Barcellona, 24 settembre 2016 – Nick Skelton contro Marcus Ehning. Big Star contro Pret a Tout. Gran Bretagna contro Germania. Un epilogo da mozzare il fiato, il barrage che ha posto termine alla finalissima della Furusiyya FEI Nations Cup 2016 a Barcellona. Ehning però è stato più veloce di Skelton: Germania vincitrice, quindi. Germania per la quale Ludger Beerbaum oggi ha affrontato l’ultima gara nella sua formidabile e straordinaria carriera terminando il suo percorso con zero penalità. Ovviamente. Come non pensare a questo congedo oggi? Una grande gara, una grande finale, una grande vittoria per celebrare l’ultima grande prestazione con la sua squadra di un campione senza epoca e senza tempo. Motivo nel motivo, spettacolo nello spettacolo, emozione nell’emozione: come solo lo sport sa garantire.
Ma le emozioni sono state tantissime. Per noi l’Italia, naturalmente. L’Italia al 4° posto nella classifica della finale mondiale della Furusiyya FEI Nations Cup 2016. L’Italia, questa Italia, ha confermato di essere squadra di livello internazionale alto. La classifica nuda e cruda della finalissima della Furusiyya FEI Nations Cup 2016 non spiega al meglio sulla carta tale realtà. Lo spiegano invece molto bene i percorsi portati a termine dai nostri quattro binomi.
Per Lorenzo de Luca e Ensor de Litrange non ci sono più parole: Dublino, Calgary, Barcellona… il nostro cavaliere sta stupendo il mondo intero non tanto per la sua reale bravura, quanto piuttosto per la rapidità con la quale è riuscito a scalare la vetta dello sport al massimo livello e per la continuità con la quale ora ci rimane ben assiso. Oggi a Barcellona il nostro binomio ha portato a termine uno dei percorsi netti più belli, più convincenti, più consistenti della serata.
Gianni Govoni. Che dire di lui? Solo che è straordinario. Il suo Antonio è un cavallo in prepotente ascesa. Cavallo difficile, con il quale Gianni esalta non solo il suo agonismo ma anche la sua bravura tecnica, la sua esperienza, la sua consumata perizia, il suo sangue caldo che all’occorrenza diventa perfettamente freddo. Antonio si sta confermando cavallo da grande palcoscenico pur con tutta la sua difficoltà, mentre Gianni Govoni è una micidiale risorsa perfettamente recuperata per la squadra azzurra dopo anni durante i quali a causa di mancanza di cavalli adeguati il nostro cavaliere è vissuto ai margini del grande sport internazionale. Gianni con la giacca rossa e il bordino verde profilato di bianco è ciò che ci fa battere il cuore regalandoci l’orgoglio di essere possessori di un campione di tal natura.
Bruno Chimirri. Un errore, d’accordo, cioè una barriera che è caduta: cavallo giovane, primissime gare di tale portata, qualità e mezzi garantiti, Tower Mouche è in un certo senso come Antonio, un campione sulla rampa di lancio. E Bruno? Questa sera il suo percorso è stato da prendere, mettere dentro una cornice preziosa e poi esporlo in un museo fiorentino, o veneziano, o romano… là dove l’arte incontra la storia lasciando lo spettatore ammaliato. La storia, appunto, di questo cavaliere e la sua gara questa sera dicono tutto.
Piergiorgio Bucci. Questa sera probabilmente un errore, o per meglio dire un’imperizia: una distanza tra un verticale e un enorme largo coperta in quattro tempi ma forse senza la necessaria pressione, Casallo è arrivato leggermente lontano dall’ostacolo, si è allungato in parabola ma con il posteriore ha toccato la barriera di ingresso. Quella distanza è stata coperta dalla maggioranza dei concorrenti in quattro tempi andando con ritmo e decisione, solo da qualcuno in cinque ma tenendo molto all’interno: comunque ha funzionato in entrambi i casi, ma in entrambi i casi la scelta doveva essere fatta con determinazione e convinzione. Ma certo si tratta di una sfumatura che nulla toglie alla pregevolezza delle prestazioni del binomio Bucci/Casallo Z, uno dei valori migliori e più alti del salto ostacoli azzurro; soprattutto una qualità che si era sempre ben intuita ma che ora sta esprimendo una quantità in identica misura, grazie a una costanza di rendimento ormai regolare e accertata.
Come ha bene detto Bruno Chimirri in una recente intervista sulle pagine di questo giornale, questa è una squadra che va protetta, conservata, garantita: i cavalli, tutti, hanno diversi anni davanti a loro; i cavalieri così ben montati hanno la possibilità di esprimere al massimo e al meglio il loro eccellente potenziale. Questo è un patrimonio che non deve essere disperso. Qui a Barcellona tra le diciotto squadre che si sono giocate la finale mondiale di Coppa delle Nazioni l’Italia ha chiuso al 4° posto in classifica. Questa è la realtà bellissima.
LA CLASSIFICA FINALE
http://results.hippodata.de/2016/1234/docs/7_furusiyya_fei_nations_cup_round_b_resultsteam.pdf