Barcellona, 23 settembre 2016 – Oggi è una bella giornata. Bellissima. Una di quelle giornate da godere minuto dopo minuto. Assaporando la certezza di aver fatto una gara eccellente ieri, e pregustando la prospettiva di una finale che esalta gli animi domani. Una finale nella quale tutto potrà accadere perché le otto squadre impegnate nella ultima prova della Furusiyya FEI Nations Cup 2016 ripartono tutte da zero. Sarà una sfida difficilissima: ma proprio per questo affascinante. Nell’aria c’è il sapore del grande evento: ci sarà anche il grande risultato? Lo vedremo. Intanto il gruppo azzurro vive l’attesa con calma, e soprattutto con consapevolezza sia dei propri mezzi sia delle proprie possibilità. Lo stato maggiore tecnico è al completo: con i cavalieri ci sono Roberto Arioldi, Emilio Puricelli, Henk Nooren, uomini che conoscono il mestiere come pochi altri al mondo. Gli azzurri arrivano alla finalissima come meglio non avrebbero potuto. Ascoltiamoli.
PIERGIORGIO BUCCI – I nostri cavalli sono in forma, ieri potevamo tranquillamente chiudere con quattro netti, quelli di Antonio e Tower Mouche sono stati i classici errori che possono esserci e non esserci, non sono stati errori di fatica o di difficoltà o di mancanze tecniche, assolutamente no. Noi siamo consapevoli che domani possiamo fare un grande risultato, ma anche che sarà durissima. Sarà una delle gare più difficili e grosse dell’anno, come lo è tutti gli anni del resto. Dobbiamo montare concentrati e al meglio di noi: quel che è certo è che ce la giochiamo, altroché se ce la giochiamo… Ieri eravamo abbastanza consapevoli di potercela fare, sapevamo che il risultato positivo era nelle nostre corde, eravamo già un po’ con il pensiero a domani in effetti. E’ stata una grande giornata ovviamente, ma conta abbastanza poco ai fini del risultato: essere in finale è importantissimo, certo, ma poi se arrivi settimo oppure ottavo, beh… un po’ brucia, ecco. Cerchiamo di rimanere con i piedi per terra e cerchiamo di fare un’altra grande prestazione. Ce la possiamo fare. Il cavallo di Bruno è molto buono ma molto giovane e la differenza la fa lui, la fa Bruno, un combattente eccezionale, uno uomo-squadra come pochi ne ho conosciuti. Gianni è impressionante, incredibile, vederlo a cavallo è uno spettacolo straordinario, con un cavallo tra l’altro di grande qualità ma anche molto difficile come Antonio che lui monta da vero fenomeno; e per quanto riguarda Ensor e Casallo, beh… credo che abbiano dimostrato non solo da oggi di essere tra i migliori cavalli del mondo in questo momento. Insomma: le premesse ci sono. Sarà difficilissima la finale di domani, lo ripeto, ma noi ci siamo. Ci siamo.
GIANNI GOVONI – Siamo molto contenti ovviamente. La nostra adesso è una squadra abbastanza forte: Piergiorgio e Lorenzo sono una certezza, Bruno e io siamo due guerrieri e direi che ci stiamo dando da fare bene. Il mio cavallo sta progredendo: ieri quando ho visto il giro, devo dire la verità, mi sono un po’ preoccupato, soprattutto vedendo quella gabbia di verticali che per Antonio sapevo sarebbe stata davvero difficile, poi era un percorso molto grosso. Siamo in finale e dico che ce lo siamo proprio meritati. Antonio fino a questa primavera non aveva mai fatto percorsi di questo genere e sta migliorando gara dopo gara, sta accumulando esperienze fondamentali: secondo me domani potrà fare bene, speriamo…
LORENZO DE LUCA – Ieri è stata una giornata molto positiva. I nostri cavalli sono stati veramente bravi in una gara molto, molto, molto impegnativa. Noi eravamo concentratissimi perché volevamo assolutamente arrivare alla finale, e ce l’abbiamo fatta. Speriamo adesso di tenere la concentrazione al massimo: del resto tutti e quattro i cavalli hanno saltato proprio bene, quindi le premesse non potrebbero essere migliori.
BRUNO CHIMIRRI – La cosa più importante secondo me è che dai tempi di Landknecht, Havinia e Jamiro non avevamo una squadra così affiatata e competitiva. Questa è la cosa più rilevante di questo periodo, a prescindere dalla finale di domani e da quello che sarà il risultato. Quando si entra in campo sapendo di poter contare su cavalli del genere e cavalieri del genere non si teme alcun tipo di confronto. Resta poi vero che i risultati delle gare a squadre a volte seguono percorsi anche un po’ fortunosi: se si pensa che ieri la Francia a un mese dalla medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi è fuori dalle migliori otto… Le gare a squadre sono sempre un po’ a sé, ci deve essere una combinazione di fattori che funzionano tutti insieme. Il dato di fatto però inoppugnabile è proprio questo: abbiamo un gruppo di cavalli che da tempo ci mancava in mano a un gruppo di cavalieri che lavorano davvero assieme, cavalieri che programmano insieme la riuscita di un appuntamento lasciando perdere gli interessi personali, la qualifica per il Gran Premio piuttosto che la gara fra quindici giorni… no, il nostro è un gruppo che funziona, che condivide l’interesse per la riuscita di una gara da vivere come una vera e propria squadra. Questa è la cosa più importante. Però partendo da questo presupposto l’obiettivo principale deve essere quello di cercare di mantenere questo stato di cose in un mondo in cui i soldi dominano e sono il nemico peggiore e più forte della coesione di una squadra. Oggi non appena un cavallo salta bene si viene assaliti: è una vera e propria tortura… Spero quindi che si riesca a trovare un modo, un sistema che permetta a questa nostra squadra di durare il più a lungo possibile, anche perché i nostri sono cavalli ancora giovani, non stanno certo facendo il loro ultimo anno. Una squadra che a prescindere dal risultato che otterrà domani ha già dimostrato quanto meno di poter competere a questo livello senza doversi sentire inferiore a nessuno. Una squadra del genere deve essere programmata, riservata per il Campionato del Mondo tra due anni, trovando la strada per fare in modo di mantenerla intatta. Questo è il mio secondo sogno: il primo è quello di fare parte di una squadra così.