Bologna, sabato 19 agosto 2023 – La prima medaglia azzurra in un Campionato d’Europa è quella di bronzo conquistata da Salvatore Oppes a Rotterdam nel 1957 in sella a Pagoro. Quella è anche la prima edizione della competizione continentale, nata con la previsione di mantenere una cadenza annuale (con pausa nell’anno delle Olimpiadi) e senza la classifica a squadre.
Poi inizia la magnifica serie firmata da Piero d’Inzeo: argento nel 1958 ad Aquisgrana su The Rock, oro e dunque titolo di campione d’Europa a Parigi nel 1959 su Uruguay, ancora argento nel 1961 ad Aquisgrana su Pioneer e nel 1962 a Londra su The Rock.
Quindi arriva Graziano Mancinelli nel 1963: medaglia d’oro e titolo di campione continentale a Roma, in Piazza di Siena, in sella a The Rock e a Rockette. Il primo grande successo della carriera del fuoriclasse azzurro. La vittoria di Mancinelli pone termine a questo favoloso periodo che vede un cavaliere italiano sul podio in ogni Campionato d’Europa dal 1957 al 1963, per un totale di sei edizioni consecutive.
Nel 1965 ad Aquisgrana Piero d’Inzeo su Ballyblack conquista il 6° posto e Graziano Mancinelli il 10° su Winnetou, nel 1966 a Lucerna Stefano Angioni su Aberali è 6° e Graziano Mancinelli su Turvey 13°, poi nessun azzurro in gara a Rotterdam 1967, mentre a Hickstead nel 1969 Raimondo d’Inzeo è 5° su Bellevue e Vittorio Orlandi 8° su Fulmer Feather Duster.
A questo punto la cadenza secondo cui si disputa il Campionato d’Europa diventa biennale e il decennio degli anni Settanta si apre con l’edizione 1971 di Aquisgrana dove Raimondo d’Inzeo e Bellevue sono al 21° posto, poi a Hickstead 1973 Vittorio Orlandi in sella a Fiorello II conquista il 4° posto ex aequo con Paul Weier, Hugo Simon e Harvey Smith.
Nel 1975 a Monaco Riem sembra che il podio perduto in Gran Bretagna sia in realtà ormai cosa fatta: sempre in sella a Fiorello II, Orlandi si presenta all’ultimo percorso dell’ultimo giorno con un vantaggio molto consistente sul diretto inseguitore, il tedesco Alwin Schockemoehle. Fiorello è in una forma strepitosa, Orlandi monta con la sua ben nota qualità di raffinatissimo ed efficacissimo stilista… la conquista della medaglia d’oro sembra certa e inevitabile. Invece accade l’inimmaginabile: Vittorio Orlandi sbaglia percorso, due ostacoli nel tracciato sono affiancati e lui affronta quello sbagliato. Eliminato. Uno shock tremendo… Per un mese non ho capito più niente, dirà poi Vittorio Orlandi.
Il 1975 è anche l’anno della prima classifica a squadre: a Monaco Riem gareggiano sei rappresentative e l’Italia termina al 5° posto con Stefano Angioni su Puckoon, Giorgio Nuti su Try Over, Graziano Mancinelli su Lydican oltre a Vittorio Orlandi su Fiorello II.
Nel 1977 a Vienna abbiamo in gara il solo Robledo Rossi che su Coolahune si classifica 14°, nel 1979 a Rotterdam siamo totalmente assenti, nel 1981 a Monaco Filippo Moyersoen su Adam (in gara solo lui) si classifica all’8° posto.
La squadra azzurra, invece, tornerà in gara per la prima volta dopo il 1975 nel 1983 a Hickstead conquistando il 7° posto su 11 rappresentative con Graziano Mancinelli su Gitan P, Duccio Bartalucci su Ideal de la Haye, Emilio Puricelli su Grand Duc D e Filippo Moyersoen su Adam; miglior risultato individuale il 17° posto di Duccio Bartalucci.
Nel 1985 a Dinard miglioriamo di un posto nella classifica a squadre chiudendo in sesta posizione, ma le formazioni in gara sono otto: Giorgio Nuti su Impedoumi (miglior individuale con il 10° posto), Bruno Scolari su Joyau d’Or, Graziano Mancinelli su Ideal de la Haye e Filippo Moyersoen su Adam.
Squadra azzurra assente a San Gallo nel 1987: solo un individuale, Diego Deriu su Petit Pas des Pommiers ma senza risultati di rilievo. A Rotterdam nel 1989 l’Italia invece c’è ma chiude all’ultimo posto della classifica con Massimiliano Baroni su Lisou Blinois, Giorgio Nuti su Larry, Giovanni Molin su Orduna e Stefano Cesaretto su Louis XIV; il 30° posto di Nuti è il miglior piazzamento individuale.
A La Baule nel 1991 l’Italia si schiera con Giorgio Nuti su Gauguin (12° individuale: migliore degli azzurri), Guido Dominici su Windsor, Roberto Arioldi su Gabaj e Massimiliano Baroni su Lisou Blinois ottenendo l’8° posto su undici squadre.
