Bologna, 18 giugno 2018 – Duccio Bartalucci è il c.t. della squadra nazionale di salto ostacoli. Ma prima di essere questo è molto altro: è un uomo esperto e navigato, una persona che ha vissuto lo sport equestre in tutte le sue possibili sfaccettature, è un uomo pacato, equilibrato, riflessivo, mai facile agli estremismi sia in negativo sia in positivo. Duccio Bartalucci sa filtrare i casi della vita attraverso la lente dell’esperienza e del vissuto: una grande qualità.
Oggi sul suo profilo Facebook Duccio Bartalucci ha pubblicato le seguenti parole, commentando l’accaduto di ieri pomeriggio nella Coppa delle Nazioni dello Csio di Sopot: “È stata una Coppa amara, questa di Sopot: come il risveglio del giorno dopo. Ero convinto che ce la saremmo giocata, e bene anche. Per l’euforia e la consapevolezza che hanno i ragazzi da diverso tempo a questa parte, per la loro incredibile qualità a cavallo; ma anche e soprattutto per quel che avevo visto sul campo in questi giorni, Gran Premio incluso. Tutti in forma, tutti competitivi, tutti convinti di fare bene. Il rammarico aumenta pensando che con 20 penalità avremmo chiuso al terzo posto una Coppa molto difficile, con un solo doppio netto a dimostrarlo. Qualcosa però non ha funzionato, eravamo tutti molto dispiaciuti, arrabbiati, ma ne abbiamo parlato e sapremo farne tesoro. Con tre tappe a disposizione in cui far punti nulla è compromesso, ci siamo soltanto complicati un po’ la vita ed una doccia fredda, ogni tanto, può rivelarsi salutare. Ieri è andata male, ma ripartiremo. Anzi, siamo già ripartiti”.
Parole e pensieri bellissimi. Che non è possibile non condividere in pieno. Duccio Bartalucci ha ragione – naturalmente – su due cose: ci siamo complicati un po’ la vita e ripartiremo. La vita ce la siamo complicata per i motivi che abbiamo espresso sia in fase di presentazione sia in fase di commento della gara: il nostro destino nella Prima Divisione d’Europa di Coppa delle Nazioni ce lo dovremo giocare nelle ultime tre tappe, quelle però che sono molto vicine al Campionato del Mondo di Tryon, concentrando quindi tutto – tensione, sforzi, necessità di essere competitivi – in un arco di tempo molto circoscritto. Nulla è compromesso, ovviamente: anzi, noi italiani in tutti gli sport (calcio sopra tutti) siamo maestri nel rimandare sempre all’ultimo momento utile l’impresa definitiva… Diciamo che sarebbe stato meglio avere la possibilità di gestire le cose con più agio, ecco.
E poi ripartiremo. Certo che ripartiremo. Anzi, oggi non solo possiamo ma dobbiamo dire una cosa: tempo fa (e nemmeno troppo) una sconfitta come quella di Sopot l’avremmo considerata come l’ennesima dimostrazione di una nostra inferiorità, di una nostra incapacità, di una nostra predestinazione – quasi – allo stare indietro e lontani dal vertice. Oggi invece un risultato negativo come quello di ieri ci causa una bella rabbia generata soprattutto dalla piena consapevolezza che il nostro posto in classifica non era quello… Oggi sappiamo di essere forti: ecco perché la delusione è perfino più grande. Oggi stiamo vivendo un momento bellissimo del nostro salto ostacoli. Abbiamo un gruppo molto ampio di cavalieri che sono in grado di affrontare le più difficili Coppe delle Nazioni del mondo grazie alla loro bravura e ai cavalli ora disponibili. Questo è un dato di fatto indiscutibile. Così come è altrettanto indiscutibile che la mancanza di campioni come Ares, come Cornetto, come Armitages Boy, come Ensor de Litrange si sia fatta sentire. Ma negli ultimi anni abbiamo visto crescere sotto i nostri occhi anche Tokyo du Soleil, Tower Mouche, Verdine, Chalou, Ottava Meraviglia… solo per dirne alcuni.
Le cose vanno: e noi con loro. Avere grandi obiettivi da conquistare, grandi sfide da onorare, grandi traguardi da raggiungere rende tutto molto più appassionante, se si è consapevoli di poter giocare la partita da protagonisti. Come lo siamo noi.