Bologna, mercoledì 7 luglio 2021 – Quanti sono i cavalli italiani – nel senso di nati e allevati in Italia – che hanno partecipato alle Olimpiadi nella specialità del salto ostacoli? Molto pochi, in effetti.
Dobbiamo tuttavia distinguere due epoche, il cui spartiacque è dato dalla seconda guerra mondiale. Fino al 1936 (Berlino, ultimi Giochi prima del conflitto) è possibile che siano stati diversi: la certezza assoluta sul numero tuttavia non c’è perché non di tutti l’origine è verificabile. Ma quelli erano anni in cui i cavalieri italiani – tutti militari – montavano prevalentemente cavalli dello Stato, e lo Stato prevalentemente, sebbene non in via esclusiva, possedeva cavalli nati in Italia.
Tuttavia vi sono alcuni nomi indimenticabili: Nasello e Sabà, in gara proprio a Berlino rispettivamente con Fernando Filipponi e Gerardo Conforti, Capinera al 7° posto con Francesco Forquet ad Amsterdam 1928. Poi la squadra al 3° posto ad Anversa nel 1920 presumibilmente in sella a quattro cavalli italiani (ma non vi è certezza assoluta): Carlo Asinari di San Marzano su Varone, Ettore Caffaratti su Traditore, Giulio Cacciandra su Fortunello e Alessandro Alvisi su Raggio di Sole…
Sulle Olimpiadi disputate dopo la seconda guerra mondiale, invece, c’è certezza assoluta: i cavalli italiani che vi hanno partecipato sono sei, Macezio, Litargirio, Merano, Pagoro, Posillipo, Fiorello II, tutti distribuiti tra Salvatore Oppes e Raimondo d’Inzeo. Con ottime percentuali di successo, tra l’altro. Macezio montato da Salvatore Oppes ha gareggiato a Helsinki 1952 (31° individuale), quando una molto probabile medaglia di squadra è stata vanificata da una inopinata eliminazione di Piero d’Inzeo su Uruguay per non essersi presentato in campo alla terza chiamata a seguito di un diverbio con il commissario alle partenze, mentre Raimondo d’Inzeo ha montato il purosangue Litargirio – nato in Italia – con il quale ha ottenuto il 7° posto individuale. Merano e Pagoro hanno fatto l’Olimpiade di Stoccolma 1956 rispettivamente con Raimondo d’Inzeo e Salvatore Oppes finendo in trionfo: argento a squadre, e Merano argento individuale. Posillipo montato da Raimondo d’Inzeo a Roma 1960 è stato il dominatore: bronzo a squadre e oro individuale! Lo stesso Posillipo con Raimondo d’Inzeo bronzo a squadre a Tokyo 1964. Infine Fiorello II, ancora sotto la sella di Raimondo d’Inzeo: bronzo a squadre a Monaco 1972.
Poi basta. Nessun altro cavallo italiano è entrato in un campo ostacoli di un’Olimpiade. Fino a Tokyo 2021: esatto, la prossima edizione dei Giochi Olimpici ormai imminente. A Tokyo 2021 nella competizione di salto ostacoli ci sarà Benitus di Vallerano, per l’appunto cavallo nato e allevato in Italia. Non in gara sotto la sella di un cavaliere italiano, però: a montarlo infatti sarà la sua proprietaria, l’amazzone taiwanese Jasmine Chen. La quale peraltro all’Italia non è del tutto estranea, non solo grazie all’origine del suo cavallo ma soprattutto per essere legata sentimentalmente al nostro Piergiorgio Bucci, cavaliere che ha un ruolo determinante nella storia di Benitus di Vallerano.
Rispetto a tutti gli altri cavalli italiani dei quali s’è detto, e che l’hanno preceduto in un campo ostacoli olimpico, Benitus ha però una particolarità molto importante in più: lui è l’unico a essere figlio di un cavallo registrato come italiano, nato e allevato in Italia: Baedeker. Tutti gli altri – Macezio, Pagoro, Litargirio, Merano, Posillipo e Fiorello II – sono figli sì di cavalli nati in Italia, ma purosangue: e a voler essere molto pignoli dovremmo dire che quello del purosangue è un… registro di razza che prescinde completamente dalle realtà regionali e locali.
