utili e positivi… e quante volte è venuto a casa mia anche solo per lavorare su semplici cavalletti, quante volte ha organizzato stage per gruppi di ragazzi a casa loro senz’altro fine che il desiderio di mettere in pratica e portare avanti le sue idee… e senza mai essersi fatto un merito di tutto questo, senza mai aver detto una parola. E io tutto questo a Herning gliel’ho detto. Il messaggio di Marco Porro è quello di guardare avanti, di guardare al futuro, alla costruzione di qualcosa: è un messaggio che ci dà grande forza».
Le offerte che Roberta Lardone ha avuto per Conquestador, il modo in cui il cavallo ha saltato a Herning, il modo in cui lei ha montato in quattro percorsi di un Campionato del Mondo arrivandovi da debuttante… anche questi sono risultati, al di là di quello che dice una classifica. Che significato ha per lei tutto questo?
«Io mi sono sentito veramente bene. Tante persone mi hanno scritto, mi hanno parlato… voglio ringraziare tutti. Il cuore mi si è riempito di gioia. Ovvio che appena finisce una gara magari si recrimina per un errore, per quello che si sarebbe potuto fare meglio… ma alla fine e a distanza di giorni quello che io posso dire è che sono contento. Mi sento davvero soddisfatto: forse per la prima volta in vita mia… ».