Padova, 28 giugno 2019 – Concorsi sì, botticelle no: in queste giornate di caldo torrido (le medie sono sopra i 36-38 gradi, venerdì si raggiungeranno valori prossimi ai 42-43 gradi nel Nord Ovest e intorno ai 39-40 gradi sul resto del Nord e in alcune aree del Centro Italia) le chiacchiere da scuderia (e da tastiera!) degli horse-addicted si sono concentrate sull’argomento più hot del momento.
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha infatti emesso una ordinanza che prevede «…una maggiore tutela sia degli equidi che svolgono attività di trazione di vetture pubbliche e private, che di quelli impiegati nelle attività ludiche e sportive, per prevenire potenziali danni alla salute derivanti da temperature particolarmente elevate»: così i cavalli delle botticelle dovranno essere fermati quando la temperatura sorpasserà i 30°, le corse al trotto all’ippodromo de Le Capannelle verranno posticipate di un’ora e mezza per permettere lo svolgersi della gara in orari meno torridi e i cavalli dei concorsi…continueranno a saltare, a quanto dice Marco Di Paola, presidente della Federazione Italiana Sport Equestri nel suo comunicato sull’argomento (qui la notizia completa).
Perché, precisa Di Paola, i cavalli atleti dello show jumping «…sono sempre sotto costante controllo da parte di istruttori, tecnici e cavalieri appositamente formati al rispetto del benessere del cavallo sportivo», oltre che preparati atleticamente e seguiti dal punto di vista veterinario.
Abbiamo quindi pensato di sentire il parere di un ufficiale di gara sul problema contingente e ci siamo rivolti a Barbara Carlon, steward e amazzone di provata esperienza.
«Ovviamente i cavalli dei concorsi sono in condizioni di lavoro del tutto diffenti da quelli delle botticelle: questi devono rimanere per ore sotto il sole, senza poter usufruire di nessun punto di appoggio adeguato a ristorarli mentre i nostri sono ricoverati nei momenti di riposo in scuderie confortevoli, dove spesso non mancano i ventilatori e c’è la possibilità di docciarli due, tre volte al giorno» spiega la signora Carlon, «e inoltre sono soggetti preparati atleticamente, bene allenati, che in una quarantina di minuti esauriscono il loro impegno agonistico della giornata per poi rientrare nel loro box».
E’ mai dovuta intervenire per qualche amazzone o cavaliere poco riguardoso nei confronti del suo cavallo in una situazione di emergenza da caldo torrido?
«Non nei concorsi un po’ più importanti: tutti tengono a che i loro cavalli stiano bene, è una cosa logica anche solo ai fini del rendimento sportivo. Solo tantissimi anni fa, in uno dei primi concorsi che seguivo come steward, a Chioggia ho dovuto redarguire un cavaliere che, appena finita la gara, aveva messo in box il cavallo sudato e ancora col fiatone: quella volta sono intervenuta minacciandolo di un cartellino giallo per farlo passeggiare e docciare il suo compagno di gara. Poi è chiaro, in questi periodi è molto meglio per tutti montare nelle ore più fresche quando si può scegliere: ma cavalli atleti, preparati con cura, che seguono un preciso programma di integrazione con elettroliti e sali minerali già da mesi in vista del lavoro estivo hanno una forma fisica ottimale che permette loro di affrontare lo sforzo richiesto da un concorso, specialmente considerando la qualità di cure che è loro garantita».
Insomma, non tutti i cavalli sono uguali…o meglio, non tutti i cavalli hanno le stesse armi a disposizione per combattere l’ondata di caldo africano che sta arroventando l’Italia: il loro benessere, come sempre, è nelle nostre mani.