L’edizione del 1993 è a Gijon: Italia al 7° posto su nove formazioni con Arnaldo Bologni su Mokkaido, Gianni Govoni su Imperial King, Guido Dominici su Match Ball (15° individuale, migliore dei nostri) e Valerio Sozzi su Pamina.
A San Gallo nel 1995 con un diluvio torrenziale che costringe gli organizzatori e la Fei a modificare la formula della competizione Italia al 9° posto su 14 squadre schierando Gianni Govoni su Eileen, Jerry Smit su Constantijn, Natale Chiaudani su Rheingold de Luyne e Roberto Arioldi su Double Take; Smit, Chiaudani e Arioldi ottengono il 23° posto ex aequo.
Mannheim 1997: Italia all’8° posto su 12 squadre con Natale Chiaudani su Rheingold de Luyne, Guido Dominici su Iller, Jerry Smit su Falco e Arnaldo Bologni su Lucilla II (miglior individuale con il 15° posto).
Hickstead 1999: 11° posto per l’Italia su 14 squadre con Valerio Sozzi su Pilot High Flight, Davide Gorla su Lord van Essene, Gianni Govoni su Las Vegas (15° individuale) e Jerry Smit su Lux Z.
Arnhem 2001: 8° posto per l’Italia su 14 rappresentative schierando Gianni Govoni su Las Vegas (15° individuale), Jerry Smit su Lux Z, Roberto Arioldi su Dime de la Cour e Arnaldo Bologni su Filias.
Donaueschingen 2003: qui l’Italia ottiene un risultato molto importante poiché classificandosi al 6° posto su 18 squadre guadagna per la prima volta (e a tutt’oggi ultima… ) la qualificazione ai Giochi Olimpici. Il quartetto azzurro si compone di Bruno Chimirri su Landknecht (miglior individuale al 21° posto), Massimo Grossato su Elkintot, Roberto Arioldi su Dime de la Cour e Vincenzo Chimirri su Rosa VIII.
San Patrignano 2005: primo Campionato d’Europa organizzato in Italia dopo Roma 1963. E l’Italia conquista il miglior piazzamento in assoluto della nostra storia fino a questo momento ottenendo il 4° posto (14 squadre) con Jerry Smit su Nadir di San Patrignano, Andrea Herholdt su Nanta, Juan Carlos Garcia su Albin (6° individuale) e Bruno Chimirri su Landknecht.
Mannheim 2007: Italia al 7° posto (18 squadre) con Juan Carlos Garcia su Toronto van de Padenborre, Piergiorgio Bucci su Portorico, Giulia Martinengo Marquet su Athletica (21° posto individuale) e Chiara Arrighetti su Harpon du Borda.
Windsor 2009: edizione storica per l’Italia perché arriva la prima (e a oggi unica) medaglia continentale a squadre. Gli azzurri conquistano l’argento con Juan Carlos Garcia su Hamilton de Perhet, Giuseppe D’Onofrio su Landzeu, Piergiorgio Bucci su Kanebo e Natale Chiaudani su Seldana (10° individuale).
Madrid 2011: 11° posto per l’Italia su 16 squadre, con Natale Chiaudani su Almero (28° individuale), Giulia Martinengo Marquet su Chiclana, Luca Marziani su Wivina ed Emanuele Gaudiano su Chicago.
Herning 2013: Italia al 7° posto su 19 squadre schierando Piergiorgio Bucci su Casallo Z, Juan Carlos Garcia su Prince de la Mare, Emanuele Gaudiano su Cocoshynsky e Luca Moneta su Neptune Brecourt (10° individuale).
Aquisgrana 2015: 12° posto per l’Italia su 22 squadre con Piergiorgio Bucci su Catwalk Z (13° individuale), Emanuele Gaudiano su Admara, Lorenzo de Luca su Geisha van Orshof, Daniele Da Rios su For Passion.
Goteborg 2017: edizione indimenticabile nel bene e nel male, poiché Alberto Zorzi perde per un niente la medaglia d’oro di campione d’Europa… In sella a Cornetto K il cavaliere azzurro è al comando della classifica alla vigilia dell’ultimo percorso dell’ultimo giorno: ma commette un errore, terminando così al 4° posto. Italia all’8° posto su 17 squadre con anche Luca Marziani su Tokyo du Soleil, Emilio Bicocchi su Ares e Lorenzo de Luca su Armitages Boy.
Rotterdam 2019: 9° posto per l’Italia su 15 squadre con Luca Marziani su Tokyo du Soleil (18° individuale), Riccardo Pisani su Chaclot, Giulia Martinengo Marquet su Elzas e Bruno Chimirri su Tower Mouche.
Riesenbeck 2021: Italia al 12° posto su 15 squadre schierando Antonio Garofalo su Conquestador, Fabio Brotto su Vanità delle Roane (30° individuale), Filippo Bologni su Quilazio e Piergiorgio Bucci su Naiade d’Elsendam Z.