La storia di Benitus di Vallerano comincia nel 2004, quando nell’allevamento Aremac di Laura Camera nasce Baedeker, figlio del grande campione olandese Heartbreaker e di Pursinaa, una figlia del capostipite Kwpn Concorde (Voltaire x Marco Polo). Baedeker viene acquistato a un anno d’età in comproprietà dal cavaliere toscano Giovanni Consorti, dalla società Bassetta e dal francese Arnaud Evain: ma la quota di quest’ultimo viene presto rilevata da Francesco Granchi, che di Baedeker si innamora a prima vista. Sarà proprio Francesco Granchi a domare Baedeker e ad avviarlo alle prove di salto in libertà, per poi rilevare anche la quota di proprietà di Bassetta. All’età di 4 anni Baedeker debutta in gara con Giovanni Consorti, viene montato talvolta anche da Francesco Granchi che lo acquista al 100% nella stagione dei 6 anni. Con Giovanni Consorti il giovane stallone baio cresce gara dopo gara e anno dopo anno fino ad arrivare alle più impegnative prove internazionali. Alla fine del 2014 Baedeker passa sotto la sella di Daniele Da Rios con il quale nel 2015 e 2016 prende parte a concorsi importantissimi come gli Csio di Roma, Barcellona, Falsterbo, Lummen, e agli Csi di Hickstead, Dinard, Geesteren, Aquisgrana…
Ma quel che più conta in questa storia è che nel 2010 Baedeker insieme alla ugualmente italiana Cassandra di Villa Francesca (nata nel 2005 da Cassini I x Natal) mette al mondo un puledro che viene battezzato Benitus di Vallerano. Un cavallo che fin da puledro si distingue per la sua notevole qualità: con la sua proprietaria Martina Testi si mette subito in grande evidenza nelle prove del circuito classico e in quello di eccellenza per i cavalli prima di 4 e poi di 5 anni raggiungendo sempre le finali, per poi vincere diverse gare tra i 6 anni nel circuito classico Mipaaf e ottenere diversi ottimi risultati in categorie internazionali in Italia per soggetti della sua generazione.
Un cavallo del genere non può non accendere l’interesse dei migliori cavalieri alla continua ricerca di giovani fuoriclasse da valorizzare. Piergiorgio Bucci è tra questi: «Mi sono interessato a Benitus di Vallerano per un po’ di tempo, senza mai riuscire a trovare l’intesa per il suo acquisto», racconta il campione azzurro. Ma la situazione cambia quando nelle scuderie olandesi del nostro cavaliere arriva Jasmine Chen, amazzone taiwanese che nel 2010 solo ventunenne aveva partecipato al Campionato del Mondo di Lexington: «Jasmine si era allontanata dal grande sport per un po’ di tempo, ma poi ha deciso di riprendere: e cercava alcuni soggetti giovani in vista possibilmente delle Olimpiadi di Tokyo. Siamo andati a provare Benitus in un giorno che non dimenticherò mai: era il mercoledì che precedeva quel venerdì in cui l’Italia avrebbe vinto la Coppa delle Nazioni di Roma, io in sella a Casallo… quindi maggio 2017, la prima vittoria dell’Italia a Piazza di Siena dopo trentadue anni… La prova è andata benissimo, anche perché Benitus è davvero un cavallo dal potenziale formidabile, io l’avevo già provato l’anno prima rimanendo incantato dalla sua qualità… Sono stati quindi necessari solo due saltini perché Jasmine avvertisse le mie stesse sensazioni… E l’affare si è fatto!».
L’affare si è fatto, sì. Non sono forse entusiasmanti e affascinanti le storie che intrecciano la vita dei cavalli con quella degli uomini sulla scena dello sport? L’affare si è fatto per acquistare un cavallo di qualità sopraffina ma pur tuttavia con tutte le incertezze del caso circa il futuro: perché non basta volere che qualcosa accada per farla accadere davvero. Ma questa volta ciò che si voleva è accaduto realmente: Jasmine Chen con Benitus di Vallerano parteciperà alle Olimpiadi. A Tokyo. Tra qualche settimana. E Benitus sarà il primo cavallo nato e allevato in Italia a gareggiare in un campo ostacoli olimpico dopo l’indimenticabile Fiorello II montato da Raimondo d’Inzeo a Monaco nel 1972: trentotto anni prima che Benitus di Vallerano nascesse…